La redazione di NumeroDiez ha intervistato Arturo Di Napoli, ex attaccante, tra le altre, di Inter e Napoli.
Dagli inizi nel settore giovanile nerazzurro, con cui condivideva la stanza con Javier Zanetti, all’esperienza di Napoli, allenato da Gigi Simoni. Per poi diventare Re, non nella notte di Madrid, ma tra Messina e Salerno.
Alla fine saranno più di 180 le marcature messe a referto da Re Artù. Memorabili le annate dal 2003 al 2006, in cui Di Napoli prima trascina il Messina in Serie A, e poi, a suon di gol, alla permanenza nella massima serie.
Tanti i temi toccati, dal big match Napoli-Inter alla situazione attuale della Juventus, con un excursus sulle esperienze accumulate in carriera.
L’INTERVISTA
Ciao Arturo, sei un milanese di origini napoletane, hai giocato sia per l’Inter, dal settore giovanile alla prima squadra, sia per il Napoli. Chi, meglio di te, può spiegarci l’importanza di Napoli-Inter.
“Napoli-Inter è sempre un fascino, indipendentemente dalla posizione in classifica delle due squadre. Sarà sempre un big match, perché il Napoli è una squadra di prim’ordine e l’Inter ha una grande storia alle spalle. In questo momento è ancora più bella, essendo il campionato è molto equilibrato. Sotto tutti i punti di vista è una super sfida. Mi auguro che possa essere un grande spot per il nostro calcio. Sono due squadre che giocano molto bene, perché hanno proprio gli uomini adatti alle rispettive filosofie di gioco.
Ci sarà il confronto tra due degli attaccanti più forti del nostro campionato, Osimhen da un lato, Lautaro dall’altro, chi preferisci e per quale motivo?
“Sono due giocatori che mi piacciono moltissimo. Sono già considerati dei top player nonostante l’età, che è tutta dalla loro parte. Osimhen può ancora crescere molto. Lautaro si avvicina molto al mio modo di giocare e pensare. Preferisco attaccanti come lui, Mertens e Insigne, senza nulla togliere a Victor, che per me resta un giocatore straordinario che fa reparto da solo. Anche se, avendo origini napoletane, sono molto combattuto. Una volta sbagliai un rigore con il Napoli, mio fratello non si volle sedere vicino a me per cena (ride ndr)!”
Ti aspettavi questo impatto da parte di Lautaro Martinez?
“Devo ammettere che ero scettico al momento del suo arrivo. Invece è un ragazzo che ha saputo dimostrare tutto il suo valore. Lautaro è stato pagato molto, non mi spiegavo le motivazione dietro tale scelta, ma subito dopo mi sono ricreduto, è stata una dolce sorpresa“.
Quale tra i due team parte con i favori del pronostico?
“Per me è 50 e 50. Considero l’Inter una squadra più preparata, a causa della panchina più importante con tanti giocatori, ma si gioca a Napoli, e io al Maradona, all’epoca San Paolo, ci ho giocato e so cosa vuol dire. La città e i tifosi possono trasferire molto agli azzurri. Fosse stata Inter-Napoli avrei alzato la probabilità in favore della squadra di Inzaghi“.
In caso di sconfitta il Napoli è fuori dalla lotta scudetto?
“La partita è fondamentale, ma in caso di sconfitta il Napoli non uscirà dalla lotta scudetto. Questo campionato ci sta insegnando che le squadre non mollano mai, basta vedere Milan e Juventus“.
La Juventus deve ancora credere nel primo posto?
“Mesi fa, e mi diedero del pazzo, dissi che la Juventus non muore mai. Oggi ha tanti punti di distacco, ma la Juve ha ritrovato l’equilibrio che Allegri è in grado di dare. Non giocando un grandissimo calcio, comunque sta subendo molto poco, in pieno stile Allegri. La Juventus ha dominato in Italia per nove anni. Max è un grande allenatore perché vincere non è mai facile, ma lui c’è sempre riuscito. I bianconeri sono vivi per una questione di dna, non mollano mai, sono abituati a lottare sempre. Ultimamente la società è stata travolta da questioni difficili da gestire, prima il passaporto, poi la guardia di finanza e la difficile situazione Ronaldo. Nonostante questo hanno risposto comprando Vlahovic, mostrando tutta la loro forza”.
Tra Vlahovic e Lautaro chi scegli?
“Sono due giocatori differenti, quindi dico che li prenderei entrambi (ride ndr). Vlahovic è inattaccabile, ha numeri da grande giocatore, da Juventus. Sono numeri spaventosi e soprattutto non si accontenta, vuole sempre alzare l’asticella e l’ha dimostrato accettando la Juve, farà sicuramente grandi cose“.
