“Non passava un istante senza pensare a lei, tutto quanto mangiava e beveva aveva il sapore di lei, la vita era lei a ogni ora e ovunque.”

Il passo, estrapolato dall’opera di Gabriel Garcia Marquez “Dell’amore e di altri demoni”, potrebbe apparire fuori contesto. Osservandolo dalla giusta prospettiva, però, è semplice rendersi conto che il tema dell’ossessione è centrale in questa storia. Un pensiero che ritorna continuamente e in modo tormentoso. Una definizione basilare che, tra le righe, non può che celare il rapporto tra il Real Madrid e la Décima. Un’epopea lunga dodici anni. Un viaggio con una meta prefissata, ma apparentemente irraggiungibile. Una magnifica ossessione.

fonte: corriere.it

Il 15 maggio 2002, all’Hampden Park di Glasgow, i blancos alzano al cielo scozzese la nona Champions League della loro gloriosa storia. Il Bayer Leverkusen tiene testa al Real fino al capolavoro di Zidane, impossibile da commentare, impensabile non ricordare. Nei giorni successivi, una volta smaltita l’ebbrezza della festa, inizia a farsi strada una riflessione, un calcolo che si trasformerà presto in un’inquietudine. Se dovessero trionfare ancora una volta nell’Europa dei grandi, il conto delle coppe dalla grandi orecchie salirebbe a dieci, un’impresa che non è mai riuscita a nessuno. Un traguardo prestigioso che consacrerebbe il Real Madrid come il club più grande del mondo del calcio.

 

I GALACTICOS

Florentino Perez, alla guida della Casablanca dal 2000, migliora e rinsalda la politica che ha contraddistinto i suoi primi anni di presidenza. Dopo Luis Figo e Zidane, la capitale spagnola diventa la casa di Ronaldo (2002), Beckham (2003) e Owen (2004). Nasce il mito dei “Galacticos”, una squadra composta dai migliori calciatori in circolazione, riuniti sotto un unico stendardo.

Ben presto, però, appare evidente che l’esperimento non sia destinato a durare e dare i frutti sperati. La chimica è poca, un puzzle con pezzi che non si incastrano. Il talento a disposizione del pubblico del Bernabeu è di un livello spaziale. Singolarmente sono l’espressione più bella del calcio, insieme non possono convivere. Il bottino raccolto è di appena due campionati, nel 2003 e nel 2007. L’Europa è un miraggio. Il Real Madrid non va mai oltre gli ottavi di finale.

I Galàcticos, da thesefootballtimes.co

Cambiare è la parola d’ordine. Perez, dopo un periodo di pausa in cui la presidenza è affidata a Ramòn Calderòn, torna alla guida. La filosofia, però, non cambia, anzi… viene esasperata ancor di più. L’estate del 2009 è quella che cambia la storia del calciomercato. I valori dei calciatori assumono cifre gigantesche e il dio denaro diventa la divinità più popolare.

Alla corte di Manuel Pellegrini, scelto per la panchina, arrivano Kakà, Benzema, Xabi Alonso, Raul Albiol e, soprattutto, Cristiano Ronaldo. Il portoghese diventa il calciatore più costoso di sempre, in quanto pagato ben 94 milioni di euro, sborsati a beneficio del Manchester United. I Galàcticos 2.0 sono pronti a conquistare il mondo, ma serve ancora qualcosa. Nel 2010 è Mourinho, dopo aver vinto la Champions con l’Inter nella finale del Bernabeu, a firmare con il Real. La perfezione sta per essere raggiunta.

 

CARLO MAGNO

I risultati migliorano, l’alchimia del nuovo progetto è diversa. I protagonisti sono più funzionali. Nel 2012 il Madrid vince la Liga, ma l’Europa rimane un mistero irrisolto. La décima continua ad essere un’ossessione. Dal 2011 al 2013 i blancos si fermano in semifinale, bloccati da Barcellona, Bayern Monaco e Borussia Dortmund.

Alla fine della stagione 2012-2013, si prova il tutto per tutto. Bisogna alzare quella coppa. L’allenatore portoghese torna al Chelsea e Florentino Perez sceglie Carlo Ancelotti, l’uomo giusto. Al suo fianco c’è un certo Zinedine Zidane. Il mercato porta a Valdebebas Isco, Casemiro e Gareth Bale, strappato al Tottenham per 100 milioni di euro.

fonte: areanapoli.it

Ancelotti si accorge immediatamente che Cristiano Ronaldo ha bisogno di maggiori libertà. La sua spalla ideale è Benzema, fenomenale nell’aprirgli lo spazio per trovare la via della rete. Il lavoro silenzioso svolto dall’attaccante francese passerà spesso inosservato, ma sarà cruciale. La stagione europea, come al solito, parte a fari spenti. Il mondo è ignaro di ciò che sta per accadere.

