Stefano Borghi: i piani della Lazio

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La lazio sta lavorando, sul campo, ma anche fuori. L’obiettivo è quello di migliorarsi, nonostante la scorsa stagione possa essere considerata positiva grazie alla conquista della Coppa Italia. I biancocelesti, che sono la seconda squadra più vincente in Italia negli ultimi anni dopo la Juventus, hanno dei grandi rimorsi per quanto riguarda il campionato. Infatti, la squadra della capitale non è riuscita a piazzarsi tra le prime 4 e ad accedere, quindi, alla Champions League; neppure tra le prime 7: solo grazie alla Coppa Italia sarà nuovamente protagonista dell’Europa League.

LO STILE LAZIO

La squadra del presidente Lotito si sta preparando, come negli ultimi anni, secondo un suo stile. Non di basso profilo ma che può essere definito piuttosto laborioso e silenzioso. La Lazio infatti non partecipa a tournée esotiche ma lavora a Cadore, ormai sede abituale per la preparazione della stagione. Non è protagonista di grandi annunci e di voci di mercato altisonanti – che potrebbero non concretizzarsi e lasciare il tifo con l’amaro in bocca – ma conta sempre sulla grande capacità di scouting del suo d.s. Tare, che le permette di arrivare ai profili giusti per proseguire con una gestione finanziaria volta al tenerla al riparo da qualsiasi tipo di scossone. Allo stesso tempo può puntellare una rosa che effettivamente, dopo la passata stagione, aveva bisogno di innesti mirati e che da qui alla fine del mercato deve subire ancora qualche intervento

La conferma più importante è quella di Simone Inzaghi, assolutamente non scontata, soprattutto dopo il silenzio iniziale. La scelta è giusta: il progetto, ben guidato sinora, deve continuare il suo processo di crescita grazie al sapiente lavoro di un tecnico che dovrà dimostrare ancora una volta al massimo livello.

LA DIFESA

La Lazio ha iniziato il suo mercato con l’acquisizione di tre innesti per il reparto difensivo, in particolare sugli esterni, dove, la compagine capitolina è stata carente nella scorsa stagione.

La prima pedina aggiunta è stata il centrale ventitreenne Denis Vavro, arrivato dal Copenaghen, dove ha avuto la possibilità di misurarsi anche in Europa League. È un calciatore che impressiona immediatamente per l’imponente mole:  è alto più di 1,90 m. In marcatura lavora molto sulla lotta e sul confronto muscolare; in fase di impostazione può dire la sua per via delle buone doti tecniche di cui dispone. Non si tratta di una scommessa, perlomeno non sul piano economico essendo stato pagato ben 12 milioni. Sul piano sportivo la musica cambia: non ha mai giocato in una difesa a 3, infatti Inzaghi l’ha voluto in gruppo dal primo giorno di ritiro. Dovrà dare delle risposte anche sul piano della reattività e della rapidità, essenziali in un campionato come la Serie A. Vavro entra a far parte di un reparto che nella passata stagione, soprattutto all’inizio, ha avuto qualche problema – soprattutto vista la partenza di de Vrij – ma che ha poi visto confermarsi una certezza italiana, Francesco Acerbi. A completare il pacchetto difensivo Luiz Felipe, Wallace, Radu e il giovane Silva:  ciò induce a pensare che possa mancare un elemento da aggiungere al roster dei centrali.

I biancocelesti avevano, però, necessariamente bisogno di due esterni nuovi. È arrivato Manuel Lazzari, attraverso un’operazione da meno di 10 milioni: trasferimento economicamente strepitoso per quella che è stata una certezza per le due salvezze consecutive della SPAL. È un giocatore che dà delle garanzie sul piano dell’equilibrio difensivo ma soprattutto ara la fascia con una continuità entusiasmante, fornendo anche un più che discreto numero di assist. Con questo budget era impossibile fare di meglio.

Estremamente intrigante anche il discorso legato alla fascia sinistra. Non è arrivato uno specialista del ruolo, ma un giocatore abituato ad agire sempre da esterno alto: si tratta di Jony dal Málaga. È un mancino puro che gioca a sinistra e arriva molto spesso sul fondo. L’anno scorso è stato il terzo miglior assist-man della Liga dopo Sarabia, neoacquisto del PSG, e Leo Messi. Si adatterà a fare l’esterno a tutta fascia nel centrocampo a 5 della Lazio, mettendo a disposizione una qualità tecnica introvabile negli altri esterni della Serie A. Anche in questo caso, però, sorgono dei dubbi, soprattutto sulle sue capacità difensive vista la corporatura tutt’altro che imponente che lo caratterizza. Nonostante ciò, i due acquisti per le fasce della Lazio meritano sicuramente un plauso, considerando peraltro l’atteso rientro di Marušić.

