Edoardo Bove è tornato a parlare del momento spaventoso vissuto al girone d’andata durante Fiorentina- Inter. Bove si è accasciato a terra al 17º minuto ed è stato salvato dal primo soccorso e dall’intervento successivo dei medici. Il calciatore della Fiorentina è tornato a parlare dell’episodio durante il podcast di Gianluca Gazzoli, “Passa dal BSMT”. Di seguito le sue parole.
MOMENTO ATTUALE - "Ora mi sento bene. Sanremo mi è servito, avevo bisogno di rivivere quell'ansietta che mi fa stare bene. Sono una persona dipendente dall'adrenalina e rivivere certe emozioni, che non posso più avere in campo, è importante. Ero convinto di raccontare la mia storia nonostante sia una persona riservata perché volevo far capire la mia vicinanza ad un determinato tipo di persone che vivono la mia stessa situazione da soli. Io sto riuscendo ad andare avanti perché ho ricevuto tantissimo affetto e non riesco a immaginare cosa si provi ad affrontare tutto questo in solitudine".
RIVEDERE QUELLE IMMAGINI - "Le persone quando mi guardavano avevano uno sguardo di pena. All'inizio mi dava quasi fastidio ma non posso biasimarli. Dopo però ho capito quanto questa cosa avesse spaventato la gente e di quanto fossero felici di vedermi. Lì ho capito la gravità di quello che è successo. Quando mi sono svegliato in ospedale non capivo cosa fosse successo e ho voluto rivedere quel momento in cui ho perso i sensi. Inizialmente le immagini non mi hanno dato fastidio ma riguardandole dopo un po' di tempo è stato come tornare indietro e per questo mi turba”.
QUEL FIORENTINA-INTER - "Io mi ricordo il primo quarto d'ora e quando ha segnato Lautaro e poi il gol è stato annullato io già sentivo girarmi un po' la testa anche se il cuore lo sentivo battere normalmente. A quel punto mi sono abbassato e quando mi sono rialzato sono andato giù. Non ho mai sentito nulla al petto. Mi sono svegliato all'ospedale senza ricordarmi nulla. Mi hanno detto che in ambulanza ho fatto un bel casino, ero abbastanza indemoniato, ma non ricordo niente. E' incredibile come il nostro cervello scelga cosa ricordarsi o meno".
IMPORTANZA DEL PRIMO SOCCORSO -“Siamo tutti dipendenti da chi ci cammina accanto. Se succede ad una persona per strada e si ritrova accanto ad uno che sa praticare un intervento di primo soccorso quella persona si può salvare. I defibrillatori sono importantissimi. Io mi trovavo nel posto giusto al momento giusto, i dottori mi hanno detto che mi sarebbe potuto capitare in qualsiasi momento. Queste sono quelle dinamiche che mi fanno capire di essere stato fortunato. I medici mi hanno subito avvertito che la cosa migliore sarebbe stata impiantare questo salva vita, dandomi tante garanzie”.
GIOCARE CON DEFIBRILLATORE - “La legge italiana non permette di giocare a calcio con il defibrillatore ma non è una questione medica. Per questo all'estero certi Stati consentano la pratica agonistica. Nel futuro dovrò fare delle visite importanti che mi diranno se posso toglierlo e, in caso, cosa dovrei fare. Poi conta anche la salute mentale perché se io non mi sentissi sicuro senza allora cambierebbe tutto. Non c'è ancora nulla di definito quindi e questo mi fa ben sperare nel futuro”.
SMETTER COL CALCIO - "L'idea di smettere di giocare a calcio per me è inconcepibile. La mia vita è sempre girata attorno a quello: io so chi è Edoardo con il calcio, ma senza… Ho pausa di scoprirlo, ho paura che quella versione di me non mi piaccia o non piaccia alla mia famiglia".
IL LEGAME CON ASTORI - "Il caso mio è stato vissuto da Firenze con una maggiore enfasi e maggiore empatia proprio per quello che era successo a Davide Astori. Tutti hanno rivissuto quei momenti e questo ha dato più potere alla vicenda. Tanti hanno pensato che lui da lassù mi abbia fatto restare qui. Io non ho avuto la fortuna di conoscerlo ma lui nel centro sportivo della Fiorentina è presente ovunque".