C’era una volta la Serie A, il campionato più ricco e spettacolare al mondo. Il campionato dove giocavano le stelle più luminose del firmamento calcistico. Dove le sette sorelle la facevano da padrone, sia in Italia che in Europa. Un campionato talmente superiore da avere anche delle regole tutte sue per il mercato. Stiamo ovviamente parlando delle tanto dibattute comproprietà, una modalità di acquisto dei giocatori che era propria solo del calciomercato della nostra Serie A. Ma anche delle cosiddette “buste”, legate inscindibilmente alle comproprietà.
LE COMPROPRIETÀ E LE BUSTE: COS’ERANO?
Queste due modalità di acquisto erano un unicum nel panorama del mercato europeo. Per comproprietà si intende la compartecipazione della proprietà di un giocatore da parte di due società diverse, che detengono il 50% a testa del suo cartellino.
La comproprietà durava un anno, con la possibilità di essere ulteriormente rinnovata. Al termine di questa le due società dovevano mettersi d’accordo su chi dovesse tenere il giocatore. In alcuni casi le squadre riuscivano pacificamente a trovare una soluzione alla comproprietà. Ma, come spesso succedeva, se queste non riuscivano ad accordarsi si ricorreva alle buste.
Le due squadre facevano dunque un’offerta in busta chiusa che veniva spedita alla Lega. Le buste venivano poi aperte (di solito intorno al 20 giugno) e la squadra che aveva fatto l’offerta maggiore acquistava definitivamente il cartellino del giocatore.
Potete quindi immaginare quanti siano stati i disguidi e le gaffe nati da una modalità di acquisto del genere. Le comproprietà e le buste sono state però abolite dal Consiglio federale nel 2015. Nell’ultimo anno, le comproprietà in Serie A erano ben 164. Tanto per farvi capire in che misura questa opzione era utilizzata dai nostri club.
I CASI DI PAOLO ROSSI E CHIELLINI
Sono molte le comproprietà e, soprattutto, le buste che fecero scalpore durante le sessioni di calciomercato di Serie A. La più celebre è forse quella legata a Paolo Rossi. Nel 1978 Pablito era in comproprietà tra Juventus e Vicenza. Il pensiero unanime fu che l’attaccante sarebbe passato alla Juventus. Ma quando vennero aperte le buste si scoprì che il presidente del Vicenza, Giuseppe Farina, offrì la spropositata cifra di 2,612 miliardi di lire (contro i circa 800 milioni offerti da Boniperti).
La cifra (che rese Paolo Rossi l’acquisto più costoso della storia del calcio fino ad allora) destò uno scandalo a livello nazionale (in un’Italia, all’epoca, scossa da molte proteste sindacali) e portò addirittura alle dimissioni del presidente di Lega Franco Carraro.
Altro caso fu quello di Giorgio Chiellini, la cui busta fu una vera e propria sliding door per la sua carriera. Nel 2003 Chiellini è in comproprietà tra Roma e Livorno. Le due società hanno già un accordo, al termine della comproprietà il giocatore andrà alla Roma. La trattativa viene però frenata dai problemi economici dei giallorossi. L’accordo non viene mai ufficializzato e si va alle buste.
Si intromette dunque la Juventus che convince il Livorno a offrire 3 milioni per Chiellini. Gli amaranto vincono alle buste e, successivamente, vendono Chiellini alla Juventus, dando il via alla sua sfolgorante carriera.
INTRIGHI E GAFFE
Un caso ancora più curioso è quello di Daniele Mannini, nel 2011, in comproprietà tra Sampdoria e Napoli. L’esterno non è però desiderato dalle due società, tanto che alle buste il Napoli offre zero euro. La Sampdoria, però, la busta non la presenta completamente. Dunque l’offerta vincente risulta quella di De Laurentiis, che si aggiudica (non volendolo) Mannini per zero euro.
Una vera e propria gaffe è stata quella del Bologna per l’acquisto del portiere Emiliano Viviano. Durante l’estate di calciomercato di Serie A del 2011, Viviano è in comproprietà tra Inter e Bologna. I nerazzurri sono pronti a cederlo a titolo definitivo ai felsinei. Alle buste l’Inter scrive dunque la cifra di 4,1 milioni, mentre il Bologna avrebbe dovuto scrivere quella di 4,7 milioni. La dirigenza rossoblù commette però un errore nella trascrizione del prezzo scrivendo nella busta la cifra di 2,35 milioni. Il portiere, dunque, si deve accasare all’Inter, quando il suo stesso desiderio era quello di andare al Bologna.
Una contesa che si protrasse anche per vie legali fu invece quella di Vincenzo Montella. Nella stagione 1995/96 l’aeroplanino è uno dei più grandi prospetti del nostro calcio. Gioca per il Genoa, con il quale segna 21 reti nel campionato di Serie B.
Montella è però in comproprietà con l’Empoli. Aldo Spinelli, all’epoca presidente del Grifone, si accordò con l’Empoli per l’acquisto alle buste di Montella, per una cifra di 3,6 miliardi di lire. Ci fu a quel punto il blitz della Sampdoria, che spinse l’Empoli a disattendere l’accordo fatto col Genoa. Gli azzurri, dunque, conoscendo già la cifra che avrebbe scritto il Genoa, offrirono di più per l’attaccante, rivendendolo subito dopo ai blucerchiati per 9 miliardi di lire.
Questi sono solo alcuni degli esempi legati a storie di comproprietà del calciomercato della Serie A. Un fenomeno che ha fatto tanto discutere, ma che spesso ha regalato sorprese. Immaginate cosa accadrebbe se queste fossero in vigore ancora oggi. Di sicuro non farebbero che rendere un calciomercato già caotico ancora più folle.