Il Real Madrid, trovatosi nel gruppo con Juventus, Galatasaray e Copenhagen, è straripante. Segna venti volte e subisce appena cinque reti, concludendo al primo posto con 16 punti, senza mai perdere. In campionato la sostanza non cambia. Il dominio è condiviso con Barcellona e Atletico Madrid.

 

IL CAMMINO

L’ottavo di finale è benevolo. Lo Schalke è il primo avversario da eliminare per conquistare il continente. In Germania è uno show dell’arrembante trio offensivo. La partita d’andata finisce 1-6, con le doppiette per CR7, Benzema e Bale. La BBC è inarrestabile. Il ritorno è una formalità, sbrigata con un 3-1 firmato da due reti di Ronaldo e dal gol di Morata. Il sorteggio sembra sorridere ancora una volta ai ragazzi di Ancelotti. Ai quarti c’è il Borussia Dortmund, l’occasione di vendicare l’eliminazione dell’edizione precedente è troppo ghiotta per non essere sfruttata. La prima gara in Spagna è una sentenza. 3-0, segnano Bale, Isco e Cristiano.

Nel frattempo, in Liga il Real rallenta. Inutile nascondersi dietro un dito, l’obiettivo è uno, e tutte le energie vanno canalizzate in quella direzione. Il fine è arrivare a Lisbona e vincere la Champions League. Il ritorno a Dortmund, però, rischia di rovinare tutto. Ronaldo è infortunato, ed al suo posto c’è Di Maria. L’attaccante rosarino, al 17′, ha l’occasione di chiudere la pratica tedesca, ma dal dischetto si fa ipnotizzare da Weidenfeller. Il muro giallo è un fattore e il Borussia crede di potercela fare. Reus segna due volte nell’arco di 13 minuti, al 24′ e al 37′. Manca più di un tempo di gioco, ed i fantasmi del passato sembrano riaffiorare. Il Dortmund, però, non segna, spreca tanto e grazia più volte il Real. Il 2-0 non è sufficiente e in semifinale vanno gli spagnoli.

Probabilmente l’ostacolo più ostico da superare. Prima della finale bisogna battere i campioni uscenti, il Bayern Monaco. A Madrid, la squadra dell’eterno nemico Pep Guardiola fa la partita, controllandola in lungo e in largo, ma senza segnare. Benzema sfrutta una delle poche occasioni per i padroni di casa e firma l’1-0 finale. In Baviera tutto è pronto per il ribaltone. Il Bayern ci crede, ne è più che convinto. Ancelotti e i suoi uomini sono riluttanti al pensiero di fermarsi per l’ennesima volta a un passo dall’atto conclusivo.

Quella che va in scena all’Allianz Arena è una lezione di calcio, culminata in uno 0-4 dal sapore umiliante per i tedeschi. Ramos e CR7 segnano una doppietta ciascuno e il portoghese, toccando quota 15 reti complessive, diventa il miglior marcatore in una singola stagione di Champions League/Coppa dei Campioni di sempre. Finalmente, Lisbona. Finalmente la possibilità d’intravedere la décima.

 

 

LA FINE DELL’OSSESSIONE

In Spagna l’Atletico Madrid vince incredibilmente il campionato all’ultima giornata, riassaporando il gusto del trionfo locale dopo quasi vent’anni. Simeone guida magistralmente la sua squadra, spingendola oltre i limiti possibili. La finale di Lisbona sarà il derby madrileno. Merengues contro colchoneros, blancos contro rojiblancos. Una città spaccata in due che si appresta a vivere una notte eterna, la più lunga, estenuante ed emotivamente intensa. La cornice del Da Luz è meravigliosa, c’è una nazione in trasferta sugli spalti.

L’Atlético, al 36′, passa in vantaggio. Godìn colpisce di testa in seguito a un’azione confusa, scavalcando un colpevole Iker Casillas, uscito a vuoto. La squadra di Simeone si chiude a riccio in difesa, ed il Real sfiora il pareggio più volte con Gareth Bale. Sembra finita. La maledizione della décima continua. Il recupero, di 4′, sta scadendo. C’è il tempo per un ultimo calcio d’angolo in favore delle merengues. Il cross di Modric è perfetto, in area si libera Sergio Ramos che sovrasta la difesa colchonera. Il tempo sembra arrestarsi. Entrambe le tifoserie trattengono il fiato. Sanno cosa sta per accadere, ma non riescono a metabolizzarlo, una per il trauma, l’altra per l’eccitazione incredula ed insperata. Ramos colpisce di testa e pareggia al 93′.

I supplementari sono senza storia. Il colpo subito dall’Atlético è troppo impattante. L’inerzia del match è cambiata e le vele della nave blanca sono spiegate. Tra il 110′ e il 120′ segnano Bale, Marcelo e Cristiano Ronaldo su rigore. 4-1, il Real Madrid è campione d’Europa, l’ossessione è svanita, la décima è realtà. Una notte perfetta, storica, epocale, che mai verrà dimenticata, in Spagna come nel mondo intero.

 

Fonte immagine in evidenza: ilnerazzurro.it