Dopo un avvio a rilento, il Bologna è pronto a cambiare direzione già dalla prossima sfida contro l'Atalanta in campionato. La vittoria di Monza, successiva al grande debutto in Champions League contro lo Shakhtar dove è mancato solo il gol, ha risollevato l'ambiente: i felsinei, ora, sono pronti a giocare a viso aperto i prossimi due match, a dir poco importanti e ricchi di fascino. Prima la squadra di Gasperini, poi una storica trasferta ad Anfield per affrontare il Liverpool.
Tornando alla gara con il Monza, uno dei protagonisti del match, Santiago Castro, ha parlato al Corriere dello Sport, in un'intervista che carica l'ambiente. Molte responsabilità cadono su di lui, visto lo scettro pesante dell'attacco avuto in eredità dopo l'addio di Zirkzee. Lui, però, non si fa spaventare e vuole dare una mano ad un Bologna che vuole cominciare a segnare regolarmente. Di seguito, le parole di Santiago Castro al Corriere dello Sport:
LA MUSICA DELLA CHAMPIONS - "Sappiamo che la Champions League è speciale. Quando giocando a FIFA ascoltavo la musichetta era bellissimo, poi mentre la sentivo dal campo - nella gara d'esordio contro lo Shakhtar Donetsk - pensavo a tutto quello che avevo passato per essere lì e mi è venuta la pelle d'oca a sentire i nostri tifosi cantarla. Ma noi dobbiamo pensare a tutto: anche a quando arriverà la coppa Italia. Adesso c'è l'Atalanta e dopo il Liverpool, se guardiamo oltre per me sbagliamo".
NESSUN CAMBIAMENTO - "Per me siamo uguali all'anno scorso. Siamo una famiglia. Di diverso c'è che gli avversari adesso giocano in un altro modo contro di noi. Non è più la stessa cosa".
RESPONSABILITA' - "Joshua, qui a Bologna, ha fatto un qualcosa di straordinario. Ha dimostrato un gran livello. Io l'ho guardato molto cercando di imparare da lui che quando è andato via mi ha detto che mi ha visto preparato e che devo continuare a lavorare. Mi ha mandato un messaggio il giorno del mio compleanno, che poi è stato il giorno dell’esordio in Champions. Mi ha scritto cose importanti. Indossare il numero 9 dopo di lui, ma anche dopo Julio Cruz, dopo Marco Di Vaio, dopo Rodrigo Palacio è una bella responsabilità. A me le responsabilità piacciono, anzi le cerco".