Napoli-Atalanta, trequartisti a confronto: Zielinski di fronte a Malinovskyi

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Dopo le due vittorie fondamentali contro Lazio e Juventus e il turno infrasettimanale, ora Napoli e Atalanta si troveranno faccia a faccia. Prima contro quarta, per uno scontro che potrebbe riaprire o (chissà) chiudere il discorso scudetto.

Sperando in una partita aperta e all’insegna dello spettacolo, non possiamo che focalizzarci su due giocatori al momento sugli scudi, in quanto pedine fondamentali per le rispettive squadre: Piotr Zielinski e Ruslan Malinovskyi.

I due condividono lo stesso ruolo, ma sono due trequartisti molto diversi. Per questo, ci è sembrato giusto metterli a confronto, analizzando i loro punti in comune e le loro differenze. Chi potrebbe essere il più decisivo?

 

DUTTILITÀ

Ad oggi, i trequartisti non devono più limitarsi esclusivamente al loro ruolo, così come i mediani e le mezzali. In particolare, tutti e due incarnano perfettamente il profilo del centrocampista moderno, versatili e rapidi come pochi.

Basti pensare che Zielinski ha iniziato la sua carriera proprio come mezzala, incredibilmente forte in entrambe le fasi di gioco e in ogni zona del campo. Ad Empoli era invece decisivo come trequartista, a Udine ha fatto faville grazie ai suoi inserimenti e ai suoi recuperi.

A Napoli, poi, ha trovato la sua dimensione, adattandosi a ogni schema tattico creato per gli azzurri. Da una parte la fase offensiva, con sgroppate palla al piede e difese tagliate a metà da progressioni che generano superiorità numerica; dall’altra, una grandissima resistenza che gli consente di fare avanti e indietro senza problemi. In più, Zielu ha dalla sua anche l’ambidestrismo, che non solo gli fornisce più occasioni per il tiro, ma gli consente anche di dribblare e controllare la palla in modo migliore.

Da quando ho iniziato a camminare lui (il padre, ndr) mi ha sempre incoraggiato a giocare a calcio. Controllare la palla con entrambi i piedi ti dà grande flessibilità, sia in dribbling, che in corsa, ma anche quando sei attaccato”.

Per quanto riguarda Malinovskyi, anche lui possiede qualità che gli permettono di ricoprire più ruoli. All’Atalanta, per esempio, è stato impiegato sia come centrocampista centrale che come seconda punta, mentre con l’Ucraina ha agito anche da esterno di destra. Nel suo primo periodo a Bergamo era un giocatore utile soprattutto nel secondo tempo, quando poteva spaccare la partita con i suoi lampi.

Con il tempo è divenuto un titolare, quasi sempre presente nel reparto offensivo più prolifico d’Italia delle ultime stagioni. Sulla trequarti ha senza dubbio trovato la sua dimensione, dove il suo mancino può liberarsi in tutta la sua efficacia.

Al contrario del polacco, infatti, il nerazzurro punta tutto su un unico piede, estremamente potente e preciso, ma che in alcuni casi potrebbe essere limitante. Per questo, e anche per la maggiore duttilità del ragazzo azzurro, ci sentiamo di dire che sotto questo punto di vista l’ucraino sia un paio di passi indietro. Né un metro, né cento metri. Giusto un paio di falcate.

 

PALLEGGIO

Tutti e due fanno parte di un organico di gioco in cui il pallone viaggia molto e bene. Per questo, è necessario che ogni giocatore partecipi alla manovra e si faccia trovare smarcato al centro del campo.

Soprattutto sotto la guida di Maurizio Sarri, Zielinski ha dato prova di essere, all’occorrenza, un grandissimo palleggiatore. I ruoli da lui ricoperti in carriera, infatti, non hanno mai richiesto grandissime doti di palleggio, ma quelle poche volte in cui è servito ha saputo farsi trovare pronto. Grazie ai dettami del tecnico toscano, ora l’ex Udinese ha imparato a controllare molto bene il palleggio della squadra, finendo per essere un punto fermo sia dello scacchiere di Gattuso sia di quello di Spalletti.

