E’ tempo di sosta per le Nazionali e nei giorni scorsi le Federazioni hanno diramato la lista dei convocati per i propri impegni. L’Argentina di Scaloni ha naturalmente chiamato in patria il Diez Messi, nonostante stia recuperando da un dolore al ginocchio e da un fastidio al tendine. I problemi fisici non hanno permesso al numero 30 del Paris di scendere in campo contro il Lipsia in Champions League e contro il Bordeaux in campionato. Nonostante ciò, salterà il recupero in Francia per continuarlo in Argentina (e magari per giocare anche più di uno spezzone di partita). Il DS del club francese Leonardo si è espresso duramente sulla questione, attaccando pubblicamente la Federazione argentina e il mister Scaloni.
“Non siamo d’accordo a lasciar andare in Nazionale un giocatore che per noi non è in condizioni fisiche o che è in fase di riabilitazione. Non ha un senso logico, e proprio questo tipo di situazioni meriterebbe un vero accordo con la FIFA”.
PARADOSSO MESSI: GIOCA PIU’ IN NAZIONALE CHE NEL CLUB
Quello di Lionel Messi sotto la Tour Eiffel è ormai un caso diplomatico. Con la Albiceleste il fenomeno mondiale ha collezionato cinque presenze su cinque, con quattro gol e prestazioni da vero leader incontrastato, come mai si era visto con la maglia della Nazionale (Copa America 2021 esclusa). In Francia alla corte di Al-Khelaifi, invece, solo cinque presenze su undici in campionato con zero gol e zero assist. Meglio in Champions, con tre partite giocate su quattro e già tre gol messi a segno. Non bastano però le prestazioni nella Coppa dalle grandi orecchie per far valere un investimento del genere. L’ex Barcellona ancora non si è ambientato bene a Parigi, e chissà se mai lo farà.
Leonardo ha certamente delle valide motivazioni per infuriarsi contro l’allenatore Scaloni, ma il problema nasce dalla sbagliata gestione del numero uno al mondo. Messi non è più il fenomeno in una squadra che gioca per lui. Messi è ora un fenomeno che gioca in una squadra di fenomeni. Si perde così gran parte del suo valore tecnico in campo, ed è normale che, per questioni di orgoglio e di sano egocentrismo che contraddistinguono i campioni, lui preferisca giocare in Nazionale dove è amato incondizionatamente da tutti.