IL CENTROCAMPO

Tuttavia, i ragionamenti più importanti vanno fatti sul centrocampo. Da dove partire se non dalla stella di questa squadra, Sergej Milinković-Savić?Lotito ha affermato che se ci saranno offerte verranno accolte. Il serbo piace molto al Manchester United: per lui sarebbe davvero un’occasione succulenta quella di potersi confrontare in un top club europeo. Se dovesse partire, la stampa italiana ha già individuato chi potrebbe essere il sostituto. Il primo nome è quello di Yusuf Yazıcı del Trabzonspor, attualmente a un passo dalla firma con il Lille. Diez puro, mancino, dotato di grande fantasia ma anche fisicamente importante. È un giocatore abile nell’inserimento, pronto ad accelerare e cogliere le difese disattente. Sarebbe stato interessante vederlo all’opera in Serie A ma, salvo eventi eccezionali novità, non arriverà alla Lazio.

Il ruolo di mezz’ala di centrocampo sta diventando sempre più centrale nello sviluppo del calcio ultra moderno. In questa posizione si parla di un calciatore in particolare per i biancocelesti: Dominik Szoboszlai del Salisburgo. Se la Lazio dovesse arrivare a questo giocatore, saremmo dinanzi a un colpo epocale. È un classe 2000 ma quando lo si vede giocare si ha l’impressione di ammirare un profilo altissimo, gigante, meraviglioso. È la rappresentazione del centrocampista moderno, un mix di incursione e organizzazione di gioco. Lui stesso, scherzosamente, si è definito una fusione tra Milinković-Savić e Toni Kroos. Lasciando perdere i paragoni, che sono sempre dannosi soprattutto per i più giovani, Szoboszlai gioca in quelle zone di campo, al centro o sull’intermedio sinistro. È dotato di un fisico prestante, possiede un buonissimo passo ma soprattutto una grande abilità tecnica. Quando gioca lo fa con un’eleganza eccezionale. In più è un cecchino e su calcio da fermo e su azione. Fa dello stile una caratteristica, è culture di quella che potremmo definire spavalderia tecnica.

Lucas Leiva sarà il perno basso della squadra e Inzaghi potrà contare nuovamente sulla tecnica di Luis Alberto. In mezzo al campo, però, potrebbe necessitare di un profilo dinamico: c’è Parolo ma ha un anno in più e va gestito nella doppia competizione; c’è anche Cataldi, ma non è chiaro quanto possa essere affidabile per una squadra che ambisce alle prime quattro posizioni in campionato e a fare strada in Europa. Potrebbe quindi far comodo uno “di lotta e di governo”, per affrontare al meglio la stagione.

L’ATTACCO

Davanti c’è Immobile, il faro offensivo della Lazio: da lui l’intero ambiente si aspetta qualcosa in più. È un trascinatore e ha fatto bene ma potrebbe fare ancora meglio. Va menzionato anche Correa che, se proseguirà la strada intrapresa la passata stagione, potrà diventare l’epicentro tecnico della squadra. In questo modo avrebbe ancora più senso sostituire Milinković-Savić con un profilo di prospettiva. Il tucumano ha le capacità per diventare il leader tecnico su cui costruire un progetto. Per farlo deve acquisire continuità e questa è la stagione per farlo.

Inoltre c’è Caicedo, che potrebbe essere sicuramente utile ma che potrebbe avere richieste da altri lidi dove fare il titolare. Tra le altre, lo cerca il Boca Juniors, in cerca di un sostituto del Pipa Benedetto. Un profilo che potrebbe rivelarsi fruttuoso è Fernando Llorente, svincolatosi dopo l’ottima stagione con il Tottenham. La grande abilità nel gioco aereo potrebbe essere un’arma in più, soprattutto nelle situazioni più intricate.

È una Lazio che. lavorando silenziosamente, sta facendo bene. Ora c’è da completare la rosa, tenendo conto dell’evoluzione della situazione legata a Milinković, più vicino alla cessione che alla permanenza. L’obiettivo, dopo il trofeo vinto l’anno scorso, è quello di migliorare giocando su tre fronti: con questo allenatore e con questo tipo di progetto, la Lazio può permettersi di arrivare a puntare anche un po’ più in alto.

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Stefano Borghi