ESCLUSIVA – Condò si racconta tra viaggi, social e carriera

single

Paolo Condò ha parlato ai microfoni di Numero Diez, all’interno del format Behind The Mask, e ha raccontato la sua vita, la sua carriera e diversi aneddoti riguardanti le sue esperienze passate. In particolare, il giurato italiano che ha il compito di votare al Pallone d’Oro, ha toccato in una lunga chiacchierata diversi temi: personali ma non solo. Queste le sue parole.

GIOVENTÙ A TRIESTE

“Trieste è un porto, luoghi dove solitamente avvengono scambi non solo commerciali. Nei porti solitamente c’è gente che arriva da lunghe navigazioni e quindi ha piacere di trovarsi sulla terraferma e poter scambiare le proprie culture. Questo mi ha aiutato, anche perché ho sempre avuto una mentalità aperta, per merito della mia famiglia, che poi in una città come Trieste si riflette nelle scuole, nelle amicizie, nelle prime esperienze lavorative. Questo fa sì che io mi senta un po’ a casa dappertutto. Non ci ho messo mai tanto a trovare punti di riferimento e di appoggio in ogni luogo che ho visitato per questo”.

GLI INIZI DA GIORNALISTA

“Sento di aver raccontato tante esperienze nella mia carriera. Se fossi ancora attivo sui social, cosa che non sono più per scelta, cambierei la mia frase di profilo con ‘Ho realizzato tutti i miei sogni, ma adesso ne ho di nuovi‘. Per me sognare porta a sognare, non c’è solo il detto ‘Vincere aiuta a vincere’. Quando tu sogni di superare una collina per vedere quello che c’è dall’altra parte e ti soffermi a guardare l’orizzonte, ti rendi conto che c’è un’altra collina e quindi ti viene la curiosità di vedere cosa c’è. Questo è un processo che può andare avanti all’infinito: professionalmente ho avuto due vite, ne sogno almeno una terza“.

LE FIGURE DI RIFERIMENTO

“L’influenza familiare e la figura di mio padre sono state molto importanti. La prima botta di fortuna è avere una famiglia che supporti le tue speranze e aspirazioni. Poi lavorando a “Il Piccolo” di Trieste, dove ho avuto la mia prima esperienza lavorativa, lì ho avuto la fortuna di trovarmi in un momento di passaggio, che sono molto preziosi. In questi periodi ci sono dinamiche che non si sono realizzate in anni, ma che cambiano dal pomeriggio al mattino dopo. In quella fase mi sono trovato dei maestri abbastanza insperati: dei giornalisti triestini che avevano avuto esperienze a livello nazionale e che, trovando un gruppo di giovani che vogliono spaccare il mondo, hanno qualcosa da insegnare.

Arrivando a Milano, come non ricordare Candido Cannavò: per me è stato decisivo perché la sua bravura giornalistica e l’umanità, che per me in una persona deve essere sempre la prima cosa, sono caratteristiche che mi hanno fatto piangere molto il giorno del suo funerale“.

I VIAGGI

Quelli più avventurosi sono sicuramente quelli in Sudamerica. Anche una Coppa d’Africa in Sudafrica me la tengo stretta comunque. La seconda volta che sono stato con il Milan, a Tokyo per l’Intercontinentale, ma anche la prima quando seguii la squadra nel volo. Nel 1990 feci il giro del mondo, perché andai a fare i servizi sulle avversarie. Rimasi una settimana in Paraguay per studiare l’Olimpia Asunción e da lì presi un volo per il Giappone: fu l’unica volta che feci il giro del mondo”.

SOCIAL

Le informazioni sui social si fanno sempre di meno adesso, non sempre di più. Io parlo soltanto di Twitter, dato che è l’unico che ho frequentato e anche con un certo successo dati i followers (220k, ndr). La deriva che ha preso negli ultimi anni ti portava, non solo per gli insulti – anche perché sono sempre stato trattato bene – a chiederti: ma perché devo stare qui a farmi massacrare? E comunque credo che i social ti mettano di malumore, perché sono frequentati soprattutto da persone incazzate, che protestano – magari anche con ragione. Una volta i social trasmettevano molta bellezza, potevi incontrare molte persone interessanti.

Da quando l’ha preso Elon Musk credo che gli argomenti siano fatti scientificamente per creare questo clima di insoddisfazione e rabbia. Io invece lavoro bene quando sono di buonumore, mentre Twitter è un covo di malanimo e di rabbia e quindi non è più un posto per me. L’algoritmo mi manda della gente orrenda. Poi ti confesso che, vivendo in un periodo triste e pericoloso, trovare nella stessa pagina notizie di morti a Gaza, sotto una foto di Monica Bellucci, poi sotto Putin che uccide Navalny e ancora ‘Basta con questo Pioli, mandiamolo via’, stanca. Non c’è più una gerarchia di capire quali sono le cose gravi e quelle fatte per divertirsi. I miei figli sono comunque liberi di frequentare i social, ma faccio sempre presente loro che c’è una gerarchia nelle notizie. Poi, i tanti vituperati mezzi di informazione, dai giornali alle televisioni, hanno ancora l’ambizione di mettere in gerarchia le notizie”.

LA PASSIONE PER TUTTI GLI SPORT

“Adesso è tornato prepotente il tennis. Il ciclismo è un amore sconsiderato. Ho fatto due Olimpiadi dal vivo: Barcellona 1992 e Pechino 2008 e conservo ancora le due cerimonie d’apertura come momenti pazzeschi, perché ti senti al centro del mondo. Per me il sogno lo raggiungi con i Mondiali, anche se le Olimpiadi sono meravigliose. Il 90% di coloro che vanno in gara sono lì per partecipare. La mistica del villaggio olimpico è meravigliosa perché c’è la gioventù più bella del mondo, non a caso i distributori di preservativi vanno esauriti in qualche minuto, ma quelli che vogliono vincere vanno in albergo. Invece al Mondiale di calcio c’è più competizione: quando inizia la fase a eliminazione diretta – io ne ho fatti diversi – vai allo stadio con la valigia già fatta, perché se la squadra perde vai a casa. A me il ‘Vinci o muori’ piace tantissimo.

Io lo vedo come un duello rusticano questa cosa del dover sopravvivere e andare avanti. Un ricordo fantastico dell’Italia che ho mi riporta al ’94, quando perse in finale, ma sembrava sempre sul punto di dover tornare a casa. Invece aveva una fibra tale da riuscire ad andare avanti, che era Baggio ma non solo. La partita in cui Baggio viene sostituito con Pagliuca espulso e sei sullo 0-0 dopo aver perso la prima… lì pensi ‘È finita’. E invece riesci a vincere in 10 contro 11. Quelli sono ricordi epici. Oppure quando Baggio contro la Nigeria pareggia all’ultimo minuto e dice ‘Eravamo tutti in pista e vi ho tirato giù tutti dall’aereo’. È così davvero“.