“A Genova conta solo il derby. Se non lo vinci è come rapinare una banca ed accorgersi di aver portato via una valigia piena di stracci” – Pino Flamigni
Genova, o meglio Zena, è il terzo comune italiano per estensione, il sesto per numero di abitanti. Cuore pulsante della Liguria, capitale per secoli di una delle più importanti repubbliche commerciali europee. Una città dove l’aria è diversa, l’atmosfera è magica. Chiusa tra le montagne selvagge ed il Mediterraneo, la sua formazione strutturale ed architettonica rispecchia fedelmente il suo spirito ed umore. Tra le crêuze che collegano i quartieri residenziali al centro e le secolari costruzioni che raccontano la gloria della Superba, affiancate dalle moderne costruzioni di una città provata, scalfita, ma non sconfitta. Una città che ha vissuto drammi come i fatti del G8, la Diaz e Bolzaneto, il terribile alluvione del 2011, il crollo del Ponte Morandi e tornando più indietro le drammatiche repressioni prima austriache poi savoiarde ed infine nazifasciste. La città del “che l’inse?” di Balilla, di Mazzini e Sandro Pertini. La città dei cantautori, di De André e Tenco. Dominata dalla sua Lanterna che svetta sul porto, cuore industriale dell’ex Serenessima. Lanterna, la quale dà il nome a quella che ridurre a semplice “partita di calcio” è quasi un insulto.
“Marassi è straordinario, emozioni bellissime, c’è una città che per sei mesi pensa a questa partita. Io arrivai a agosto al Genoa col derby a dicembre, i tifosi mi chiedevano per strada solo del derby. Io pensavo: ‘Mancano ancora sei mesi!’ ” – Diego Alberto Milito
NOI AL BAR, GENOA-DORIA
Più che una partita, il Derby della Lanterna infatti è una funzione religiosa, forse qualcosa di più, che attraversa trasversalmente la città in tutti i suoi vicoli, da Sampierdarena a Boccadasse, da Bolzaneto a De Ferrari. Mesi di attesa e trepidazione precedono la Partita con la P maiuscola, che aleggia nell’aria ingombrante, come sullo sfondo dei vari paesaggi da cartolina. L’attesa nei 90 minuti del Luigi Ferraris, svanisce assorbita dalla bolgia del Marassi. 90 minuti dove nella vita di centinaia di migliaia di persone conta solo il rettangolo verde. Rettangolo che divide le due gradinate dello spettacolare impianto, Nord e Sud. Genoa e Sampdoria, rossoblù e blucerchiati.
“Se io sciolgo il mio cane, lui gioca meglio di Perdomo. Io non dire che Perdomo giocare come mio cane. Io dire che lui potere giocare a calcio solo in parco di mia villa con mio cane” – Vujadin Boskov
Le due anime di una Superba calcisticamente in crisi, passati ormai gli anni d’oro che appaiono ormai come sbiaditi ricordi. Da una parte Paolo Villaggio, dall’altra De André, da un lato Fausto Coppi, dall’altro Gassman e Pertini. Una stracittadina che come poche altre al mondo sa catalizzare su di sé aspettative e sogni, ma anche ansie e paure. Si sprecano poi i momenti memorabili che la sfida rossoblucerchiata ha regalato al calcio italiano. Dal derby di Sabbatela che gela il Genoa in un pirotecnico 3-2, a quello di O Rei di Crocefischi, Roberto Pruzzo, passando per gli anni ’80 e ’90, tormentati per il Genoa e d’oro per il Doria. Boskov contro la banda del Prof. Scoglio, prima, e Bagnoli poi. Vialli e Mancini contro Aguilera e Skuhravy, la punizione da cartolina di Branco e le firme dei gemelli del gol blucerchiati ed i derby in B, come quello della pennellata di Francioso, fino all’era Gasperini-Del Neri, quando Genova torna grande. Il derby “DUE CONTRO ZERO” del Principe, quelli di Fantantonio Cassano e Pazzini. Senza dimenticare gli indimenticabili quelli last minute di Maggio e, soprattutto, Mauro Boselli, il “retrocessore“. Fino a quelli di Giampaolo e Ballardini, Mauro Icardi che incanta la Sud, Quagliarella, Defrel, Ramirez e Gabbiadini lo seguono. Dall’altra parte invece Pavoletti, Suso, Piatek ed il derby di Didi Nicola, firmato dall’esultanza polemica di Lerager. Fino ad arrivare ad oggi, 26 aprile, a poco più di 4 giorni dalla stracittadina più importante nella storia recente del Derby.
