Siamo quasi allo scadere del countdown per il derby della Mole numero 206. La storica rivalità cittadina fra Juventus e Torino si arricchirà di un nuovo capitolo nel match di domani 28 febbraio. Una rivalità ormai leggendaria che ha saputo coinvolgere il tifo e i cuori di entrambe le tifoserie. Certo, il derby è sempre una partita a sé e, a volte, il contesto che fa da cornice alla sfida passa in secondo piano. Ma è pur sempre vero che, in questi ultimi anni, i match fra granata e bianconeri hanno visto (pur con qualche fiammata del Toro) una sproporzione del tasso tecnico in favore della Juve.

Ma ci fu un periodo in cui le due squadre duellavano alla pari. E la cornice nella quale si giocava la stracittadina era quella della lotta per lo Scudetto. Numero Diez vi farà fare un salto nel passato, indietro di quasi 50 anni. Nello specifico nelle stagioni 1975/76 e 1976/77, quando la rivalità tra Toro e Juve raggiunse l’apice e regalò picchi di epicità che non si sarebbero più visti in Italia. E, soprattutto, dove vincere il derby voleva dire vincere lo Scudetto.

IL TRIONFO DEL TORINO NEL 1975/76

Qualche pillola di storia, prima di addentrarci nel racconto di queste due epiche di stagioni che hanno regalato un duello fra Juventus e Torino che rese infuocati i derby della Mole di quegli anni. Nella stagione 1975/76 la Juventus arrivava da campione uscente. Con una squadra che aveva saputo rinnovarsi, dopo qualche anno buio alla fine del decennio precedente, e che annoverava tra i suoi ranghi gente come Dino Zoff, Giuseppe Furino, Roberto Bettega, Fabio Capello e il capitano Pietro Anastasi. L’allenatore, Carlo Parola (la cui “rovesciata” fu presa come modello per la copertina degli album Calciatori Panini), aveva saputo modernizzare il gioco dei bianconeri, sullo stile di quello dell’Ajax di Rinus Michels. Una squadra che, ovviamente, si presentava come assoluta favorita per lo Scudetto 1975/76.

Dall’altra parte troviamo il Torino, fino ad allora considerata come una “nobile decaduta” del calcio italiano. Che dopo la tragedia di Superga aveva faticato a tornare ai vertici del Campionato. Ma grazie all’operato del presidente Pianelli, i granata tornarono competitivi a partire dai primi anni ’70. La squadra poteva contare su nomi che sarebbero poi diventati leggendari per i tifosi del Toro. In primis, quello dei gemelli del gol: Paolo Pulici e Francesco “Ciccio” Graziani. Ma anche il giaguaro Castellini in porta, Claudio Sala, esterno ambidestro dalla classe cristallina e Renato Zaccarelli, un giovanissimo trequartista scuola Torino che avrà una “discreta” carriera con i piemontesi. Il tutto nelle mani di un nuovo giovane allenatore: Luigi Radice. Il primo in Italia a predicare il pressing a tutto campo (pensate all’attuale gioco di Ivan Juric e trasportatelo in una partita di mezzo secolo fa).

Nella stagione 75/76, come da copione, è la Juventus a scattare più velocemente ai ranghi di partenza. I bianconeri tengono un ritmo forsennato, ma tra le inseguitrici è proprio il Torino quella che più di tutte tenta di tenere il passo, riuscendo anche a battere i bianconeri per 2-0 nella stracittadina d’andata. Al termine della prima parte di campionato sono però ben cinque le lunghezze di distanza fra le due squadre (siamo negli anni in cui la vittoria valeva due punti, anziché tre).

Qualcosa però si rompe fra le file dei bianconeri, che incappano in una serie di tre sconfitte consecutive che permettono al Toro di rimontare e superare i rivali. Il derby della Mole del 28 marzo 1976 suggella la rimonta. Due autogol degli juventini Cucureddu e Damiani e il gol di Bettega sanciscono il 2-1 finale per i granata. Ma gli annali riportano solo un 2-0 a tavolino per il Toro. La causa fu un lancio di un petardo da parte di un tifoso bianconero che colpì il portiere Castellini. Poco cambia, comunque, ai fini della classifica.

