Juventus-Atalanta: la partita dai due volti

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A Torino si è chiuso con il risultato di 1-1 il primo big match di giornata, che vedeva contrapposte Juventus e Atalanta. Uno degli incontri più attesi di tutto il campionato, che sulla carta non è mai stato tanto squilibrato come quest’anno. Da un lato, infatti, i padroni di casa, ci sono arrivati con qualche certezza in più a seguito dell’impresa di Barcellona e dell’importante successo sul campo del Genoa; la situazione dei bergamaschi era sicuramente meno positiva: nonostante la qualificazione agli ottavi di Champions e una vittoria importante contro la Fiorentina, il caos all’interno dello spogliatoio e il consistente ritardo in campionato di certo non aiutavano la Dea ad affrontare la squadra più forte d’Italia da nove anni a questa parte.

Fonte: profilo Instagram @bonuccileo

Una partita che fin da subito non delude le aspettative e sorprende ancora prima del calcio d’inizio: per Kulusevski e Gomez solo la panchina, mentre, grazie alle ultime prestazioni fornite, vengono riproposti McKennie e Pessina. Se Pirlo decide di porre fine al turnover continuo a cui ci ha abituato finora, cambiando solo 3 degli undici scesi in campo a Marassi, Gasperini ne conferma 10 su 11 (con Toloi costretto a dare forfait per un problema all’adduttore).

L’1-1 è un risultato tutto sommato giusto, regolare, tra due squadre diverse ma entrambe di sostanza. Una partita dalle due facce, che per 45 minuti veste bianconero, poi all’uscita dagli spogliatoi assume le sembianze di una Dea. Merito del risultato va sicuramente attribuito ai due portieri, che si esaltano con parate eccezionali e decisive, ma paradossalmente gli attacchi appaiono decisamente scarichi, mai in grado di entrare in partita.

 

ATALANTA: PIÙ DELIZIE CHE CROCI

L’assenza del Papu Gomez, sempre più coinvolto in voci di spogliatoio e non, sicuramente condiziona le sortite offensive dei neroazzurri: la scelta di puntare su due uomini come Malinovskyi e Pessina alle spalle di Zapata implica maggiore contributo in fase di ripiego, ma allo stesso tempo non fornisce la qualità di calciatori come l’argentino o Mirančuk. Purtroppo per Gasperini, poi, diventano cruciali anche gli infortuni: l’assenza forzata di Pasalic lo costringe a optare per De Roon, mentre a prendere il posto dell’infortunato Toloi è Palomino.

Nel primo tempo l’atteggiamento dell’Atalanta è decisamente remissivo, soprattutto incentrato sull’occupazione dello spazio nella propria metà campo e sull’interruzione delle linee di passaggio bianconere, mentre la manovra offensiva risulta prevedibile e spesso inconcludente. L’entrata di Gomez inevitabilmente cambia la faccia alla squadra e non a caso poco dopo arriva il pareggio di Freuler. Il gol dello svizzero porta nuova fiducia ai bergamaschi, che con il passare dei minuti prendono sempre di più il controllo della palla e del campo. La spinta dell’Atalanta si fa sempre più importante, al punto che gli ultimi cambi adoperati dal mister portano in campo Muriel e Mirančuk, non di certo uomini ideali per conservare il pareggio. Gasperini può quindi uscire dallo Stadium ampiamente soddisfatto dei suoi, che hanno interpretato la partita nel migliore dei modi, mettendo in difficoltà una squadra che una settimana fa metteva a segno tre reti contro il Barcellona di Leo Messi.

Fonte: profilo Instagram @piergollo

Note di merito a Gollini e Freuler, i due uomini in più della squadra vista in campo ieri sera. Il primo mostra sicurezza e fiducia: è incolpevole sul gran gol di Chiesa, mentre si esalta nella seconda frazione parando a cristiano ronaldo il suo primo calcio di rigore in Serie A (secondo in Italia a riuscirci) e chiudendo in maniera eccelsa lo specchio a Morata in ben due occasioni. Il secondo, dal canto suo, fornisce qualità e quantità in tutte le zone del campo, dalla difesa all’attacco, il tutto impreziosito dall’importante gol del pareggio.

