Dopo un anno di purgatorio in Liga Smartbank, l’Espanyol ha fatto ritorno in Liga la scorsa settimana. La promozione, giunta con tre giornate d’anticipo, segna la fine di un periodo transitorio e di sofferenza in un campionato mai troppo prevedibile come la cadetteria spagnola, composta da 22 squadre e 42 giornate di stagione regolare.
Nonostante un percorso lineare e mai troppo in discussione durante tutto l’arco della stagione, con una promozione che dovrebbe arrivare da primi in classifica tra qualche settimana, i Pericos hanno dimostrato soprattutto solidità e stabilità societaria, con una proprietà che ha mantenuto le promesse nonostante il tonfo dello scorso anno, mantenendo i migliori giocatori per tornare, sin da subito, dove l’Espanyol è sempre stato.
DALL’EUROPA LEAGUE ALLA SEGUNDA DIVISION
Andando a ritroso nella storia recente del club di Cornellà, l’annata sbalorditiva nel 2018/2019, con Joan Francesc Ferrer in panchina, detto “Rubi”, si è trasformata successivamente in un incubo sportivo. Perché se il settimo posto aveva spalancato le porte dell’Europa, riportando alla luce i magici ricordi di Coppa UEFA, tra cui la finale contro il Siviglia nel 2007, la partecipazione in Europa League aveva causato il classico affaticamento da doppio impegno, il quale aveva portato l’Espanyol a virare da ultima in classifica al giro di boa di febbraio.
I tempi di Tamudo e Luis Garcia apparivano lontani da quella che era la realtà dei catalani. Il ritorno alla normalità vista la deludente campagna nei gironi di Europa League non portò ad un cambio di passo in Liga: l’Espanyol rimase fanalino di coda nonostante una campagna acquisti altisonante nel mercato di gennaio, terminando distaccato di ben 8 punti dalla penultima e retrocedendo ufficialmente l’8 luglio 2020 dopo un derby perso 1-0 contro il Barcellona, con rete di Luis Suarez.

Diego Lopez festeggia la promozione a La Romareda di Saragozza. Fonte: profilo IG @rcdespanyol
Sembrava l’inizio dell’oblìo o di una presunta decadenza, ma si è trasformata in una possibilità di riorganizzare le cose in maniera ottimale per ritrovare la retta via. Il progetto e la visione del gruppo di Hong-Kong Rastar, guidata dal presidente Chen Yasheng, che nel 2015 era entrato nel club come socio di maggioranza, è proseguito indistintamente e senza alcun cambio di rotta.
Oltre all’arrivo di un allenatore d’esperienza come come Vicente Moreno, già decisivo nel ritorno in Liga del Maiorca nel 2019, i giocatori più d’esperienza, come gli ex Milan Diego Lopez e Didac Vila, l’ex Napoli David Lopez o altri calciatori come Leandro Cabrera e Sergi Darder, sono rimasti per aiutare in club nella risalita più rapida e indolore possibile. Assieme a loro, anche Raul de Tomas e Adrian Embarba, pagati 30 milioni la scorsa stagione, sono rimasti allontanando qualsiasi sirena di mercato ed hanno sposato in pieno la causa Perica, assieme a giovani di prospettiva come Matias Vargas, prelevato dal Velez nel 2019.
Capitolo a parte per gli interessantissimi giovani della cantera, da Javi Puado, classe 1998, passando per Pol Lozano (1999) e Adria Pedrosa (1998), obiettivo di mercato di tante squadre rivelatosi uno dei migliori terzini della stagione di Segunda Division grazie anche a 4 assist, dopo aver fatto intravedere cose interessanti nelle annate precedenti.
IL FATTORE R.D.T
Merita un capitolo a parte la stagione di Raul de Tomas, attaccante diventato icona non solo per le movenze e le strabilianti doti balistiche e tecniche ma anche per il criptico “R.D.T” che si porta come nome sul dorso della maglietta. RDT, madrileno ed ex canterano del Real, ha una storia particolare ed una scalata iniziata dal basso, partendo dalla Segunda División con Cordoba e Valladolid per poi diventare un idolo nel Rayo Vallecano. Dopo Vallecas, la grande occasione gli si era presentata in Portogallo, al Benfica, ma tra infortuni e difficoltà di adattamento seguirono poche presenze e nessun gol.
Raul de Tomas è un attaccante completo: oltre ad un’ottima struttura fisica, è dotato di progressione palla al piede e capacità nello stretto, con un tiro secco e potente ed una maniera di calciare la palla, di collo pieno, simile alla coordinazione di Cristiano Ronaldo nei tiri da fuori.
Fu l’acquisto di punta nel gennaio 2020, quando l’Espanyol decise di acquistarlo per 20 milioni dal Benfica, la medesima cifra che i portoghesi avevano sborsato per acquistarlo dal Rayo Vallecano. Nonostante la salvezza fosse un’impresa quasi impossibile, de Tomas fece vedere di che pasta era fatto ed è rimasto in Catalogna proprio per riportare in alto il club. I 22 gol in Liga Smartbank sono uno più bello dell’altro ed hanno aiutato i Pericos a navigare in acque tranquille, anche quando i rumors di un interessamento dell’Atlético Madrid a gennaio avrebbero potuto cambiare il suo stato d’animo.
A 26 anni è un calciatore in piena forma per raggiungere l’apice della propria carriera togliendosi grosse soddisfazioni. Particolarmente toccante il video dei festeggiamenti ai quali Raul, positivo al COVID-19 durante queste ultime settimane, non ha potuto partecipare dovendosi accontentare di ascoltare i cori dei tifosi dal suo smartphone.
Seppur difficile capire quali saranno le prospettive a partire dalla prossima stagione, e quali talenti potranno restare, in Spagna l’opinione pubblica è d’accordo su una cosa: l’Espanyol ha fatto ritorno dove lui e la sua gente meritano da sempre. La força d’un sentiment, la forza d’un sentimento, come cita uno striscione all’interno dello stadio di Cornellà.
Foto di copertina profilo IG @rcdespanyol