A novembre 2021 ragionavo sui ragazzi che dal settore giovanile della Juventus sono poi arrivati in prima squadra. Dal 2006 al 2021 soltanto Marchisio, Giovinco, De Ceglie, Spinazzola e Kean sono stati aggregati con forza “ai grandi”, con qualche apparizione per Marrone e Frabotta senza però mai convincere. Post Calciopoli insomma nonostante diversi nomi in panchina nessuno mai (o quasi) aveva puntato con insistenza sui prodotti del vivaio.
Nelle ultimissime stagioni abbiamo visto una sfilata di esordi nelle ultime giornate di campionato: Gozzi, Kastanos, Mavididi, Mattiello, Portanova, Audero, Rafia, Da Graca, Di Pardo, Dragusin e tanti altri sono riusciti a giocare qualche minuto in maglia bianconera.
Il punto focale del discorso è però un altro: l’esordio senza continuità di rendimento non porta benefici alla società sportiva (senza considerare le cessioni che potrebbero arrivare in chiave mercato). Il focus non è quindi l’allenatore di turno a non voler investire sui ragazzi, era più che altro la Juve stessa a non voler investire adeguatamente in un progetto di scouting serio.
LA “NEXT GEN”
A quasi due anni di distanza da quella riflessione è cambiato tutto. La Vecchia Signora ha iniziato a fidarsi di più dei prodotti derivanti da Primavera e Next Gen anche in chiave prima squadra. Lo scorso anno abbiamo ammirato la tecnica di Fagioli (divenuto titolare) e le incursioni di Miretti che ha giocato ben 40 partite in tutte le competizioni. Soulè e Iling-Jr sono stati aggregati e utilizzati anche in momenti delicati e abbiamo visto qualche presenza pure da parte di Barrenechea e Barbieri. Senza considerare Kean che è sì “della Juve” ma è tornato a casa come un nuovo acquisto bianconero per oltre 30 milioni di euro.
Nell’ultima tournée estiva sono stati aggregati anche il portiere Daffara, il centrocampista Nonge, il difensore Huijsen e l’attaccante Yildiz, tutti classe 2004 o 2005. Non solo: questi ultimi due giocatori sono anche stati convocati per la prima partita stagionale e il giovane turco ha pure esordito contro l’Udinese in Serie A. Personalmente mi aspetto tanto anche dall’olandese, soprattutto vedendo la personalità che ha mostrato nelle amichevoli quest’estate e i difensori centrali a disposizione di Allegri. Di ritorno dai prestiti poi si è rivisto pure Hans–Nicolussi Caviglia che dovrebbe rimanere in organico.
UN NUOVO MODUS OPERANDI
Insomma, alla Juventus hanno cambiato modo di ragionare e in un momento così delicato dal punto di vista economico è stata la decisione giusta. La mancata qualificazione in Champions League ha richiesto diverse cessioni ma ad oggi a Torino sono riusciti a trattenere Bremer, Chiesa e Vlahovic. Non proprio roba da poco visto che quest’anno non ci saranno vetrine europee ma soltanto partite giocate sul suolo nazionale. Poi visti gli sviluppi tra Premier e Arabia sembra naturale pensare che la via più giusta sia proprio quella di ripartire dalla valorizzazione dei talenti.
Sarà sempre più difficile per i club italiani essere competitivi sul mercato per giocatori di prima fascia. Per questo è necessario lavorare bene sulle giovanili e blindare i talenti più promettenti prima che arrivino gli altri. E se devo essere sincero, su questo la Juve è stata decisamente brava. Certo, è difficile pensare che a 18 anni e senza esperienza in Serie A si possa risultare da subito decisivi ma questi progetti devono essere valutati sul lungo termine. Ogni campione del calcio è stato prima di tutto un esordiente senza nome per poi divenire leggenda.
Concludo sottolineando come non sia da ricercare sempre e solo il fenomeno all’interno dei settori giovanili. Ogni team è composto da giocatori chiave e semplici gregari che però aiutano all’interno di una stagione lunga e complicata. Se la Juventus smette di investire su giocatori “di contorno” per aggregare alla squadra alcuni ragazzi promettenti sono il primo ad esserne felice.
L’oro bianconero va quindi coltivato a partire dalle squadre giovanili, ai “grandi” si chiede soltanto un po’ di coraggio in più. Necessario, oggi come oggi. Avevo già affrontato il discorso a gennaio 2023: non è che ad Allegri non piacciano i giovani, il problema è fidarsi di loro.
In questa stagione probabilmente anche lo stesso Max dovrà lavorare su questo concetto per evitare di vedere nuovamente McKennie titolare al posto di Fagioli in un Napoli–Juve di fondamentale importanza.