La storia del Milan, oltre che di grandi successi, è stata fin qui caratterizzata dall’elevato numero di campioni che hanno vestito la maglia rossonera. Negli anni si sono alternati diversi cicli, come quello dei tre olandesi o quello ancora più moderno delle tante stelle brasiliane. Da Kaká a Ronaldinho, passando da Rivaldo e Ronaldo. Soprattutto agli inizi degli anni 2000, il Milan ha dimostrato di avere un particolare feeling con i talenti della Seleçao verdeoro. Discorso inverso per l’altra big del calcio sudamericano: l’Argentina. I calciatori albiceleste non hanno mai lasciato bei ricordi in rossonero, dando vita ad una sorte di maledizione. Adesso il Diavolo ci riprova con Luka Romero, classe 2004 svincolatosi dalla Lazio e ormai prossimo ad approdare a San Siro. Il compito di scacciare la maledizione del binomio Milan-Argentina non è dei più facili, anche perchè la lista dei colleghi, che hanno fallito in rossonero, è lunga. E noi la andiamo a riprendere di seguito.
2004. Primo gol in Serie A TIM. Emozioni.#Romero #Lazio #DAZN pic.twitter.com/rXKktEEl07
— DAZN Italia (@DAZN_IT) November 11, 2022
I PRIMI DELL’ERA BERLUSCONI
L’era moderna degli argentini al Milan si apre sotto la presidenza di Silvio Berlusconi con l’acquisto di Claudio Borghi dall’Argentinos Juniors nell’estate dell’1987. Centrocampista offensivo di grande talento e grande specialista nelle rabone, questi è riuscito a incantare l’allora presidente rossonero attraverso un evento in particolare: parliamo della finale di Coppa Intercontinentale, in cui gli argentini hanno giocato contro la Juventus.
Nonostante le tante aspettative, con Platini che addirittura lo ha definito il “Picasso del calcio”, Borghi non ha giocato alcuna partita ufficiale col Milan. Di lui resterà solamente il gran Mundialito giocato nella stessa estate, in cui ha vinto il titolo di MVP della competizione. Poi Sacchi ha preferito optare per l’acquisto di Rijkard, che lo ha relegato in panchina.
Se Borghi è stato un clamoroso buco nell’acqua, meglio non è andata ai suoi successori nei primi anni 2000: i difensori Ayala, Coloccini e Chamot non sono riusciti a trovare spazio in una difesa di campioni. Alla predetta categoria va, poi, inserito quel rimpianto chiamato Fernando Redondo. Il centrocampista è arrivato dal Real Madrid nell’estate del 2000, ma si è infortunato al primo allenamento a Milanello, restando fuori per tantissimo tempo. Questo infortunio non gli ha mai consentito di tornare a essere il calciatore, ammirato in Spagna e che lo ha costretto al ritiro nel 2004.
HIGUAIN E LE TANTE BOCCIATURE
Il trend degli argentini al Milan non è cambiato nemmeno negli anni successivi. Le bocciature susseguitesi sono tante e inglobano gente come Grimi, Maxi Lopez, Silvestre, Mauri, Sosa e Vangioni. Non è riuscito a salvarsi nemmeno Lucas Ocampos, che, poi, si è riuscito a rilanciarsi con il Marsiglia e, soprattutto, il Siviglia, con cui ha vinto l’ultima Europa League nella finale di Budapest contro la Roma.
La stessa sorte è toccata anche ai promettenti acquisti dell’era Fassone-Mirabelli: Biglia e Musacchio rappresentano un manifesto assai iconico in tal senso. Il primo ha cominciato male la sua avventura a Milanello, presentandosi con un “Forza Lazio”, esclamato per sbaglio. Questa falsa partenza ha finito per contribuire al rendimento poco proficuo in campo: le prestazioni offerte sono state caratterizzate da uno standard decisamente lontano da quelle proposte con i biancocelesti. Il secondo, dopo le buone annate al Villarreal, non è riuscito a ripetersi per via di diversi problemi fisici.
Nemmeno uno big come Gonzalo Higuain è riuscito a invertire la tendenza. Il Pipita si è trasferito al Milan nell’estate del 2018, in prestito dalla Juventus, per confermarsi come uno dei migliori attaccanti della Serie A. Il risultato è stato contornato da connotati davvero scarni per uno bomber del suo calibro: l’argentino ha realizzato 8 gol in 22 partite prima di scappare al Chelsea a gennaio.
LE UNICHE DUE ECCEZIONI
Tante ombre, dicevamo, ma anche due buone eccezioni. Si tratta di Andres Guglielminpietro e Hernan Crespo. Il primo, acquistato nel 1998 dal Gimnasia La Plata per 10 miliardi di lire, riuscì a trovare spazio gradualmente con Zaccheroni in panchina. Guglielminpietro ha fatto molto bene, sfornando sette assist e segnando un gol decisivo contro il Perugia, valso poi lo scudetto, nella stagione 1998-1999.
Dopo quell’expoit, lo spazio per il centrocampista, però, è andato via via diminuendo e, dunque, è stato scambiato con l’Inter, che ha fornito il cartellino di Brocchi. Crespo, invece, aveva già vestito la maglia nerazzurra quando è trasferito alla corte del Diavolo. Infatti, El Valdanito ha indossato la casacca rossonera due anni dopo aver salutato l’Inter , avendo in testa un solo obiettivo: riscattare l’annata decisamente negativa, trascorsa in Premier League con la maglia del Chelsea. E l’intento è stato confortato dalla realtà dei fatti.
Con Ancelotti in panchina, questi ha messo a segno 17 reti in 40 presenze. A spiccare, positivamente per lui, è la doppietta, rifilata al Liverpool nella finale di Champions League comunque maledetta di Istanbul. Adesso toccherà a Luka Romero, messicano di nascita ma argentino di passaporto, provare a spezzare questa longeva maledizione e ridare continuità a queste predette e piacevoli eccezioni.