Più o meno era una “bella”, dopo le due finali del 2005 – vinta dal Liverpool – e quella di due anni più tardi, portata a casa dal Milan. Si sono sfidate tante di quelle leggende che hanno vestito la maglia dei reds e quella rossonera, in quel magico palcoscenico che è Anfield Road. Una rimpatriata che ci ha dato la possibilità di rivedere alcuni giocatori del calibro di Pirlo, Gerrard, Inzaghi, Gattuso o Rui Costa, riportando alla memoria le giocate di alcuni dei migliori giocatori della recente epoca calcistica; si sono rivisti anche molti volti meno noti, comunque facenti parte della storia di queste due leggendarie società, ma dei quali si sono perse le tracce da qualche anno.
MILAN GLORIE
Tra i pali si sono alternati due portieri che hanno fatto la storia del Milan tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del 2000, ossia Christian Abbiati e Nelson Dida: il primo è stato fino all’anno scorso team manager dei rossoneri, mentre il brasiliano è diventato allenatore dei portieri e ha intrapreso una curiosa avventura in Egitto, nello staff tecnico del Pyramids FC, società di proprietà dello sceicco arabo Turki al-Sheikh, che sta rendendo il team che fino a pochi anni fa si chiamava Al-Assiouty e che risiedeva a Beni Souef, prima di essere trasferita nella capitale Il Cairo. Pochi dubbi riguardo il motivo della scelta dell’ex portiere brasiliano.
الحارس البرازيلي العالمي (ديدا) في تدريبات بيراميدز مع حارسنا أحمد الشناوي لتطوير مستوى الحراسة في الفريق. pic.twitter.com/u5Z0soqoox
— Pyramids FC (@pyramidsfc) September 4, 2018
Tra i difensori figuravano due terzini, entrambi ex Lazio, come Giuseppe Pancaro – autore di un gol capolavoro nella sconfitta rossonera per 3-2 – e Giuseppe Favalli, entrambi muniti di patentino ma alla ricerca di una squadra da allenare; Beppe Pancaro viene da un’avventura poco redditizia sulla panchina del Catanzaro, mentre Favalli sembra essersi allontanato quasi definitivamente dal mondo del calcio, che ha invece come protagonista il figlio Alessandro, che curiosamente gioca proprio nel Catanzaro, l’ultima squadra allenata dal suo fedele compagno di avventure con la maglia della Lazio prima, e con quella rossonera poi.
Inossidabile Pippo Pancaro. pic.twitter.com/xx2uQsTiTO
— Emilio Fabbri (@SuperNova_212) March 24, 2019
Altro difensore schierato ma con una carriera post-calciatore non comune è Kakhaber Kaladze, roccioso centrale georgiano (alle volte schierato anche come terzino), che ha totalmente abbandonato il mondo del pallone per lanciarsi in quello della politica: attualmente è il sindaco della capitale Tbilisi, ma è stato per 6 anni anche ministro dell’energia e vice premier georgiano. Le vicende che videro il rapimento e, successivamente, l’uccisione del fratello Levan nel 2001 hanno mosso umanamente e sentimentalmente Kaladze, che si è voluto lanciare in una carriera che potesse permettergli di contribuire alla crescita e al miglioramento della sua Georgia, paese che ancora vive le difficoltà di molti paesi che hanno vissuto per anni sotto il controllo sovietico.
A centrocampo oltre a campioni quali Pirlo e Gattuso, dei quali conosciamo praticamente tutto, si è vista anche un’altra bandiera del Milan che viene sempre poco considerata (ma è rispettatissima dalla tifoseria rossonera) come Massimo Ambrosini, che oggi non è soltanto commentatore tecnico e opinionista per l’emittente Sky, ma anche capo delegazione della nazionale under 21 azzurra, che si sta avvicinando al grande evento di quest’estate, cioè l’europeo di casa. Ambro è risultato probabilmente uno dei giocatori più in forma del Milan Glorie, visto che da anni si allena quotidianamente per cimentarsi in una nuova passione: la maratona.
Diverso il discorso per Manuel Rui Costa, che sicuramente non mostra la stessa forma fisica dei tempi d’oro in maglia viola e rossonera, ma che continua ad illuminare i prati verdi ogni volta che sfodera una delle sue giocate; il portoghese ricopre da anni il ruolo di direttore sportivo del Benfica, dove riesce a vendere i talenti più interessanti a cifre elevatissime (i prossimi saranno Joao Felix e Ruben Dias), per poi reinvestire in nuove giovani promesse che saranno il futuro delle Águias.
Abbiamo visto anche Kakà, Inzaghi, Borriello, Maldini, Cafù, e chi più ne ha, più ne metta. A tal punto che tra i rossoneri si è rivista una delle più grandi meteore della storia del club, quel Digao che ha avuto l’onore di indossare la gloriosa maglia del Milan grazie all’importanza e alla forza che aveva il fratello più capace e talentuoso, Ricardo Kakà. Se già era sufficiente averlo visto in campo con il Milan, forse ci si poteva risparmiare di vederlo in mezzo alle leggende del club.