In una squadra di grandi palleggiatori, infatti, ha dovuto adattarsi alle qualità dei compagni: da Ospina a Insigne, passando per Fabian Ruiz e Demme. In mezzo a tanta abilità, Zielinski si è evoluto, ha capito che oltre agli inserimenti è anche molto importante far girare la palla, creare spazi con il movimento del pallone oltre che fisico.

Dal canto suo, Ruslan Malinovskyi si è adattato benissimo al sistema di gioco orobico, in cui il palleggio è di gran lunga più veloce e più importante. Proprio per questo, l’ucraino è l’uomo in più di Gian Piero Gasperini. Basti pensare a come ha chiuso lo scorso campionato, divenendo il miglior giocatore del mese di maggio. In particolare, oltre alla capacità realizzativa, ciò che più ha colpito sono stati il controllo della palla e la proprietà di palleggio, per non parlare della creazione degli spazi con le sue linee di passaggio.

Ciò che più lo distingue dal polacco, però, è proprio la sua incredibile capacità di farsi trovare libero tra le linee, per poi dialogare a meraviglia con i compagni. Zielinski, ogni tanto, tende invece a sparire tra i marcatori, o per meglio dire a esserne leggermente oscurato. Inoltre, Malinovskyi contribuisce molto di più al giro palla, all’impostazione dell’azione fin dalle retrovie; il polacco, invece, punta su scambi più stretti, con cui riesce a duettare ottimamente con i compagni dell’attacco.

Piccole differenze anche in questo caso, ma che comunque ci bastano per considerare l’ucraino di poco superiore.

 

TIRO DA FUORI

In linea di massima, il tiro da fuori non è una capacità strettamente indispensabile, rimpiazzabile anche con altre qualità. Tuttavia, nel caso di questi due veri e propri fenomeni dalla distanza, era davvero d’obbligo.

Soprattutto dalla sua evoluzione come trequartista, infatti, Zielinski ha iniziato a trovare un’enorme precisione dai 20 metri. Sinistro o destro, piazzato o potente, defilato o centrale. Ciò che più colpisce, però, è la sua precisione, grazie alla quale lo si vede raramente sbagliare una conclusione.

O meglio, magari certe volte arriva il palo, ma la porta la prende praticamente sempre. Dal Milan all’Inter, passando per Sassuolo, Fiorentina, Cagliari e tante altre. Tutte conclusioni diverse tra loro, ma allo stesso tempo precise e potenti. Per una squadra, avere a disposizione una simile opzione può risultare, in molti casi, quanto mai decisivo.

Per Ruslan Malinovskyi il discorso è più o meno simile. Il piede è sempre solo uno, il magico sinistro; tuttavia, la potenza del suo tiro è veramente fuori dal comune. E in tutto ciò, non è di certo la precisione a farne le spese. Anzi.

Malinovskyi è un tiratore dalla distanza unico, la cui potenza trasmette una sensazione di ansia agli avversari non appena si impossessa del pallone. Quell’ansia che, per intenderci, i difensori non provavano più dalle cannonate di Adriano e di Balotelli. Basti pensare, inoltre, che nei soli tiri da fuori il tasso di conversione dell’ucraino rasenta il 15%; ossia, circa il quadruplo della media del campionato italiano (3,6%).

Perciò, abbiamo di fronte due autentici fuoriclasse, la cui conclusione dalla distanza è tanto differente quanto efficace. Da un lato la destrezza e l’imprevedibilità, dall’altro la potenza e la consistenza. In questo caso, la scelta ci risulta particolarmente difficile, proprio per le differenze che caratterizzano i due tipi di conclusione da fuori.

L’unica cosa di cui siamo sicuri, però, è il ruolo fondamentale che giocheranno tutti e due nella partita di sabato. Entrambe le squadre puntano molto su di loro, per cui possiamo dire che lo spettacolo è (quasi) assicurato.

AlessioA
Scritto da

Alessio Sirna