I 5 portieri più forti del mondo: ora c’è anche Gigio Donnarumma

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Con la fine di Euro 2020 si è chiusa ufficialmente la stagione 2020/2021 e mai come quest’anno si può dire che sia stato l’anno dei portieri.

Che il ruolo dell’estremo difensore sia fondamentale è ben risaputo, ma mai come in questa stagione è stata evidente l’incisività che può avere il portiere. Basti pensare a Edouard Mendy, neo-acquisto del Chelsea che, con le sue parate, ha fatto in modo di non far rimpiangere il collega Kepa. O anche a Kasper Schmeichel, capace di guidare il Leicester fino a un ottimo quinto posto e la sua Danimarca addirittura alla semifinale di Euro 2020.

Restando in tema Europeo, non è di certo passato inosservato il fatto che il premio di Player of the Tournament sia andato proprio a un portiere: Gianluigi Donnarumma. E non avrebbe potuto essere altrimenti. Il classe ’99 si è infatti reso protagonista assoluto della cavalcata azzurra, risultando particolarmente decisivo dai quarti fino alla finale.

Per questo motivo, molti hanno iniziato a ragionare su quale possa essere considerato il miglior portiere al mondo. Tra i migliori cinque, in particolare, rientra di certo anche Gigio, che mai come quest’anno ha messo in mostra tutto il suo potenziale. I colleghi, però, non sono affatto da meno.

Ovviamente, per stilare questa classifica il campo si è dovuto restringere di molto, lasciando fuori alcuni top player veri e propri. Secondo alcuni, sicuramente avrebbero meritato di entrare in classifica, ma purtroppo il numero limitato di posti prevede l’inevitabile esclusione di qualcuno, nel bene o nel male.

5) MARC-ANDRE TER STEGEN

Partiamo dal gradino più basso, da un quinto posto che fino a poco tempo fa sarebbe stato un terzo o quarto. Ma non per demeriti di Marc-André Ter Stegen, bensì per meriti altrui.

Sì, perché il portiere tedesco difende i pali del Barcellona dal 2014, ben 7 anni. Non di certo un lasso di tempo breve. Soprattutto considerando i pochi scrupoli della dirigenza blaugrana nel cambiare gli estremi difensori. Dai tempi di Victor Valdés, infatti, si sono susseguiti tanti nomi, da Pinto a Cillessen, ma nessuno è riuscito a confermarsi così a lungo come Ter Stegen.

Il suo punto di forza sono probabilmente i riflessi, che spesso gli consentono di compiere veri e propri miracoli. Tra l’altro, nelle ultime stagioni, la frequenza (e l’efficacia) delle sue prodezze è aumentata considerevolmente, in parte a causa delle difficoltà della linea difensiva. In realtà, però, è negli anni che abbiamo visto la crescita del portiere ex Borussia Mönchengladbach, fin da subito bravo nel raccogliere senza pressione l’eredità di una leggenda come Victor Valdés.

E allora perché solamente il quinto posto?

Come detto in precedenza, la sua posizione è data esclusivamente dai meriti dei colleghi. In realtà, in alcune occasioni, seppur poche, Ter Stegen ha commesso errori semplici, spesso anche pesanti. In Catalogna si ricorderanno ancora la papera contro l’Atletico Madrid che ha portato al gol di Carrasco, o ancora il misunderstanding con Lenglet in Cadice-Barcellona.

Errare è umano, si sa, ma chi sbaglia meno è inevitabilmente avvantaggiato. Per questo, non bisogna certo farne una colpa al portiere tedesco, ma se si trova in questa posizione è anche, e soprattutto, per l’impeccabile rendimento dei colleghi.

4) GIANLUIGI DONNARUMMA

Senza molti dubbi, il portiere più promettente del mondo. E non solo.

A 22 anni ha già collezionato ben 215 presenze in Serie A, arricchite da 75 clean sheets, e altrettante 33 in Nazionale maggiore. Non dimentichiamoci, inoltre, che Gigio è anche il portiere più giovane ad aver mai esordito con la maglia azzurra, all’età di 17 anni e 189 giorni. In campionato, invece, ha fatto la sua prima apparizione addirittura a 16 anni e 8 mesi, divenendo il secondo portiere più giovane a debuttare nella massima serie.

Dopo ben sei anni da quel Milan-Sassuolo magico e indimenticabile, Donnarumma si è affermato anche a livello mondiale, mostrando il suo potenziale al mondo intero. In realtà, questo lo fa già da anni, da quando difende la porta del Diavolo con personalità e talento. Allo stesso tempo, però, è anche vero che il classe ’99 non aveva mai vissuto un momento del genere prima d’ora.