LIVERPOOL LEGENDS
Tolti i milanisti, i ragazzi cresciuti tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 ricorderanno la finale di Istanbul tra Milan e Liverpool come una delle partite più folli della loro adolescenza. Una partita finita al 45′ che si riapre in un batter d’occhio, per poi concludersi con l’epilogo più epico e sorprendente. Il Liverpool è arrivato sul tetto d’Europa con una squadra oggettivamente meno forte di quella attuale, ma quei protagonisti della Champions 2005 sono ancora ricordati come dei veri e propri eroi in quel di Anfield.
Uno su tutti quel Jerzy Dudek che muovendosi come un altro storico portiere dei reds – Grobelaar – sulla linea di porta riuscì ad ipnotizzare gran parte dei rigoristi del Milan di quella pazzesca finale; personaggio esuberante ma dal cuore d’oro, il portiere polacco, che chiuse la sua carriera nel 2011 con il Real Madrid, oggi ha lasciato il mondo del calcio, nel quale torna soltanto per qualche partita benefica (come in questo caso) o per qualche comparsata televisiva, ma nel frattempo si è dedicato ad altre passioni come le auto: risulta infatti che Dudek abbia partecipato a qualche corsa, tra le quali la Volkswagen Castrol Cup, proprio nella sua Polonia.
Davanti a lui, due centrali che non hanno mai preso le copertine dei giornali britannici, ma che sono stati fondamentali nei trionfi dei primi anni 2000 del Liverpool: da una parte Jamie Carragher, oggi opinionista per Sky Sports in Inghilterra, e dall’altra il finlandese Sami Hyypiä; a differenza del suo compagno di reparto, il biondo centrale difensivo ha scelto di rimanere sui campi di calcio in veste di allenatore, ma dopo le avventure sulle panchine di Bayer Leverkusen, Brighton e Zurigo (con il quale è retrocesso in seconda divisione svizzera nel 2016), sta ancora cercando una società che gli dia nuovamente fiducia. Quella che di certo gli hanno sempre dato tutti gli allenatori che lo hanno avuto come leader difensivo.
Inutile parlare di Steven Gerrard, uno di quelli che è apparso più in forma (tanto per cambiare) nella partita contro le glorie del Milan, che sappiamo tutti essere il tecnico dei Glasgow Rangers, ma c’è un altro centrocampista che fu protagonista di quella famosa Champions che da anni è sparito dai radar calcistici: Luís Garcia.
Dello spagnolo si ricorderà benissimo José Mourinho, che per un suo gol-non gol vide il suo Chelsea eliminato in semifinale, ma dopo quegli anni strepitosi con la 10 dei reds si sono perse un po’ le sue tracce; ha lasciato il calcio da un paio d’anni (dopo qualche avventura inusuale in India e in Malesia), ed oggi si dedica prevalentemente ad eventi benefici come quelli del Liverpool Legends e a partite di golf con gli amici conosciuti in giro per il mondo durante la sua itinerante carriera.
Thanks again for your support !! Amzing atmosphere for a great cause. Love to be back at Anfield and catch up with the lads. See you all next year #YNWA #MoreThanaGame #lfcfoundation #Football pic.twitter.com/5WgSN8u85i
— Luis Garcia (@luchogarcia14) March 23, 2019
Infine, gli attaccanti: Robbie Fowler, attaccante sbarazzino quanto rapace in area di rigore, oggi si è totalmente tirato fuori dal calcio, se non per eventi di questo genere, e non c’è da sorprendersi visto il suo carattere ribelle e poco consono secondo molti allenatori che hanno avuto modo di doverlo “calmare”.
Con lui un olandese che ha fatto innamorare la Kop per molti anni e che ha chiuso la sua carriera con la maglia del suo amato Feyenoord, quel Dirk Kuyt che oggi allena l’under 19 del suo club del cuore, nel quale sta cercando di allevare i talenti del futuro e di costruirsi una nuova carriera sul manto verde che tanto ha amato da calciatore.
Feyenoord O19 wint supercup door PSV O19 met 2-3 te verslaan. @Kuyt debuteert in eerste officiële duel als coach met prijs. pic.twitter.com/T3tjZNCzPR
— FC ROTTERDAM (@fcrotterdam) August 25, 2018
Dulcis in fundo, Djibril Cissé, l’uomo che ha fatto ammattire le difese di tutta Europa con creste di mille colori, prima che i due terribili infortuni a tibia e perone non rallentassero una carriera che certamente sarebbe stata destinata al top; il francese, che si era ritirato nel 2015, aveva ricominciato a calcare i campi due anni dopo nella terza divisione svizzera, per poi essere chiamato dal Vicenza (non la società militante in Serie C) per via della nuova proprietà francese, che però non ha mai iscritto la società a nessun campionato.
Non il modo migliore di chiudere una carriera.
Non le président est pas un homme sérieux
Il a mit 25 joueurs dans la m….
Un grand menteur https://t.co/HMT5MbEGZM— Djibril Cisse (@DjibrilCisse) October 10, 2018
Ritmi bassi, livello alto, e a volte può cadere anche qualche lacrimuccia. Rivivere eventi come quello di sabato scorso è sempre un colpo al cuore, perchè rievoca bei momenti del calcio passato ed è sempre quel pizzico di romanticismo che può allietare nel miglior modo weekend calcisticamente morti, come quelli della sosta per le nazionali.