Che fine hanno fatto? Hernanes

Stasera, a San Siro, va in scena Inter-lazio. Una partita che riporta alla mente tanti giocatori che hanno vestito la maglia nerazzurra e biancoceleste. Tra questi, un giocatore che ha deciso di lasciare Roma per Milano, in lacrime, all’apice della sua maturazione tecnica: Hernanes, talento parzialmente incompiuto che, al tramonto della carriera, ha lasciato da tempo il calcio europeo.

DAL CALCETTO AL CALCIO

La storia di Hernanes, come quella di tanti talenti sudamericani venuti “dal nulla”, è una storia innanzitutto di sacrifici e un amore incondizionato per il pallone.

“Papà lavorava in fabbrica, mamma faceva la casalinga e per noi arrivare a fine mese era dura, ma quello che non mancava mai era il pallone. E se si bucava, lo facevamo di carta io e mio fratello Alyson”. 

Un amore e un talento coltivato però con il lavoro, con la voglia di perfezionarsi. Sin dai primi passi con il pallone, il padre gli ha insegnato ad usare il sinistro come se fosse il destro. E lui per strada, guardando tutti gli altri bambini usare il destro, si è deciso a “diventare mancino”. Le prime partite le gioca a calcetto: destro o sinistro, dribbla e tira come un campione vero. E tanto basta, quando si gioca 5 contro 5. Nel campo più grande, serve anche la corsa. Jota Alves, il suo maestro nonché un vero e proprio “scienziato del calcio”, ha raccontato anni fa di come conobbe Hernanes, di come il ragazzo gli facesse domande per migliorare il proprio gioco e di come lui riuscì a plasmarlo come un atleta per giocare a 11:

“Hernanes era lento, non riusciva a emergere. Aveva cominciato a giocare a 14 anni con il calcetto, era forte nel dribbling e nel tiro, questo gli bastava. Sul campo di calcio, invece, bisogna pedalare. Poi ha trovato il modo per diventare più veloce. Lui correva in modo sbagliato, ma nessuno gli ha mai detto dove stesse sbagliando. Ho preso un dvd. Gliel’ho dato e gli ho detto: “Guarda, questi sono gli uomini più veloci del mondo, studiali”. Quel dvd e gli esercizi gli hanno fatto capire qual era il modo giusto di correre”.

Sarà anche per questo che al São Paulo, che lo tessera nel 2001, lo spostano da terzino (ed esterno alto) a centrocampo. In mediana o sulla trequarti fa poca differenza (nonostante una propensione più offensiva) perché Hernanes sviluppa presto un’ottimo senso tattico e una buona propensione al sacrificio che gli consentono di fare praticamente tutto in mezzo al campo.

Vince due titoli (nel 2007 e nel 2008) e un premio di “miglior giocatore dell’anno” (2008), segna più di 40 gol in 4 stagioni. Un giornalista brasiliano gli affibbia il soprannome che lo accompagnerà in tutta la sua esperienza italiana: lui è O Profeta, perché è solito recitare dei versi della Bibbia (lui che è dei famiglia molto cattolica) nelle interviste prima e dopo le partite. Inoltre, ottiene anche le prime attenzioni della Seleção, con cui esordisce nel marzo del 2008 in un’amichevole contro la Svezia. Nell’estate del 2010, a 25 anni, Hernanes è già un giocatore pienamente maturo.

LA VENUTA DEL PROFETA

Di lui se ne accorge il Palermo, il Lione e, soprattutto, la Lazio: per 13,5 milioni di euro il Profeta sbarca nella nostra patria. La frase con cui si presenta prima di un’amichevole contro il Deportivo La Coruña, in effetti, si rivelerà essere una vera e propria premonizione:

“Sono molto felice, è un sogno giocare in una squadra come la Lazio. Metterò il massimo impegno per fare una grande stagione, oltre ad esaudire i desideri della gente laziale che subito mi ha chiesto solo due cose: vincere e segnare nel derby”.

