Tommaso Cassandro, terzino del Lecce, ha parlato in conferenza stampa dei suoi primi mesi in Salento, dopo essere arrivato a gennaio dal Cittadella: “Con tutti i compagni ho un rapporto bello, mi hanno scritto tutti. Sento Perticone quotidianamente, mi ha aiutato dal punto di vista difensivo e mentale. Era contento ma non esterna le proprie emozioni, mi dice sempre di migliorare. Per me è un mister di casa che mi aiuta. Tra B e A c’è un gap notevole, fisico, mentale e tecnico. Mi ha colpito l’errore individuale, può compromettere una prestazione e il risultato di squadra. Ci deve essere attenzione maniacale perché ogni errore può essere fatale e compromettere prestazioni ottime”.
UMORE SQUADRA – “Non è cambiato questa settimana ma non cambia neanche dopo le vittorie, come quella con l’Atalanta. C’è ottimismo e spensieratezza. Mister e staff analizzano le partite in maniera oggettiva senza farsi condizionare dal risultato, cosa che accade spesso nel calcio. Sappiamo cosa migliorare, analizziamo gli errori e c’è consapevolezza di andare in ogni campo per fare la nostra partita”.
ESORDIO – “Non pensavo alla soddisfazione, dovevo aiutare la squadra a segnare. A mente fredda ero dispiaciuto per la sconfitta perché abbiamo fatto un’ottima partita. Gendrey mi ha fatto questo regalo perché gli sono venuti i crampi, io ho cercato di restare concentrato e farmi trovare pronto. Sono soddisfatto per questo piccolo traguardo, ma devo migliorare su alcuni aspetti per aiutare la squadra”.
UN SALTO NEL PASSATO
CITTADELLA –“Per me era una seconda famiglia, c’era un gruppo fantastico e ho legato con tutti. C’è una filosofia molto familiare, non ci sono molte pressioni da parte dei tifosi e aspettative dal mondo calcistico. Ciò aiuta i giovani a esprimersi e il direttore è bravo a trovare giocatori funzionali. Lo ha dimostrato Antonucci, Baldini, Crociata, esploso a gennaio. Chiunque gioca a Cittadella dà l’anima, si sente parte del gruppo e trova dei risultati”.