La stagione inizia a entrare nel vivo e le squadre hanno intenzione di schierare tutte le forza a disposizione in rosa. La formazione che ha maggiormente rinforzato le seconde linee in Serie A è l’Inter che, visti gli arrivi di Juan Cuadrado, Carlos Augusto, Alexis Sanchez, Davide Frattesi e Benjamin Pavard, ha deciso di puntare su un giusto mix di esperienza e freschezza per essere sempre pronta in ogni evenienza. Questi ultimi due colpi sono certamente i più onerosi che l’Inter abbia potuto fronteggiare. Tuttavia, il classe 1999 ha destato più clamore.
Il centrocampista italiano, arrivato dal Sassuolo, è costato ai nerazzurri 6 milioni per il prestito che diverrà obbligo di riscatto a fine stagione intorno ai 30 milioni. Il rendimento dello stesso Frattesi, nel corso della passata stagione, ha fatto sì che gli occhi delle big del nostro calcio si focalizzassero su di lui. C’è stato poco da fare per la concorrenza, però. L’Inter è stata la prima ed unica scelta del giocatore, protagonista del nuovo episodio di New Brothers, la rubrica di InterTV su DAZN, nel quale ha raccontato i retroscena del suo passato.
LE PAROLE DI DAVIDE FRATTESI
PRIME PRESENZE – “Il primo stadio in cui ho giocato è stato il Curi: facemmo un torneo da piccoli. La prima partita da professionista è avvenuta in Coppa Italia nel 2017 con il Sassuolo, fu una grande emozione. C’era anche Bastoni”.
PASSATO DA PORTIERE – “Inizialmente facevo il portiere, poi sono diventato attaccante. Poi è arrivato Franceschini, che mi ha cambiato ruolo e mi mise a fare la mezzala: non ero d’accordo, oggi invece devo ringraziarlo. Il primo regalo calcistico furono delle Total 90, le scarpe che indossava Ronaldinho: me le regalarono i nonni, ancora le conservo gelosamente. Ho un bellissimo rapporto con la mia famiglia, provo a portarli dappertutto. Appena posso, cerco di ripagarli dei loro sacrifici, anche se non sarà possibile. Il mio più grande sostenitore è stato mio nonno, mi lasciava le pagelle sulla sua porta dopo le partite”.
MOMENTO DIFFICILE – “Dopo il settore giovanile, mi sono trasferito al Sassuolo: lì non giocavo e mi sono fatto male pure al quinto metatarso, è stato un anno particolare e complicato. Ma non può girare sempre bene: una persone li mette in conto i momenti difficili. L’insegnamento più importante me lo dà il gruppo: bisogna sempre avere rispetto di tutti e saper stare con gli altri”.
LE CARATTERISTICHE E LO SPOGLIATOIO – “Come centrocampista sono un incursore, faccio diga, corro sempre: devo migliorare nella gestione della palla. Lo spogliatoio è importante, è lì che si vincono le partite: sembra una frase fatta, ma è la verità. Se c’è un gruppo forte gli obiettivi diventano da impossibili a sempre meno complicati. È più importante la determinazione del talento: ci sono tanti esempi di grande talento, ma senza testa non si arriva. Ci sono invece esempi di persone che hanno meno talento ma che, con l’impegno, hanno raggiunto traguardi importanti”.