Annate da sogno – Mauro Esposito

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Il 13 giugno Mauro Esposito ha compiuto e festeggiato 40 anni a Pescara, dove adesso abita e ricopre il ruolo di vice allenatore della squadra che con Pillon ha sfiorato la Serie A. Pochi anni fa lo stesso Esposito aveva dichiarato di non essere attratto dal ruolo di allenatore, avendo individuato nel mondo della moda il settore in cui investire, salvo poi fare retromarcia. Nella decisione avrà pesato la nostalgia del campo, e forse in particolare del Sant’Elia di Cagliari, unico stadio nel quale il classe ’79 ha realmente mostrato il suo valore. Esposito ha vestito la maglia dei sardi dal 2001 al 2007, con un picco datato 2004/05, unica stagione in Serie A nella quale ha toccato la doppia cifra di gol. L’anno prima il Cagliari militava in Serie B, traghettato prima da Giampiero Ventura e poi da Edy Reja, che dopo 4 anni di purgatorio e al termine di una stagione intensa erano riusciti a riportare i sardi nella massima serie. Mauro Esposito è già un punto fermo di quella squadra: in cadetteria segna con continuità, e dopo la sfortunata esperienza ad Udine per lui sembra esser giunto il momento di affermarsi in Serie A.

Massimo Cellino reagisce alla faticosa promozione in A esonerando Edy Reja, per chiamare al suo posto Daniele Arrigoni. 50 anni, un passato da rude difensore di provincia e una carriera da allenatore tutta da costruire. Piccolo spoiler: ancora oggi a questa carriera mancano le fondamenta, ma nei 12 mesi trascorsi a Cagliari l’immagine che offre di sè e delle sue idee è di buon auspicio. Il suo Cagliari si schiera con un ambizioso 4-3-3, fondato sulla fluidità di un trio d’attacco qualitativamente con pochi eguali nella storia dei sardi: Zola, Suazo, Esposito. Il numero 10 è un cocktail di estro e creatività, l’honduregno esplosività allo stato puro mentre Esposito si sposa alla perfezione con la verticalità del calcio di Arrigoni. Esposito – uno dei tanti Esposito originari della provincia di Napoli – non ha particolare abilità nell’uno contro uno, nè tanto meno possiede una sofisticata visione di gioco, ma è dotato di un acuto senso dell’inserimento e dei tagli alle spalle della difesa. I suoi 55 gol a Cagliari sono una ripetizione in loop di scatti per disinnescare la linea difensiva avversaria e penetrazioni in area di rigore, accompagnati dalla lucidità di mantenere lo zero termico nelle vene sotto porta che con l’addio alla Sardegna lo abbandonerà.

TRA IL NUMERO 7 E IL SANT’ELIA

Le prime sei giornate di campionate si riveleranno un campione abbastanza grande per formulare i tre assunti inequivocabili della stagione cagliaritana: in casa non si perde mai, in trasferta non si vince mai e Mauro Esposito segna sempre. Inutile precisare che al termine di quelle sei settimane i punti messi in cascina saranno 9 – frutto di 3 vittorie casalinghe – e i gol di Esposito 3: uno all’esordio contro il Bologna, uno contro il Siena e un delizioso pallonetto al Via Del Mare di Lecce.

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Il flirt tra Esposito e il gol non si interrompe, anzi, si trasforma in storia d’amore nelle successive due settimane.  A Bergamo con un taglio alla Esposito partecipa al pirotecnico 2 a 2, mentre sette giorni dopo decide il match casalingo contro il Parma. Al termine di quest’ultima gara Arrigoni esalta il gesto tecnico di Esposito all’interno di una partita negativa per i suoi, sottolineando implicitamente il ruolo da trascinatore assunto dal suo numero 7.

Oltre a regalare i 3 punti, il colpo di testa dell’ex Pescara fa balzare il Cagliari in quarta posizione, all’interno di una classifica che definire folle è eufemistico. Questa però non è una favola, e a recitare il ruolo del cattivo ci pensa la Roma, che il 31 ottobre rifila 5 gol ai sardi placando il loro entusiasmo.

