Con lo sbarco a Fiumicino ieri sera di Davide Zappacosta, la Roma ha completato il suo pacchetto di esterni difensivi da consegnare a Paulo fonseca. L’operazione che ha portato in giallorosso il terzino del Chelsea è stata praticamente a costo zero, trattandosi di un prestito secco senza vincoli, ed è perciò potuta avvenire anche senza avere ancora trovato una destinazione per il partente Davide Santon, mai nei piani di Fonseca ed al momento quinto terzino in rosa. Determinato quindi il roster in questo ruolo, starà all’allenatore portoghese stabilire le gerarchie a destra e a sinistra, potendo contare su elementi in grado di portare contributi differenti al gioco della squadra.

COSA CHIEDE FONSECA AI TERZINI

Le ultime esperienze di Paulo Fonseca ci aiutano a comprendere le caratteristiche che richiede dai suoi terzini. In particolare allo Shakhtar l’apporto degli esterni difensivi risultava molto importante, più in fase di rifinitura che in fase di impostazione. Nella prima costruzione, infatti, i terzini utilizzati in Ucraina (Ismaily e Butko quelli impiegati con maggior frequenza, presenti anche nel doppio confronto europeo contro la Roma di due stagioni fa) si alzavano e si allargavano molto, prendendo tutta l’ampiezza del campo. Non venivano coinvolti nel primo giropalla difensivo, dove piuttosto si abbassava uno dei due mediani per simulare una salida lavolpiana, ma si facevano trovare alti; uno dei due, Butko generalmente, veniva poi utilizzato come torre per lanciare lungo il pallone con i centrali se il pressing avversario si fosse rivelato efficace. Rakitskiy, difensore centrale mancino, aveva indubbiamente la qualità nel piede per trovare l’esterno largo ed alto con precisione e poter così risalire il campo attraverso una sponda aerea e l’attacco di una seconda palla nella metà campo avversaria; molto spesso del lancio lungo si occupava però anche il portiere Pyatov, dalle buone doti in questo fondamentale. In fase di attacco, i terzini avevano il compito di accompagnare sempre l’azione (Ismaily in maniera ancora più spavalda rispetto a Butko), sovrapponendosi anche per portare via un uomo e concedere spazio al movimento verso il centro delle ali estrose e qualitative su cui poteva contare lo Shakhtar. A sinistra però Ismaily veniva responsabilizzato anche in rifinitura, potendo concedersi un break palla al piede, accentrarsi, premiare direttamente il taglio dell’esterno d’attacco, piuttosto che semplicemente attaccare la profondità e guadagnare il fondo per il cross.

da assoanalisti.it

COME GIOCAVANO I TERZINI DELLA ROMA

Nell’ultima stagione il rendimento dei terzini giallorossi, Kolarov e Florenzi, è stato discusso, pur rivelandosi praticamente inamovibili per la scarsa affidabilità delle alternative. In questo senso gli acquisti di Spinazzola e Zappacosta tranquillizzano l’ambiente. Nelle quasi due stagioni di Eusebio Di Francesco, i terzini romanisti sono stati sfruttati in maniera differente rispetto a quanto previsto dal nuovo allenatore. A partire dalla differenza più marchiana: la prima costruzione. In fase di impostazione, infatti, e ancor più con l’avvicendamento infausto tra Alisson e Olsen, i terzini venivano sollecitati regolarmente. Se Florenzi si alzava ma non così tanto, fornendo comunque uno sfogo al giropalla, Kolarov fungeva da vero e proprio regista della squadra, prendendosi responsabilità importanti nel trasmettere palla agli attaccanti e nel rompere le linee di pressione avversaria. Una volta arrivata palla nella trequarti avversaria, si faceva sempre trovare in sovrapposizione o in appoggio il terzino sul lato forte, sul quale si stava attaccando, mentre il terzino opposto si affiancava ai centrali per coprire l’eventuale ripartenza. Se i numeri offensivi, al netto di qualche critica, non sono contestabili neppure in una stagione difficile come l’ultima, dove i terzini della Roma hanno sofferto quasi sistematicamente è in fase difensiva: mentre per Kolarov (9 gol stagionali!) la difficoltà fisiologica era svolgere con efficacia ogni fase di gioco in ogni singola partita stagionale a quasi 34 anni, su Florenzi il dubbio legittimo è che abbia grossi limiti nel difendere, pur apprezzandone alcuni progressi in un ruolo nel quale è stato adattato da una manciata di stagioni.

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CHI GIOCHERÀ NELLA ROMA DI FONSECA

La storia di Paulo Fonseca – e persino le sue prime dichiarazioni da romanista – ci suggerisce un allenatore flessibile ma fino ad un certo punto, che difficilmente cambierà drasticamente i suoi concetti e i suoi principi di gioco. In questo senso i terzini della Roma dovranno probabilmente assorbire presto i suoi dettami. Il nodo più interessante riguarda l’out di sinistra, sul quale la Roma verosimilmente punterà molto le sue fiches anche in virtù delle capacità associative di Perotti. Kolarov dovrà rinunciare ad un po’ della sua centralità per far valere le sue qualità tecniche e la sua visione raffinata qualche metro più avanti. Potrebbe pure risultare l’esterno giusto per alzare il pallone ed eludere il pressing, data la scarsa predisposizione dei suoi opposti a destra, permettendo a portiere e Fazio di tagliare il campo col piede preferito: in questo senso, nonostante i trascorsi anche da centrale sotto la cura Guardiola, il serbo dovrà migliorare il suo rendimento nei duelli aerei. La sfida però è interessante, perchè se da una parte è difficile rinunciare alle qualità indiscutibili e alla leadership dell’ex City, un investimento importante è stato effettuato per Leonardo Spinazzola, un giocatore che per aggressività e costanza nella spinta potrebbe già corrispondere all’identikit tracciato da Fonseca. Seppure le amichevoli abbiano evidenziato un’alternanza rigorosa nella posizione di terzino sinistro, chissà che per il serbo non possano riaprirsi le porte come centrale difensivo. Meno eccitante è il duello sulla fascia destra, dove Florenzi, fresco di investitura a capitano, difficilmente verrà messo in imbarazzo dalla concorrenza di Zappacosta. Quest’ultimo è stato molto presente nella cavalcata trionfale del Chelsea in Europa, ma in campionato è stato impiegato solamente in quattro spezzoni e, al momento, non sembra tornare dall’esperienza inglese con la credibilità per scalzare la bandiera romanista nelle gerarchie. Le caratteristiche dei due, non troppo differenti, sembrano proprio suggerire la volontà di avere semplicemente un’alternativa. Florenzi, però, dovrà portare il suo gioco, soprattuto in fase di non possesso ad un livello superiore rispetto all’ultima stagione.

NiccolòN