A meno due c’è freddo, ma nemmeno troppo.
La classifica di Serie A, in questa ormai conclusa pausa Nazionali, racconta di una sfida d’altri tempi tra Juventus e Inter.
L’ultimo confronto diretto per lo Scudetto tra le due è la stagione 2019/20, dove Maurizio Sarri ha conquistato il tricolore battendo la prima armata nerazzurra allenata da Antonio Conte.
Proprio l’ex capitano bianconero ha interrotto a quota nove la striscia di campionati vinti dalla Vecchia Signora dopo averne iniziato il ciclo nel 2011/12.
Sembra passato un secolo, ma è storia recente del nostro calcio.
LA POSTA IN PALIO
Tre punti a disposizione di Allegri e inzaghi: quanto peseranno sul campionato?
Ovviamente una singola partita non è determinante al 100%, a disposizione delle due rose ci saranno altri 75 punti dopo il derby d’Italia.
Juve e Inter però vivono in un precario equilibrio di classifica che le rende, ad oggi, le due maggiori candidate per la vittoria finale.
Saranno 90 minuti di battaglia, ma questa partita significa sempre qualcosa di più di banali punti in palio.
COME CI ARRIVA L’INTER?
Per molti addetti ai lavori, i nerazzurri sono la squadra da battere da ben prima dell’inizio del campionato.
Io stesso la consideravo la più forte, ma pensavo che potesse vincere il Milan (ad oggi decisamente in difficoltà).
Inzaghi ha perfezionato il suo “gioiellino” in queste ultime stagioni e lo scorso anno è arrivato addirittura a giocarsi una finale di Champions League.
Dall’inizio del suo ciclo manca lo Scudetto, sfiorato alla prima annata e perso all’ultima giornata.
Lautaro Martinez è in forma strepitosa e guarda tutti dall’alto in classifica cannonieri. Guardando una partita dell’Inter si percepisce il lavoro settimanale e la mano dell’allenatore.
COME CI ARRIVA LA JUVENTUS?
Anche i bianconeri sembrano stati plasmati da Allegri: il mister bianconero infatti preferisce subire meno da parte degli avversari anche a costo di sacrificare la fase offensiva.
Dopo la sconfitta di Reggio Emilia, infatti, l’unico gol subito è stato quello di Dossena nell’ultima partita casalinga contro il Cagliari.
I bianconeri sembrano una squadra, ad oggi, in grado di segnare con un cross o con un piazzato, difficilmente durante un’azione manovrata o un recupero alto come invece accadeva nelle prime partite stagionali.
La Juve si è “evoluta” per volere del coach e i risultati sono stati positivi anche se spesso e volentieri non convincenti.
E il test di domenica sarà impegnativo dato che si affronta quella che a mio modo di vedere è la rosa più lunga e qualitativa dell’intero campionato.
LA MIA PAURA
Il timore che nutro è semplice, banale e scontato: quello di scottarsi dopo un periodo positivo dal punto di vista del tabellino ma meno luminoso se osserviamo quello che racconta il campo.
Lo scorso anno i bianconeri, dopo 8 vittorie consecutive senza prendere gol, sono sprofondati a Napoli con un pesantissimo 5-1 che ha ridimensionato la seconda parte della stagione bianconera.
Il fortino difensivo juventino dopo quella batosta non è stato più granitico come in precedenza e, per quanto mi riguarda, anche per ragioni legate all’extra-campo.
Dopo la sconfitta del Maradona, infatti, è arrivata la prima penalizzazione.
La mia lettura però è che la Juve abbia overperformato dal punto di vista difensivo sia nella precedente annata, sia in questa.
Non prendere gol nel calcio è importante ma non scontato ed è utopia pensare di vincere tutte le partite senza che gli avversari possano segnare.
Un’altra enorme paura è che a Torino possano “accontentarsi” di un piazzamento Champions senza crederci abbastanza nei momenti decisivi che potrebbero lasciare la Juve in lotta Scudetto anche a febbraio o marzo.
Insomma, una sorta di sindrome del braccino corto per rimanere in tema con l’attualità legata a Sinner e alle ATP Finals.