Lecce e Genoa: due rovesci di destini opposti

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“Questa sera si decide tutto”. 

Quante volte ci si è appellati a frasi del genere per sublimare intere stagioni sportive? Può un singolo incontro riassumere il lascito complessivo di un cammino durato mesi? Si e no, la verità come spesso accade sta nel mezzo.

Il tutto, d’altro canto, dipende in effetti dal punto di vista col quale lo si va ad analizzare. Per quanto sia il percorso nella sua interezza a dare forma al destino è altrettanto innegabile che nel calcio gli ultimi 90 minuti siano in grado di azzerare qualsivoglia preconcetto, resettando in toto il pregresso e rinnovando quelle emozioni che stanno alla base del tifo e del gioco più in generale.

È questo il sottofondo psicologico che ha accompagnato l’ultimo match di campionato per genoa e Lecce. Un contesto di pura adrenalina agonistica che ha sorriso, per l’ennesima volta verrebbe da aggiungere, al destino di un Grifone appellatosi esclusivamente all’orgoglio per prevalere su un demotivato Hellas Verona.

Dall’altra parte, se per sua natura al concetto di vittoria per gli uni consegue quello di sconfitta per gli altri, il cuore e la determinazione del Lecce non sono bastati a prevalere sul Parma. Un avversario vacillante nella sua serata, eppure concreto nel prevalere sui salentini. Un 3-4 che sintetizza la volontà a non arrendersi, pur prendendo poco a poco consapevolezza di un’impresa soltanto sfiorata, sebbene profondamente sperata.

CUORE GIALLOROSSO

Spesso e volentieri il detto “non c’è due senza tre” può apparire come una speranza tanto grande da diventare quasi una scienza esatta. Così non è stato tuttavia per il Lecce, che dopo due promozioni consecutive non è riuscito a completare la perfezione di un cerchio tanto stimolante quanto appagante per la piazza salentina e non solo.

La formazione di Liverani ha saputo divertire e appassionare, su questo non ci sono dubbi. Il tecnico ha saputo impostare sapientemente i suoi dettami di gioco sui suoi ragazzi dal punto di vista offensivo. Il pragmatico modus pensando dell’allenatore ha reso il Lecce una compagine camaleontica dal punto di vista offensivo: 4-3-3, 4-2-3-1, 4-3-1-2, i moduli susseguitisi non hanno di fatto fine, sottolineando la volontà di attaccare adattandosi all’avversario, oltre che seguendo la propria filosofia di gioco.

Fonte: profilo instagram @uslecce

Il risultato? 28 sono state le realizzazioni su azioni, 12 quelle da calcio piazzato, per un totali di 52 gol realizzati. Un andamento, nel complesso, da formazione dal potenziale salvezza, come effettivamente i numeri ci dicono. Sul piano offensivo il Lecce è infatti al decimo posto a pari merito con Cagliari e Bologna. Lucioni e compagni, tuttavia, non hanno fatto i conti con l’aspetto cardine del campionato italiano, una realtà nella quale “i campionati si vincono con le difese”. Ed ecco quindi che gli 85 gol subiti in 38 partite risultano decisivi ai fini della retrocessione.

Le 4 reti subite all’appuntamento decisivo sintetizzano il percorso giallorosso: all’insegna del cuore nell’inseguire avversari più lucidi ed esperti come i Ducali, ma anche dell’inesperienza difensiva, concedendo troppi spazi agli avversari e incappando addirittura in autoreti.

Fonte: profilo instagram @uslecce

Il destino dei salentini è presto detto. La voglia di tornare nel palcoscenico più importante a livello nazionale è tanta, così come la consapevolezza dei propri mezzi. I trionfi contro Lazio, Napoli, e i pareggi contro Inter e Juventus lungo il cammino alimentano le speranze. Più nebuloso, invece, il futuro di Liverani, che ha dimostrato di meritare la gestione di una squadra di maggiore esperienza rispetto al Lecce. Ancora una volta la lotta fra ragione e cuore prende forma, nell’attesa di conoscere quale delle due parti avrà la meglio.

ORGOLIO ROSSOBLÙ

Il trionfo del Genoa contro l’Hellas Verona sintetizza un concetto su tutti che accompagna ormai da anni la squadra rossoblù: esperienza. Un fattore spesso sottovalutato nel dinamismo del calcio contemporaneo affamato di nuove leve.

Nel caso del Grifone, tuttavia, rappresenta con ogni probabilità l’ultimo baluardo a cui aggrapparsi dalle ultime stagioni a questa parte. L’anno scorso con l’Empoli, quest’anno col Lecce, la cultura intrisa d’esperienza che accompagna questa squadra ancora una volta ha saputo prevalere. Si potrebbe parlare infatti di sette mesi per due salvezze. La prima sarebbe arrivata sicuramente in primavera se solo non fosse occorsa la pandemia, la seconda si è invece concretizzata ai primi di agosto nella stagione più difficile di sempre.

Fonte: profilo instagram @genoacfcofficial

Il merito va dato anzitutto a Nicola, che ha saputo mettere una decisiva pezza sul disastroso esperimento messo in atto da un Thiago Motta ormai dimenticato dalla piazza genovese. Un risultato figlio del buon senso prima di tutto, un qualcosa mancato completamente al Grifone a inizio stagione. Dare ordine all’ennesima rivoluzione tecnico-tattica dal sapore tipicamente rossoblù non è certo cosa da poco. Ed ecco prendere forma vittorie sapienti e ponderate contro le dirette concorrenti alla retrocessione. I successi contro Lecce, SPAL e Sampdoria sono certamente quelli più decisivi, che testimoniano la consapevolezza di saper riconoscere l’importanza dei singoli momenti.

Fonte: profilo instagram @genoacfcofficial

Il Genoa, in ogni caso, è chiamato ancora una volta all’ennesimo esame di coscienza. Da troppi anni oramai la proprietà dichiara a spada fin troppo tratta la volontà di voler vendere, un segnale che inevitabilmente si riflette sulla squadra e sul suo rendimento in campo. La puntuale rivoluzione a livello di rosa di cui il Grifone si rende protagonista chiama la panchina a dei veri e propri miracoli di cui i tifosi sono senz’altro saturi. L’unica certezza, al momento, è che sarà ancora una volta Nicola a dover e voler ricostruire questa squadra, verso un nuovo trionfo che porta senza ombra di dubbio il suo nome.

(Fonte immagine di copertina: profilo instagram @sportitalia_official)