Colombo si racconta: "Ibra mi chiamava Hulk; voglio fare più gol alla Inzaghi"

single

L'attaccante del Milan Lorenzo Colombo, ora in prestito all'Empoli, ha rilasciato un'intervista alla Gazzetta dello Sport, tra aneddoti e obiettivi futuri.

LE PAROLE DI COLOMBO

L'INIZIO DELL'EMPOLI - "Siamo partiti bene, ma cosa più difficile è continuare quando la palla scotterà di più. Anche a Monza ero partito così e poi non è finita nel migliore dei modi. Empoli è una rivincita per me, un’opportunità per dimostrare a me stesso che ho capito gli errori. Li ho scelti perché li ho visti proprio convinti. Io avevo bisogno di risentirmi importante"

LA SFIDA CONTRO LA JUVENTUS - È una squadra super intensa e che non ti fa respirare, ma allo stesso tempo vuole tenere molto la palla. Saranno importanti pressing e difesa”.

ALLENATORI AVUTI - "Baroni mi ha fatto crescere come prima punta. Anche a Cremona e con la Spal avevo quel ruolo, ma nell’interpretazione ero più una seconda: stavo poco centrale, preferivo svariare sulla destra per prendere la palla. A Baroni devo il miglioramento della pulizia nelle giocate, nei gesti. Ci abbiamo lavorato tantissimo. A Monza invece ho capito che nessuno ti regala niente".

SUI GOL - "Più che gol belli, preferirei fare più gol banali? È così. I bomber spesso fanno gol sporchi, io non sono mai riuscito a segnarli. Magari faccio quelli belli, ma sono meno. Vorrei essere più come Pippo Inzaghi".

LA TOURNÉE CON IL MILAN - "Col Milan non avrei dovuto nemmeno partire, c’era già l’Empoli in ballo. Ho giocato con libertà e mi sono divertito. E ho visto da vicino la punta in assoluto più forte dei nostri tempi. Haaland ha addosso una specie di aura, quando prende palla senti che a breve segnerà. Sembra un robot".

FONSECA - "Mi è piaciuto. Il ritmo in allenamento era alto, gli esercizi dovevano essere super intensi e con poco recupero. L’intensità e la qualità che c’è al Milan potrebbero creare una squadra davvero forte"

IBRA - “Venivo dalla Primavera, arrivavo da due infortuni, stavo tanto in palestra. Ibra lo notò e iniziò a chiamarmi Hulk".

L’IDOLO DA BAMBINO - "Cristiano Ronaldo. Mi ha sempre affascinato il fatto che a ogni partita decisiva ci fosse il suo nome sul tabellino. Seguo la moda, amo vedere come si vestono gli altri calciatori. Mi piace trovare un dettaglio per farmi notare".

GiovanniG