CONDÒ TOTTI – Paolo Condò ha parlato ai microfoni di Numero Diez, all’interno del format Behind The Mask, e ha raccontato la sua vita, la sua carriera e diversi aneddoti riguardanti le sue esperienze passate. In particolare si è soffermato sulle due esperienze che gli hanno cambiato l’esistenza: il fatto di essere l’unico giurato italiano a poter votare per il Pallone d’Oro e la stesura della biografia di Francesco Totti.
ESCLUSIVA CONDÒ – IL PALLONE D’ORO
“Io voto dal 2010 e in quegli anni ero il giornalista italiano con il maggior profilo internazionale, perché con la Gazzetta dello Sport viaggiavo moltissimo ed ero informato sul calcio in tutto il mondo, soprattutto in Sudamerica. Quando France Football ebbe bisogno di un giornalista italiano, dato che il mio predecessore Roberto Beccantini era andato in pensione e ha rimesso il suo mandato, cosa che farò anche io, fui indicato io dai giornalisti di France Football. Questo perché ero presente a tutte le competizioni in Europa, ma anche a quelle internazionali e fuori dal continente come le qualificazioni del Mondiale in Sudamerica o la Coppa d’Africa”.
“I criteri per votare al Pallone d’Oro esistono e sono anche cambiati di recente. Io l’ho sempre inteso come una sorta di premio Oscar. Se ogni anno dovessi votare il miglior attore, avrei votato Robert De Niro per gli ultimi trent’anni. Non sempre Robert De Niro aveva un film candidato all’Oscar e anche a me piace la varietà. Gli stessi Messi e Ronaldo li ho votati, ma non sempre, perché in alcune situazioni ho riconosciuto che altri calciatori, pur non essendo forti in valore assoluto come quei due, avevano segnato quella stagione con una grande vittoria.
Per me è importante che il candidato al Pallone d’Oro leghi una grande vittoria, anche se non è una legge totalizzante. Quindi ci sono stagioni in cui Messi e Ronaldo non hanno vinto la Champions League e nelle quali ho votato Ribery (2013) oppure Gareth Bale nel 2016. Lì fece una grande Champions League e, nonostante il Portogallo vinse l’Europeo, il Galles arrivo in semifinale. Il Portogallo era pieno di grandi giocatori, mentre nel Galles c’erano Bale e Ramsey”.
“Nel 2020 avrei votato Lewandowski. Mentre per questa stagione voterei Bellingham al momento, perché è una rivelazione e un giocatore che segnerà una generazione. Dopo arrivano Mbappé, Haaland, ma li stiamo aspettando. Haaland ha il vulnus che non parteciperà all’Europeo: Inghilterra e Francia invece sono candidate forti alla vittoria finale. Vediamo cosa succede anche in Champions, perché un Vinicius potrebbe essere una chiave, perché c’è anche la Copa America”.
ESCLUSIVA CONDÒ – IL RAPPORTO CON TOTTI
“Totti mi ha cambiato la vita, perché il libro ha avuto un successo straordinario ed è stato molto positivo anche per le casse familiari. Questo non va mai nascosto, perché a volte sembra che guadagnare dei soldi sia una cosa di cui vergognarsi. Se vengono guadagnati onestamente, con un lavoro fatto bene, sono una cosa più che positiva. Ha accettato, pur non conoscendomi moltissimo, di lavorare con me. La sua figura mi ha sempre appassionato ed ero un grande amante del suo modo di giocare. Aveva una storia molto italiana e mi ha sempre stimolato l’idea di poterla raccontare. Ricordo quando sono stato a casa sua per esporgli il mio progetto e lui ci ha messo molto poco a dirmi sì”
“Non mi sarei mai immaginato quello che sarebbe successo. Lavoravamo una settimana al mese, dal lunedì al giovedì, e ci trovavamo al mattino o al pomeriggio. Poi Francesco ha sempre avuto moltissime cose da fare: viaggi, lavoro e poi ogni volta che qualcuno gli proponeva di giocare una partita era subito pronto a dire di sì. Continuava ad avere una voglia di giocare a pallone clamorosa. Una volta che però sta seduto con te è molto generoso e si divaga tantissimo: alla fine il libro è un’intervista di 70/80 ore“.
“Quando abbiamo finito il libro, è stato molto divertente perché con Rizzoli ci siamo detti: ‘Occorre qualcosa di speciale per la presentazione‘. Io ho detto: ‘Ma se provassimo con il Colosseo?‘. Rizzoli andò ad indagare sulla possibilità e il Colosseo aveva appena rifiutato circa 3 milioni di dollari da Rihanna che voleva fare il suo video del nuovo disco dentro il Colosseo. L’aveva aperto in un anno, oltre alle visite, solo a un evento con Russell Crowe, perché in generale non lo danno a nessuno. Quelli di Rizzoli mi dissero: ‘Non ce lo daranno mai’. E io risposi di far muovere Francesco (ride, ndr). Lo diedero immediatamente. Costo dell’affitto del Colosseo fu il restauro di 12 statue al Giannicolo, circa 20/30mila euro. E ci diedero per la presentazione del libro il Colosseo”.
“Trovarmi lì una sera con più di 300 persone, il massimo possibile, fu straordinario. Io ricevetti 40 inviti: per me non fu un problema, perché invitai amici e familiari, ma so che divenne motivo di grande pressione perché diventò un evento per cui o ci sei o non conti niente. Quindi si scatenò la caccia all’invito, che raggiunse livelli politici… una cosa fantastica”.