Soprattutto perché, pensandoci bene, Gigio non ha solamente vinto l’Europeo da protagonista, ma si è anche guadagnato un importante riconoscimento individuale. Il premio di Player of the Tournament, infatti, parla per sé: non si parla solo del migliore tra gli estremi difensori, ma proprio del migliore tra tutti. Su 624 giocatori, proprio lui.

Obiettivamente, però, siamo ancora lontani dal poterlo considerare il miglior portiere del mondo. Non ci si può dimenticare del fatto che abbia ancora 22 anni, che prima di Euro 2020 non si era mai esibito sui grandi palcoscenici europei. E soprattutto, che non ha ancora mai esordito in Champions League. Lo farà di certo tra un paio di mesi con la casacca parigina, forse la vincerà pure, ma ad oggi il conto delle presenze è zero. E sappiamo quanto la Coppa dalle Grandi Orecchie incida sulla considerazione che si può avere di un giocatore (vedasi i declini di Adrian e Karius, o le anabasi di Alisson e Onana).

Inoltre, senza nulla togliere al ragazzo, anche sotto l’aspetto tecnico c’è ancora qualcosa da limare per poter salire sul podio. Ad esempio, ha sempre fatto un po’ fatica nelle uscite, mostrandosi non sempre sicuro o tantomeno perfetto. Tutti si ricorderanno la rete di Stryger Larsen di qualche tempo fa che vide protagonista (in negativo) proprio un’uscita a vuoto dello stabiese.

In più, anche la prima impostazione con i piedi non è di certo una delle sue specialità. Nonostante il miglioramento sia evidente rispetto alle stagioni precedenti, ancora qualche piccolo limite lo ha sicuramente mostrato. Allo stesso tempo, però, ha anche palesato un margine di crescita difficilmente ravvisabile in altri suoi coetanei e una sicurezza tra i pali fuori dal comune per la sua età.

La sua corsa si ferma solo al quarto posto ma, come detto anche per Ter Stegen, lui non ha colpe. I tre sopra di lui, infatti, sono tre mostri sacri, ancora irraggiungibili per un motivo o per un altro.

Il futuro, però, è tutto dalla sua parte.

3) MANUEL NEUER

Colui che ha rivoluzionato il ruolo in tutto e per tutto.

Quando si parla di portieri e numeri uno, uno tra i primi nomi che vengono in mente è quello di Manuel Neuer. Per anni considerato il migliore al mondo, secondo molti lo è ancora, nonostante l’età e gli infortuni comincino a farsi sentire. Ma “Neuer the Wall” in realtà non ci presta molta attenzione, e a 35 anni suonati continua a difendere i pali come se fosse un adolescente.

Anche perché in pochi in Germania possono asserire di essere stati tanto longevi quanto il portiere del Bayern, da dieci anni in Baviera dopo sei stagioni allo Schalke 04. Anni e anni di esperienza, in cui Manuel Neuer ha polverizzato record su record, sempre con il suo stile anticonformista e poco ortodosso.

Fonte: profilo Twitter @FcBayern

Nonostante si avventuri regolarmente fuori dalla sua area per liberare la palla e affrontare gli avversari, il tedesco vanta ancora alcune delle statistiche più impressionanti tra i portieri nel calcio mondiale. Basti pensare che a gennaio, il 35enne ha registrato il suo 197esimo clean sheet in 423 partite di Bundesliga, stabilendo così un nuovo record nel campionato tedesco. È infatti riuscito a superare, nella classifica di tutti i tempi, la leggenda Oliver Kahn, non proprio l’ultimo arrivato.

Negli anni, Neuer ha completamente rivoluzionato la concezione che si aveva del ruolo del portiere. Le sue uscite, i suoi dribbling e le sue giocate (spesso anche pericolose) sono state il simbolo dell’evoluzione di un intero sistema, che ha visto l’estremo difensore diventare il primo costruttore di gioco. Per questo, negli anni il goalkeeper ha assunto un ruolo fondamentale, divenendo centrale già nella fase di costruzione di una squadra.

Tra qualche anno, quando si parlerà ancora di lui, Manuel Neuer sarà sicuramente ricordato come uno dei più grandi portieri della storia del calcio.

2) ALISSON BECKER

Al secondo posto, l’estremo difensore in forza al Liverpool. È vero, non ha disputato una grande stagione, come tutti i Reds, ma il talento c’è ed è indiscutibile. Incredibile come basti una singola stagione per spazzare via quanto di buono fatto, come un minuscolo granello di sabbia in un deserto di critiche.