Il numero 10, reale perché lo indossava o virtuale perché se lo meritava, più forte con cui hai giocato?
“Mi metti in difficoltà (ride ndr), ce ne sono tantissimi. Potrei dirti Del Piero, con cui ho giocato in Under-21. Ma ci sono anche Totti e Baggio, con cui ho disputato tante partite da avversario. Roberto è il numero 10 per eccellenza, è un amico, è stato il 10 amato da tutti. Solo quando ha detto addio a Firenze è stato criticato, ma resta il giocatore più amato da quelle parti. Baggio ti colpisce per la sua umiltà, per il suo modo di essere, è grande per questo. Gli infortuni l’hanno limitato molto, ma nonostante tutto ha fatto tantissimo”.
Condividevi la stanza anche con Javier Zanetti nei tuoi anni all’Inter.
“Esatto. Il fatto che oggi sia il vicepresidente dell’Inter e sia amato non solo dai tifosi dell’Inter, dimostra che uomo straordinario sia. Lui fa davvero tanto per chi è in sofferenza. Il primo nome che mi viene in mente se penso ad un campione vero è lui, senza dubbi. Javier Zanetti è il capitano eterno“.
Hai avuto grandi allenatori in carriera, da Gigi Simoni a Roy Hodgson, come valuti l’impatto di Inzaghi e Spalletti, entrambi al primo anno sulle rispettive panchine.
“Grazie a Spalletti il Napoli è una squadra che ha equilibrio, che sa cosa fare. I giocatori rispecchiano le idee di Luciano. Inzaghi ha fatto un grande percorso, è partito dalla primavera della Lazio, nessuno gli ha regalato qualcosa, si è conquistato tutto sul campo. Ad inizio stagione eravamo tutti scettici a causa delle partenze di Lukaku e Hakimi. L’Inter la seguo molto, avendomi forgiato come uomo e calciatore. Inzaghi ha stupito tutti, me solo in parte a dire il vero, perché le sue squadre le ho sempre seguite e hanno una metodologia costante, hanno coraggio. Luciano e Simone sono due grandi allenatori, che fanno giocare molto bene i rispettivi team”.
Con quale allenatore hai avuto il rapporto migliore?
“Ho avuto molti allenatori bravi, Ventura e Guidolin mi hanno insegnato davvero molto. Le squadre di Ventura, quando ingranano, giocano un calcio spettacolare, purtroppo il suo nome è ormai legato alla disfatta dell’Italia, ma Ventura ha fatto molto per il nostro movimento, è un maestro di calcio. Dirò la verità, io con gli allenatori non ho mai avuto un gran rapporto, e solo con il tempo mi sono reso conto di tutti i miei errori da calciatore. Anche Nedo Sonetti (insieme a Palermo nel 2003) mi ha insegnato molto, con lui ho un grandissimo rapporto tutt’ora. La sua metodologia era molto più sul calciatore come persona rispetto alla tattica di un Sarri o un De Zerbi. Non posso poi non ricordare Gigi Simoni e Bortolo Mutti, ma anche allenatori come Benito Lorenzi e Giuseppe Giavardi, fondamentali nel settore giovanile”.
Con Bortolo Mutti ti sei espresso ai tuoi livelli più alti, con il Messina.
“Mutti è una persona dallo spessore unico. Con lui alla guida del Messina siamo passati dalla Serie B alla Serie A e sono diventato capocannoniere con più di 20 gol. Nella massima Serie segnai 13 gol, tutt’ora, a Messina, è il record di marcature in Serie A. Posso dire di aver fatto meglio rispetto ad un grandissimo come Totò Schillaci. Essere nella storia di un club importante, anche se ora non sta vivendo il suo miglior periodo, è una grande soddisfazione. Messina ha assaporato il grande calcio, accettare questa situazione non è facile. Purtroppo i soldi da investire nel calcio, considerando il momento, sono sempre meno. Messina è una piazza esigente, merita un presidente con voglia e possibilità di investire”.
Come ti stai trovando sulla panchina della New Dreams (club di Milano in cui militano personaggi famosi con un bellissimo obiettivo, fare beneficienza)?
“Ogni tanto vado e provo ad insegnarli qualcosa, sono indisciplinati, li trovo a mangiare il Mc o a fumare sigarette (ride ndr). Sono dei ragazzi meravigliosi, perché fanno del bene, si impegnano per regalare gioie a persone meno fortunate. Quando hanno bisogno vado sempre con il sorriso, sono ragazzi che vengono da tutta Italia con l’intento di fare beneficienza, ed è una cosa stupenda. Poi, ovviamente, di calcio c’è poco, ma è giusto così”.
La redazione di NumeroDiez ci tiene a ringraziare Re Artù, per la grande disponibilità.