Quando Arséne Wenger ha ufficializzato l’addio al club di Londra un po’ ovunque si è pensato a una rivoluzione dello stile Arsenal, comtraddistinto dalla forte presenza di talento verde da far sbocciare e da poche, leggendarie vittorie custodite dai tifosi dei Gunners gelosamente. L’arrivo di Unai Emery, proveniente da una stagione non esaltante con il Paris Saint Germain per l’ennesima eliminazione in Champions League sembrava un modo per non abbandonare il solco tracciato dal regime ventennale del tecnico francese, ma contemporaneamente per ripartire dal fallimento, se così si può definire, di non aver centrato la qualificazione alla Champions League per due anni consecutivi dopo diciannove stagioni di assidua presenza nella massima competizione europea. Ma come se la sta cavando il tecnico Spagnolo nella piovosa Londra?
MONTAGNE RUSSE ARSENAL
L’attrazione principale di qualsivoglia parco giochi corrisponde certamente alle montagne russe. Un saliscendi continuo in cui gli avventori si dilettano nel provare picchi di adrenalina nelle discese e ansiose attese nelle salite. Chiunque abbia provato questo genere di attrazione conosce le sensazioni di straniamento che provocano dovute al continuo cambio di quota e alle repentine variazioni di velocità. L’Arsenal di quest’anno si può dire sia una roller coaster calcistica: partita in salita con le due sconfitte patite contro Manchester City e Chelsea, la squadra di Emery ha collezionato undici vittorie consecutive da agosto fino ad ottobre contando tutte le competizioni, per un totale di ventidue risultati utili consecutivi fino a dicembre. Uno score pazzesco che li aveva indicati come una delle squadre rivelazione dell’anno per l’impatto che il nuovo tecnico sembrava aver avuto sull’ambiente Gunners. Ai picchi adrenalinici però, corrispondono altrettante faticose salite, e il mese di dicembre, notoriamente pieno di impegni per le compagini d’oltremanica, è divenuto l’altare sul quale imolare le proprie ambizioni di titolo e di continuità di risultati: le sconfitte contro Southampton, Tottenham (in coppa di lega) e Liverpool hanno vanificato le vittorie conquistate nello stesso periodo, con strascichi importanti che hanno portato la squadra di Emery a perdere gli scontri diretti dei successivi due mesi contro Manchester City e Manchester United, con la sola vittoria maturata ai danni di un Chelsea in crisi totale.
BRIVIDI NAPOLETANI
Sono sei le sconfitte totali patite in Premier League, proprio come i pareggi, a fronte delle diciannove vittorie ottenute e di una differenza reti di +26 con sessantacinque goal fatti e trentanove subiti. Le montagne russe, che oggi fanno stazionare la squadra di Londra al terzo posto in classifica, hanno continuato a marciare con vittorie importanti alternate a sconfitte rivedibili come quella maturata contro il Rennes in Europa League e poi ribaltata al ritorno. Proprio a questo proposito non si può non accennare alla doppia sfida di metà aprile (11/04 all’Emirates e 18/04 al San Paolo) che vedrà l’Arsenal affrontare il Napoli con in palio le semifinali di Europa League. Un match ad alto tasso tecnico con un grado di spettacolarizzazione del football come poche altre sfide in Europa in questo momento: davanti ai Gunners si pone un ostacolo di immane grandezza vista la presenza di Ancelotti sulla panchina dei partenopei, un motivo in più per prepararsi nuovamente a quelle repentine accelerazioni proprie del parco giochi di Emery.
AUTOSCONTRI
Altra iconica rappresentazione del parco giochi è l’autoscontro: una pista senza regole dove macchinette elettriche si scontrano all’impazzata senza alcuna parvenza d’ordine. Spesso il centrocampo di un match di Premier League è paragonabile a tale pista: un’arena di scontri senza quartiere in cui, di solito, ha la meglio Kanté. Se il centrocampista francese veste però la maglia del Chelsea, dalle parti dell’Emirates c’è un uruguaiano che, proveniente dalle sponde del mediterraneo nostrano, ha collezionato 40 presenze alla sua prima stagione in Premier League con due reti segnate e tre assist messi a referto. Parliamo di Lucas Torreira, uno degli imprescindibili di Emery, che in pochissimo tempo si è ritagliato un ruolo centrale in una delle squadre più importanti di Inghilterra. Il piccolo centrocampista tuttofare sembrava una biglia impazzita nel centrocampo ordinato e qualitativamente eccelso dell’Arsenal: correva da tutte le parti all’inizio, e ci ha messo un po’ per entrare nel cuore dei tifosi. Una volta entrato nei ritmi della Premier League è sembrato però dare lui stesso un senso a quel caos ordinato rappresentato dalla pista degli autoscontri in Premier League. Un maghetto con il senso dell’ordine e della pulizia, che non sfigura al fianco di campioni come Ozil e Mkhitaryan, ma che anzi si è reso imprescindibile per gli equilibri tattici di Emery.