L’Olimpico prima toglie e poi dà: due settimane dopo Arrigoni & co saccheggiano Roma superando per 3 a 2 la Lazio, con Langella, Esposito e Zola che rispondono all’immediato vantaggio di Pandev e all’inutile rigore di Massimo Oddo. La zona Europa è ancora lì a portata di mano, ma nel momento chiave il macchinario messo in funzione da Arrigoni si inceppa: nelle ultime 5 partite del girone di andata i punti conquistati sono solo 4, ovviamente tutti in casa e di cui uno strappato allo scadere contro la Juventus con un memorabile colpo di testa di Gianfranco Zola.

COPPA O CAMPIONATO?

A cavallo tra i due gironi il Cagliari pone i primi mattoncini dell’inaspettata avventura in Coppa Italia, che vede nel rocambolesco doppio scontro con la Lazio il primo acuto. Se in Coppa le luci della ribalta sono tutte per Gianfranco Zola, in campionato la tassa Mauro Esposito continua a risultare cara per tutte le difese. Contro la Fiorentina sfrutta una delle poche indecisioni della carriera di Giorgio Chiellini per lucrare tre punti d’oro, mentre contro il Lecce festeggia la convocazione in Nazionale con una doppietta negli ultimi 15 minuti.

È il 13 febbraio quando la macchina del Cagliari si assesta definitivamente a metà classifica. La sconfitta con il Brescia è il preludio di una serie negativa che solo l’estemporanea ma storica vittoria contro la Roma interromperà. Dinanzi ai giallorossi si staglia il tridente di Arrigoni, che tra il 24esimo e il 48esimo archivia la pratica con 3 gol. Quella, datata 13 marzo, sarà l’ultima vittoria stagionale dei sardi, che da lì in poi vivacchieranno grazie a 7 pareggi.

Per Esposito le abitudini però non cambiano: segna ancora contro la Lazio, dove la solita danza sulla linea del fuorigioco ispira Budel che lo serve per l’1 a 0, raggiunto poi nel finale dalla zuccata di Siviglia.

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In campionato la stagione si concluderà con un onesto 12esimo posto, ma ciò che più riscalda l’aria di Cagliari sono gli impegni in Coppa Italia. Dopo l’expolit contro la Lazio, Arrigoni e i suoi vengono accoppiati con la Sampdoria, in un’altra sfida risolta all’ultimo gol. Al Sant’Elia Suazo e Bianchi incanalano la qualificazioni nei binari giusti, ma il primo tempo di Marassi spaventa i rossoblù. Esposito risponde a Doni, ma Kutuzov e lo stesso Doni fissano il punteggio sul 3-1. Tra espulsioni e momenti di tensione la ripresa è da thriller hitchcockiano, ma l’ultima parola è ancora una volta del numero 7: Suazo cambia passo sul fondo, cross sul secondo palo ed Esposito non perdona.

Per la semifinale il tabellone dice Inter: accoppiamento fatale per i rossoblu. Zola apre la doppia sfida, ma le prime pagine dei giornali sono tutte per il nigeriano in maglia neroazzurra Oba Oba Martins, decisivo con il gol del pareggio all’andata e con il punto esclamativo nella vittoria di San Siro.

SOLO UNA VOLTA

Con 19 gol all’attivo e la decisione di proseguire a Cagliari nel campionato successivo Esposito saluta l’anno 2004/2005. Forse una stagione di troppo, chi lo sa. Fatto sta che nell’estate del 2006 sbarca a Fiumicino con una sciarpa giallorossa al collo e con, a suo dire, un ginocchio fuori posto. L’impatto con la Capitale non è dei migliori e, ancora secondo le sue parole, Roma non aspetta nessuno.

All’Olimpico fa la spola tra panchina e tribuna e nemmeno il prestito a Verona dà i frutti sperati. Nel 2009 la Roma si sbarazza del suo cartellino e lui finisce per arenarsi a Grosseto, prima di salutare il calcio professionistico nuovamente sulle sponde del Tevere ma nei campi di Lega Pro. A 33 anni, con tanti rimpianti, Esposito lascia il calcio dopo una carriera passata ad inseguire una continuità, un flow che solo la Sardegna gli aveva amabilmente concesso.

 

(Fonte immagine di copertina: profilo Facebook Cagliari)

 

GiovanniG
Scritto da

Giovanni Fasano