Il Torino conserva il solo punto di distanza dalla Juventus fino all’ultima giornata, il 16 maggio 1976, dove succede di tutto. Gli uomini di Radice non riescono a vincere nel match casalingo contro il Cesena. Alla Vecchia Signora basterebbe dunque vincere la sfida contro il Perugia per vincere il titolo. Il Perugia però batte i bianconeri per 1-0 regalando il settimo Scudetto al Torino. Un trionfo rimasto nella storia dei granata, a 27 anni di distanza dall’ultimo titolo vinto dal Grande Torino, prima della Tragedia di Superga.

LA SFIDA ALL’ULTIMO SANGUE DEL 1976/77

La debacle della stagione precedente non viene mandata giù dal presidente Boniperti, che nella stagione 1976/77 attua un’autentica rivoluzione tra i ranghi bianconeri. Vengono fatti fuori due dei perni della squadra. Fabio Capello, scambiato col Milan per il più arcigno mediano Romeo Benetti e, soprattutto, il capitano Pietro Anastasi. Il centravanti catanese viene ceduto in uno scambio che ha del clamoroso con la bandiera interista Roberto Boninsegna, più anziano e reputato ormai a fine carriera. Boniperti completa il roster con due giovani di cui avrete senz’altro sentito parlare: Antonio Cabrini e Marco Tardelli. Inoltre viene definitivamente dato spazio al giovanissimi libero Gaetano Scirea, che dominerà le aree di rigore insieme al nuovo capitano Dino Zoff. Fuori anche l’allenatore Parola e dentro una nuova leva fra i tecnici italiani che scriverà pagine della storia del calcio italiano: Giovanni Trapattoni.

Il Torino, invece, conferma in toto la squadra campione dell’anno precedente. La stampa italiana critica questa mossa, bollando la squadra di Radice come “appagata” del successo dell’anno precedente. Un giudizio quanto mai frettoloso, visto che i granata e i bianconeri daranno vita a una stagione memorabile.

La nuova Juve di Trapattoni parte subito forte, inanellando una serie di sette vittorie nelle prime sette giornate. L’unica a tenere il passo, neanche a dirlo, è il Torino di “Gigi” Radice. Il derby della Mole del dicembre 1976 però, segna il cambio al vertice. I gemelli del gol Pulici e Graziani regalano un 2-0 che abbatte la Juventus e spedisce il Torino in vetta al campionato. I ragazzi di Trapattoni non accusano però il colpo, continuando nel loro inseguimento nei confronti della capolista. Sotto le due torinesi si crea il vuoto in classifica. Col campionato che divenne presto una corsa a due fra quelle che erano le due squadre più forti d’Italia.

Sia i campioni uscenti che i bianconeri continuarono a vincere tutti gli scontri, rimanendo sempre divise da un solo punto di distanza. È la Roma che però ferma il Torino, permettendo alla Juventus di agguantare la vetta. La gioia dei bianconeri è di breve durata. Al seguito di un pari contro il Perugia, il Toro raggiunse i rivali in prima posizione. Le due squadre rimangono così appaiate a pari punti in classifica, arrivando al derby della Mole di ritorno. Match terminato però con uno 0-0 che mantenne saldi gli equilibri.

Equilibrio che viene scosso solo a quattro giornate dalla fine. Con un gol all’ultimo minuto di “Beppe” Furino la Juve batte il Napoli, mentre il Torino pareggia contro la Lazio in uno spettacolare 3-3. La Juventus ha ora un solo punto di vantaggio sui cugini. Vantaggio che viene tenuto dai bianconeri fino alla fine della stagione. La Juventus si laurea Campione d’Italia per la 17esima volta con ben 51 punti (record per la Serie A a 16 squadre), con il Torino secondo a quota 50 (registrando ben cinque punti in più rispetto all’anno precedente). Un campionato dominato dalle due torinesi, in un confronto che, al giorno d’oggi, avrebbe visto le due squadre raggiungere tranquillamente quota 90 punti. Simbolico anche il distacco dalla terza in classifica, di ben 15 lunghezze rispetto al Torino.

Una stagione strepitosa in cui Juventus e Torino non si risparmiarono fino all’ultima giornata, ma che vide infine trionfare gli uomini di Trapattoni che, nella stessa stagione, conquistarono anche la Coppa UEFA, il primo trofeo europeo di Madama. Trionfi con il quale il Trap darà il là al successivo decennio di trionfi bianconeri.