LA GIOSTRA PER I BAMBINI
Quante volte l’immagine di un parco giochi si rispecchia con la giostra iniziale messa appositamente per intrappolare i bambini nel magico mondo del luna park? Tazze, auto, astronavi, cavalli: una serie infinita di rappresentazioni che ruotano intorno a un punto focale che allietano bambini e coinvolgono gli adulti in ricordi leggeri e piacevoli. L’Arsenal non poteva discostarsi di troppo dalla propria vocazione di fucina di giovani talenti ed è per questo che, insieme alle comparse Maitland Niles (19 presenze e 2 goal per il classe ’97) e Rowe (6 presenze e 3 goal per il classe 2000), Unay Emery ha consegnato le chiavi del fulcro del gioco dei Gunners a un ragazzo classe ’99 con una capigliatura che ricorda un calciatore belga recentemente passato dallo United. Mateo Guendouzi con 37 presenze e un goal si è preso i Gunners, mettendosi al fianco di Torreira e ricordando al mondo come l’Arsenal sia prima di tutto un’officina di creazione e sviluppo del talento, una holding in cui i ragazzi possono crescere e ampliare il proprio bagaglio tecnico indossando la maglia della prima squadra. Mateo è la rappresentazione giocosa e concreta dello stile Gunners, impostato da anni con il duo Gazidis – Wenger e ora riproposto da Unai Emery e dai dirigenti londinesi.
LA CASA DEGLI ORRORI
Può mai mancare la casa delle streghe in un parco giochi che si rispetti? Sono due i demoni che gli avversari non vorrebbero mai affrontare in maglia Gunners, perché in grado di ribaltare da soli una partita e capaci di cose fuori dall’ordinario. Mesut Ozil e Henrikh Mkhitaryan sono i due geni della trequarti dell’Arsenal, gli unici svincolati da compiti tattici di rilievo, i soli ad aver licenza di inventare traiettorie dove, per gli altri, esse non esistono. Spesso infortunati, per questo hanno rispettivamente collezionato 25 presenze il tedesco e 28 l’ex Manchester United e Borussia Dortmund, la loro presenza è fondamentale per quelli che sono gli incontri principali della stagione dell’Arsenal, con gli scontri diretti condizionati dal loro stato psicofisico. Il talento, si sa, è composto da tante luci e tante ombre che non sempre si riescono a bilanciare correttamente: Ozil sembrava, per lunghi tratti della stagione corrente, non voler più giocare nel club di Londra, Mkhitaryan irrecuperabile dopo l’ennesimo infortunio. Eppure, grazie al talento indiscusso e all’esperienza maturata nel corso degli anni, i due sono i demoni preferiti da Emery per atterrire gli avversari infilandoli in un tunnel degli orrori da cui è difficile uscire illesi.
TIRO AL BERSAGLIO
Ultimo grande classico per i parchi divertimento: il tiro al bersaglio. L’Arsenal è dotata di due bersaglieri di fama indiscussa che, all’inizio, sembravano non poter convivere. Difficile vedere i Gunners con la doppia punta e per questo prima uno, e poi l’altro, sono stati dirottati sulle corsie laterali per cercare di farli convivere senza troppi successi. Il talento riconosce talento però e Aubameyang (22 goal e 6 assist in 39 presenze) e Lacazette (14 goal e 11 assist in 38 gare) hanno riconosciuto nell’altro un compagno d’armi di cui innamorarsi calcisticamente. L’amore fraterno tra i due è riscontrabile nei post social che, al termine delle partite, si dedicano reciprocamente parlando della partita appena conclusa e nell’intesa formidabile che si vede sui prati di tutta Europa. Unai Emery può essere contento di come il reparto offensivo si sia assortito in maniera perfetta, con un gabonese e un francese in grado di fare squadra per un obbiettivo comune.
TEAM BUILDING
Spulciando i canali ufficiali della squadra e quelli di alcuni calciatori si può, in ultima istanza, scorgere una linea comune legata a uno spirito di squadra che leghi insieme i calciatori, il tecnico e la società. Una sorta di anima Arsenal, che incontriamo a ripetizione se parliamo di celebrazione delle vittorie e unione nelle sconfitte. La squadra di Emery, che a dicembre sembrava morta e sepolta sotto i colpi di una prima parte di stagione da fuochi d’artificio, si sta rivelando come la più seria alternativa al duopolio City – Liverpool in Premier League. Non lotteranno per il titolo, ma solo chi li ha visti giocare sa quanto fanno divertire.