“Ammiro Eriksson, è un gran signore. Proprio l’ esatto contrario del sottoscritto. Lui pensa solo alla sua squadra; io, invece, prima di addormentarmi prego Gesù che mi dia la squadra per battere la Sampdoria” – Franco Scoglio
90 MINUTI TRA INFERNO E PARADISO
Sampdoria 16esima a 30 punti, Genoa 19esimo a quota 25. 5 lunghezze, a separare il marinaio Baciccia dal Grifone. Questa, la situazione in classifica delle due genovesi, l’una in una disperata rimonta salvezza con Blessin, l’altra che vuole i 3 punti per scongiurare ogni rischio. Il contro del match di sabato è da brividi per entrambi. La straripante Salernitana e il Cagliari con un calendario migliore di entrambe, rendono questa sfida un vero spartiacque, a 4 giornate dalla fine della Serie A. Un punto non servirebbe a nessuno, condannerebbe il Genoa e farebbe sprofondare la Samp. Una vittoria dei padroni di casa, scaccerebbe definitivamente lo spettro retrocessione. Un’exploit dei rossoblù significherebbe alimentare la flebile speranza salvezza, inguaiare i cugini e andare ad affrontare con il coltello tra i denti le ultime 3 di campionato, con le proibitive Juve-Napoli ed infine il Bologna in casa. Nelle ultime 3, la Samp andrà a Roma con la Lazio, ospiterà la Fiorentina e chiuderà il campionato a San Siro contro l’Inter.
“Perché proprio la Sampdoria? Nessuno mi ha mai chiesto perché ho scelto mia moglie tra le tante. E qui a Genova c’erano appena due squadre…” – Paolo Mantovani
Si prevede il tutto esaurito, con i circa 30-35.000 del Marassi pronti a dare anima ad una bolgia da Sudamerica. La Samp viene dal pareggio di Verona, ma negli ultimi 2-3 mesi ha faticato nel trovare la giusta quadra, tolte poche esaltanti prestazioni come quella contro il Sassuolo (4-1), con la doppietta di Sensi. D’altro canto, il Genoa vive una drammatica stagione da almeno settembre, con 3 sole vittorie in 34 partite, 2 delle quali arrivate con Blessin, incapace però di sopperire concretamente alla sterilità offensiva del Grifo. Solo in due occasioni ha segnato più di 1 rete nella stessa partita (2-3 a Cagliari e 2-2 ad Empoli). Il Doria recupera Daamsgaard, il Genoa dovrebbe avere nuovamente disponibili Criscito e Piccoli. Caputo contro Destro, i nuovi volti Sensi ed Amiri a confronto, Giampaolo contro Blessin. La Sud contro la Nord, di nuovo, una davanti all’altra. L’eterna sfida tra le due anime di Genova che convivono all’ombra della Lanterna, aspettando per tutto l’anno il verdetto del campo. 90 minuti, a separare il baratro dall’esaltazione, il fallimento dal successo. 90 minuti più recupero, la flebile distanza tra tutto e niente. Lo sanno bene, Doriani e Genoani, pronti a dare battaglia su campo e spalti. Sabato, ore 18, Stadio Luigi Ferraris in Marassi. Tutto questo è Sampdoria-Genoa, il Derby della Lanterna, il derby più magico del mondo.
“Siamo nell’era del villaggio globale. Eppure conta ancora il piccolo mondo quotidiano, il panettiere, l’amico bar, i colleghi d’ufficio. Navighiamo e chattiamo, ma è il rapporto con chi abbiamo vicino che cambia il nostro umore. Ecco perché, un derby così, nel suo piccolo, a Genova, conta di più!” – Fabio Caressa