L’unica nota negativa che si può trovare nella partita dell’Atalanta è l’attitudine con cui è entrata in campo nei primi minuti, quando ha messo in mostra un atteggiamento eccessivamente accorto (che stride con quello abituale) e si trova per forza di cose a dover inseguire.

 

JUVENTUS: UN PAREGGIO AGRODOLCE

Ennesimo stop in campionato per la squadra di Pirlo. Con questo salgono a sei i match conclusi in parità mentre restano quattro i punti di ritardo sul Milan capolista, fermato dal pareggio di Marassi. Eppure, i primi minuti fanno ben sperare: il pressing funziona e mette in grossa difficoltà l’Atalanta, il fraseggio veloce crea numerosi spazi in mezzo al campo e i movimenti di centrocampisti e attaccanti fanno girare la testa ai tre difensori bergamaschi spesso costretti a ricorrere al fallo.

Nonostante tutte queste premesse, la rete sembra veramente difficile da raggiungere, con errori gravi in fase di rifinitura che, alla fine, condizioneranno inevitabilmente il risultato. Difficile non pensare subito a quel tacco sufficiente di Morata, degno del peggior Balotelli, preceduto addirittura da un appoggio altrettanto inguardabile per Ronaldo. Fortunatamente, con ostinazione e perseveranza, il gol arriva lo stesso, su un’invenzione di Federico Chiesa che, dopo numerosi scatti non premiati dai suoi compagni, si mette in proprio e infila il pallone alle spalle di Gollini. È una Juve compatta e organizzata, più precisa e meglio messa in campo rispetto ai suoi avversari. I problemi più grandi si presentano non appena le due squadre escono dagli spogliatoi.

Fonte: calciomercato.it

Chissà cosa avrà detto Gasperini ai suoi giocatori per farli rientrare in campo con una fame tale da mangiarsi il campo per più di un quarto d’ora. Sta di fatto che i bianconeri nel secondo tempo sembrano irriconoscibili: pochi spunti, molti errori e troppa sofferenza. Il duo di attacco della Juve, tuttavia, di certo non è di aiuto, dal momento che Morata e Ronaldo sembrano quasi fare a gara a chi commette più errori. Accanto a loro, viene a mancare anche l’apporto di Rabiot che, subentrato presto ad Arthur, sbaglia troppi passaggi e perde troppi palloni mostrando anche un’eccessiva insicurezza nell’azione del pareggio nerazzurro.

A fare la differenza a favore dei bianconeri, però, sono sempre gli stessi: la coppia di centrali Bonucci-De Ligt è un muro invalicabile, mentre Bentancur e McKennie reggono il centrocampo a suon di recuperi, inserimenti e giocate spettacolari. Lo statunitense, soprattutto, si esalta più volte, inseguendo ovunque il pallone e servendo per ben due volte a Morata l’assist per il matchpoint finale. Infine, non si può dimenticare il giovane Chiesa, che dopo aver sbloccato la partita continua a infiammare quella fascia creando pericoli ogni volta che ne ha l’occasione. Forse non era lui l’uomo da sostituire.

Alla fine, anche nel caso della Juve è probabilmente l’atteggiamento quello che condiziona il risultato. A una squadra solida e sicura nella prima metà, ne corrisponde una tremendamente insicura, in preda all’affanno e alla fretta, nella ripresa.

Abbiamo giocato un’ottima partita contro una squadra forte. Ma quando dobbiamo fare il salto in più per vincere, come stasera, abbiamo commesso delle leggerezze che non ci hanno permesso di vincere”.

Con queste parole il mister bresciano ha commentato la prova dei suoi, cercando di porre in ogni caso l’accento sui lati positivi, ma allo stesso tempo ammettendo la presenza di fattori meno incoraggianti su cui c’è senz’altro da lavorare.

L’attuale terzo posto sicuramente non può soddisfare la Vecchia Signora, nonostante i profondi cambiamenti avvenuti in estate, perché Milan e Inter viaggiano (quasi) senza sosta e, se non vuole restare indietro, la Juve è costretta adesso a cambiare definitivamente marcia.

AlessioA
Scritto da

Alessio Sirna