Alexia Putellas, la calciatrice più forte del pianeta

Barcellona, ormai da diversi decenni, rappresenta, per il calcio, l’oasi del talento. Il lavoro compiuto quotidianamente tra le mura della Masia ha regalato campioni che hanno scritto la storia del gioco e continua a sfornare talenti che lo faranno in futuro. Oggi, su tutti, dominano il palcoscenico Pedri e Gavi, un 2002 e un 2004 che giocano titolari nell’entusiasmante Barça di Xavi. La filosofia blaugrana, l’etica del lavoro abbinata a una cultura che non ha rivali nel mondo del pallone, sono i pilastri che permettono al club, ora guidato da Laporta, di sopravvivere nonostante le difficoltà economiche. Il Barcellona, tuttavia, non è solo quello che tutti analizziamo e commentiamo con ammirazione, quello di Messi e Guardiola. Oggi il Barcellona è anche Alexia Putellas, la giocatrice più forte del pianeta.

LA CARRIERA

Nascere in provincia, dimenticabile e dimenticata da tutti, è indubbiamente sinonimo di svantaggio. Riuscire a emergere in contesti lontani e di nicchia è un’impresa difficile. Lo è ancora di più se non hai il privilegio di essere uomo in una società calciocentrica. Eppure, Alexia, ci riesce. Si innamora del pallone da bambina, impossibile non rimanere rapiti dall’incanto emanato dalla cattedrale blaugrana, la Sagrada Familia del calcio, il Camp Nou. Nel 2005, dopo essere riuscita a entrare nelle giovanili del Barcellona, la Masia sceglie di escludere le giovani adolescenti. Improvvisamente, per continuare a inseguire il suo sogno, Putellas si ritrova dagli acerrimi nemici, l’Espanyol, l’altra metà della città. Poi, prima di tornare a casa, l’esperienza al Levante, dove inizia a fare intravedere i tratti cristallini di un talento purissimo.

https://twitter.com/alexiaputellas/status/1465987770933985280

La sua vera vita al Barça inizia, dunque, solo nel 2012. Non si tratta più di mostrare abilità e capacità tecniche e balistiche, quelle le ha sempre sfoggiate. Piuttosto, si presenta il tempo di meritare quei colori, completando la storia della bambina partita da Mollet del Vallès, cittadina di 50mila anime. Alexia, ovviamente, raggiunge il suo obiettivo e diventa bandiera e colonna del club catalano. Vince subito il campionato nel 2013, bissando il successo per i successivi due anni.

Improvvisamente, però, c’è un calo, sia suo che della squadra. Alexia brilla meno del solito e dal 2015 al 2019 le blaugrana finiscono seconde nella Liga, accontentandosi di due Coppe della Reina. Nel frattempo inizia a giocare con continuità anche in nazionale, tra le fila della roja, con cui ha già vinto due Europei Under-17. Tuttavia, con la selezione maggiore incontra solo delusioni, venendo eliminata ai gironi nel Mondiale del 2015, agli ottavi in quello del 2019 e ai quarti di finale nel campionato europeo del 2017.

I NUMERI

La consacrazione e l’apparizione al mondo del calcio, ad ogni modo, avviene solo negli ultimi due anni. Una cometa di Halley che si manifesta in tutto il suo splendore, stregando tutti e togliendosi ogni tipo di soddisfazione. Il trionfo in campionato nell’anno del Covid, il 2019-20, è il preludio di quello che verrà la stagione successiva. Il 2020-21 rappresenta l’apice e allo stesso tempo il punto di partenza della carriera di Alexia Putellas. Con il Barcellona domina il campionato, distrugge la concorrenza in Champions League, vincendo la finale contro il Chelsea per 4-0 con tutte le reti segnate nei primi 35′ e porta a casa tutto quello che può a livello individuale.

 

 

Il capitano del Barça alza il Pallone d’Oro, giunto alla quarta edizione, il The Best FIFA Women’s Player e l’UEFA Women’s Player of the Year Award. Una dittatura calcistica senza eguali, paragonabile solo al duopolio Messi-Ronaldo. In carriera, Alexia ha disputato 412 partite nei club, segnando 174 volte. La maglia della Spagna, invece, l’ha indossata in 92 occasioni, trovando la porta in 22.

IL VOLTO DEL CALCIO FEMMINILE

I numeri, primo impatto con la verità, sono incredibili, considerando la posizione che Putellas occupa in campo. Il fenomeno del Barcellona, infatti, è un centrocampista con spiccate doti offensive, spesso spostata in attacco o a ridosso di esso. A una visione senza eguali e limiti, abbina una tecnica sopraffina, una forza fisica straordinaria e una progressione palla al piede meravigliosa.

A tratti, il suo modo di giocare ricorda quello di uno dei suoi idoli, Don Andrés Iniesta. Trova spazi dove spazi sembrano non esserci, incuneandosi e infilando il pallone dove le altre non vedono che ostacoli da evitare. Collega le due linee, d’attacco e di centrocampo, orchestrando il gioco della squadra e creando la maggior parte dei pericoli offensivi. Salta le avversarie con una facilità disarmante e possiede un calcio formidabile che le consente, spesso, di segnare da lontano e su punizione, sua specialità.

Alexia, oggi, è il volto pulito, fresco e candido del calcio femminile, uno spot per avvicinare chi ancora ha riserve sulla bellezza del gioco anche dall’altro lato della medaglia. Putellas è calcio allo stato puro. Il suo impatto è tout court, unico e totale. Oltre alla fascia da capitano del Barcellona, ha ricevuto anche quella della Nazionale, di cui è diventata primatista per presenze. Quest’anno, con sei giornate di anticipo, ha già vinto aritmeticamente il campionato.

Il Barça ha segnato 144 reti e ne ha subite 8, vincendo tutte le partite, senza perderne o pareggiarne neanche una. In Champions League ha distrutto il Real Madrid nei quarti di finale, con un passivo di 8-3 nelle due gare, portando al Camp Nou più di 91mila persone. Proprio in occasione del ritorno, Alexia ha venduto oltre 50 magliette nello store ufficiale del club, più del doppio di quelle che normalmente vengono vendute quando giocano gli uomini, il cui record appartiene a Pedri con 25.

Il calcio femminile sta trovando la strada giusta, anche grazie a interpreti dell’arte come la sua attuale portavoce. Un fenomeno assoluto, da seguire, ammirare e tifare.