Forse ci si sta già dimenticando dei suoi miracoli nella stagione 2017/2018, che avevano consacrato la Roma come una delle migliori difese. Non fu di certo un caso se dopo la sua prima vera stagione ad alti livelli, subito venne acquistato e portato sotto la Kop.

A Liverpool è invece diventato un’icona nel ruolo a livello internazionale: nella prima stagione in Inghilterra ha infatti vinto il premio come miglior portiere del campionato subendo solamente 22 reti, superando anche l’errore contro il Leicester che avrebbe potuto gettarlo nel calderone delle critiche del calcio. Ma soprattutto, in Champions League si è dimostrato fondamentale e sicuro di sé, nelle sue giocate estrose ma tremendamente efficaci e decisive.

Fonte: profilo Twitter @LFC

Al di là dei numeri, l’impatto che il portiere ha avuto sulle due squadre in cui ha militato è andato oltre ogni immaginazione. La Roma ha avuto la miglior difesa casalinga della Champions League 2017/2018 raggiungendo le semifinali, non subendo praticamente mai goal in casa nonostante avversarie come Barcellona e Chelsea. Il Liverpool è invece risorto dalle ceneri delle ultime stagioni colmando l’unica lacuna che gli aveva impedito di competere ad armi pari con il Real Madrid nella finale di Champions a Kiev.

Rispetto ai suoi colleghi, è forse vero che è sbocciato in età più matura e in tempi più recenti, ma ciò non ne ha assolutamente pregiudicato il rendimento. Anzi. La sua tecnica di base e i suoi riflessi hanno permesso al Liverpool e al Brasile di trionfare soprattutto a livello internazionale, consacrandosi come due delle migliori squadre in circolazione.

La sua ultima stagione è stata profondamente negativa, questo si sa. Ma allo stesso tempo si sa che il talento non svanisce mai, semmai talvolta fatica a manifestarsi.

Perché Alisson rimane, e rimarrà, ancora per anni uno dei migliori portieri del mondo.

1) JAN OBLAK

In cima c’è lui. Da ormai 7 stagioni difende i pali dell’Atletico Madrid, con cui si è affermato al più presto a livello internazionale.

Basti pensare che da quando è in Spagna è stato in grado di vincere per ben 5 volte il Trofeo Zamora, assegnato al miglior portiere della Liga tenendo conto del numero di reti subite in base alle partite giocate. Inoltre, è stato eletto per quattro volte Calciatore sloveno dell’anno, superando di una vittoria il collega Samir Handanović.

Come se non bastasse, in 414 match disputati ha collezionato ben 204 clean sheets, arrivando persino a tenere una media di 0,77 gol concessi a partita. Numeri da fantascienza.

Forse Oblak non ha mai ottenuto tutto il credito che si meritava, dal momento che la sua caratteristica migliore è il posizionamento. Sì, perché Jan è un portiere tendenzialmente poco appariscente, che nella maggior parte dei casi blocca il pallone piuttosto che respingerlo.

Nonostante più di qualche volta venga chiamato al miracolo, egli si differenzia dai suoi colleghi decisamente più spettacolari e dediti alla parata per i fotografi. Eppure, soprattutto nelle ultima stagione, “Jump Jump” Oblak ha dimostrato di saper fare bene entrambe le cose.

Comunemente si dice che ogni portiere ha i suoi difetti: chi nelle uscite, chi nelle respinte e chi nel gioco palla al piede. A ogni portiere capita di compiere qualche papera, qualche errore grossolano e dannoso. L’unico nome a cui il termine “papera” non è mai stato accostato, però, è proprio quello di Oblak.

Forse l’unica cosa che gli mancano sono i trofei, difficili da conquistare con frequenza giocando nell’Atletico Madrid. Un solo campionato vinto, una Supercoppa di Spagna e una Europa League. A 28 anni forse un po’ poco, ma un calciatore non si può (e non si deve) valutare solo dai trofei.

Perché poche cose sono certe nella vita, ma una di quelle è che Jan Oblak di difetti non ne ha neanche uno…

Oblak è incredibilmente importante, proprio come Savić, Felipe, Joao Félix. Abbiamo il miglior portiere del mondo, proprio come il Barcellona ha Messi, che è il loro simbolo. Oblak è il migliore e fa la differenza per noi e per questo è dove si merita di essere.

-Diego Simeone

 

Fonte immagine di copertina: profilo Twitter @gigiodonna1

AlessioA
Scritto da

Alessio Sirna