In quell’amichevole si presenta con un rigore procurato, e trasformato, e un assist. Poi mantiene fede alla sua profezia: di reti, alla Roma, ne segna 4 e poi, nel 2013, conquista la Coppa Italia proprio contro i giallorossi. Con la Lazio segna 41 gol nei modi più svariati: su punizione, di sinistro, di destro, dalla lunga distanza. Conia l’esultanza con la capriola.

Vive anche di alti e bassi, così come la Lazio, che nelle prime due stagioni con il brasiliano ottiene un 5° e un 4° posto, poi il 7° posto con Petkovic (ma con la Coppa Italia in bacheca). Per i tifosi è un’idolo, per gli allenatori è indispensabile, per la nazionale brasiliana è una valida risorsa.
Poi, però, qualcosa si rompe. La seconda stagione con Petkovic è un fallimento sia in campo nazionale che europeo (i biancocelesti si fermano ai sedicesimi di Europa League, contro il Ludogorets), tanto che l’allenatore svizzero viene esonerato a stagione in corso, in favore del ritorno di Reja. Per Hernanes nel mercato di gennaio si muove l’Inter, che con Mazzarri ha avviato il proprio processo di rifondazione e sta viaggiando in zona Europa League: il brasiliano è il centrocampista di grande qualità che verrebbe subito messo al centro del progetto. E così avviene: si trasferisce in nerazzurro per una cifra di 18 milioni di euro (tra prestito oneroso e obbligo di riscatto). Dopo il suo ultimo allenamento, lascia Formello e i tifosi biancocelesti in lacrime.

IL CALO E L’ADDIO

A Milano c’è grande entusiasmo per Hernanes: il brasiliano è il primo grande acquisto dell’era Thohir e l’uomo ritenuto giusto per elevare il livello del centrocampo dell’Inter di Mazzarri. Vuoi per il ruolo, che lo costringe a un lavoro più oneroso in fase difensiva, vuoi perché l’Inter è una creatura ancora in via di definizione, Hernanes alterna luci e ombre. Oltre ai 2 gol (di cui uno proprio alla Lazio) e 4 assist ci sono anche delle prestazioni in ombra. Non va meglio nella stagione seguente, dove l’Inter ha molti più problemi (che portano all’esonero di Mazzarri e al ritorno di Mancini) e il brasiliano fa fatica a trovare continuità, anche col passaggio da mezz’ala a trequartista. Anche nella seconda stagione a Milano, ironia della sorte, le migliori cose le regala contro la Lazio: all’Olimpico, nel girone di ritorno, segna una doppietta con annessa capriola sul primo gol.

Una risposta a Lotito, che qualche giorno prima aveva dichiarato come cedere il brasiliano fosse stato un affare. Il bilancio di Hernanes in nerazzurro (7 gol e 10 assist) lascia dubbi sulla sua conferma fino all’ultimo. Tanto che, nella stagione seguente, esordisce dal primo minuto nella 1ª giornata contro l’Atalanta, per poi essere ceduto alla Juventus nell’ultimo giorno di mercato per 13 milioni di euro. Allegri ha il trequartista che ha cercato per tutta l’estate, l’Inter non ci perde economicamente.

Tuttavia, anche in bianconero, si vedono ben pochi segni del vero Hernanes. Complice è anche l’equivoco del ruolo, dato che Allegri deve abbandonare presto il suo progetto di 4-3-1-2 e tornare al 3-5-2, con il brasiliano a fare il vertice basso o la mezz’ala. Certo, ha modo di togliersi delle soddisfazioni: solleva uno Scudetto e una Coppa Italia, per poi lasciare a gennaio del 2017: per lui, all’alba dei 32 anni, c’è la Cina. Gioca sei mesi con l’Hebei Fortune, poi torna al São Paulo in prestito (con successo, visti i 9 gol segnati in mezza stagione) e infine rientra in Cina.


Da gennaio 2019 Hernanes è nuovamente al São Paulo, dove complice un infortunio non ha accumulato molto minutaggio. Insieme a lui, da qualche giorno, c’è anche un’altra vecchia conoscenza del nostro calcio: Alexandre Pato, che ha rescisso il suo contratto con il Tianjin Quanjian. Chissà che allora, in un São Paulo dal sapore nostalgico di Serie A, Hernanes non possa tornare ad essere “profeta in patria”.