La FIGC starebbe valutando l’introduzione del VAR a chiamata nel campionato di Serie C e nel calcio femminile. L’idea, ispirata a sistemi simili già adottati in altri sport, potrebbe rappresentare una svolta epocale per migliorare l’equità delle partite e ridurre gli errori arbitrali.
VAR A CHIAMATA, COME FUNZIONEREBBE?
A differenza del VAR tradizionale, che viene attivato esclusivamente dagli arbitri in caso di episodi dubbi su gol, rigori, cartellini rossi o scambi di identità, il VAR a chiamata permetterebbe alle squadre di richiedere una revisione di una decisione arbitrale. Ogni squadra avrebbe un numero limitato di richieste a disposizione, da utilizzare solo in situazioni chiave.
VAR A CHIAMATA, PERCHÉ SI PARTE DALLA C? IL COMUNICATO DELLA FIGC
La sperimentazione in Serie C e nelle competizioni femminili risponde alla necessità di modernizzare questi campionati senza dover sostenere gli elevati costi del VAR tradizionale. Inoltre, si punta a garantire una maggiore equità in categorie dove gli errori arbitrali possono avere un impatto significativo sul risultato delle partite. La FIGC ha diramato un comunicato in cui Gravina fornisce delle spiegazioni circa questa possibile sperimentazione. Di seguito le dichiarazioni del presidente della FIGC:
“L’Italia si conferma in prima linea per l’innovazione nel mondo del calcio inoltrata alla FIFA e all’IFAB per essere inclusa nella sperimentazione del Football Video Support nei maggiori campionati nazionali attualmente sprovvisti di VAR. Nella lettera inviata ieri, la FIGC ha chiesto di poterlo utilizzare nel campionato di Serie C (stagione regolare, perché nei play off e play out è già previsto l’utilizzo del VAR) e nella Serie A Femminile professionistica, in attesa di valutarne l’implementazione anche in Serie D.
Il FVS è uno strumento introdotto dalla FIFA per consentire al direttore di gara (non è contemplata la presenza di altri arbitri come avviene per il VAR), anche su richiesta delle due squadre, di rivedere una determinata situazione di gioco con l’ausilio del replay quando c’è la copertura televisiva (da una a quattro telecamere) e in determinati casi specifici. Lo strumento prevede che l’arbitro, assistito da un operatore video, si avvalga di un monitor a bordo campo. La decisione iniziale dell’arbitro non cambia, a meno che il filmato non mostri che sia stato commesso un ‘chiaro ed evidente errore’ o si sia in presenza di un ‘grave episodio non visto’.
Il FVS può essere richiesto a discrezione dell’arbitro e anche dalle squadre, ciascuna non più di due volte a partita (la richiesta di revisione non viene conteggiata se comporta la modifica della decisione arbitrale originaria), per verificare, similarmente al protocollo VAR, episodi relativi alla segnatura o meno di una rete, l’assegnazione o meno di un calcio di rigore, un’espulsione diretta o eventuali scambi d’identità".
VAR A CHIAMATA, LE PROSSIME MOSSE DELLA FIGC
Il progetto è ancora in fase di studio, ma la FIGC ha già avviato un confronto con gli organi competenti per definire le modalità di attuazione. Se l’esperimento dovesse dare risultati positivi, il VAR a chiamata potrebbe diventare una realtà stabile nel panorama calcistico italiano e, chissà, anche in altre categorie.
Questa sperimentazione potrebbe quindi rappresentare un'opportunità per verificare se effettivamente potrebbe cambiare qualcosa nelle decisioni del VAR viste la facoltà della richiesta da parte delle squadre.