Non bastano i risultati, non basta ciò che pensano i giocatori. A Napoli il “toto-allenatore” è già iniziato da tempo.
Gennaro Gattuso è destinato a lasciare Castel Volturno, dopo che qualcosa si è rotto non più di 4 mesi fa, generando una ferita che ancora sanguina e che non intende farsi ricucire. È paradossale, se si pensa alla marcia che gli azzurri stanno concretizzando da fine febbraio. 11 vittorie e 3 pareggi. In soldoni, 36 punti conquistati sui 42 disponibili in Serie A. Sono numeri da scudetto, da squadra che vuole prendersi tutto, lasciando ben poco agli altri. Certo, risulta doveroso conteggiare anche il match contro la Juventus; quel famoso recupero della terza giornata di campionato che è sembrata, più che altro, una storia infinita.
I partenopei hanno vissuto un’annata particolare, caratterizzata da diversi infortuni illustri, che hanno, per forza di cose, alterato piani e ambizioni della squadra guidata da Gattuso. Mentre il mese di febbraio volgeva al termine, con la sconfitta per 4-2 subita contro l’Atalanta e l’eliminazione in Europa League, il cammino degli azzurri ha visto un’accelerata decisa, forse frutto della doccia fredda, rimediata tra Serie A ed Europa.
Uno sprint che fa rima, anche, con Victor Osimhen.
AMAREZZA
Sì, proprio così. Perché è proprio questo il sentimento che, in fondo, potrebbe occupare la testa e l’animo dei giocatori partenopei.
La questione infortuni rappresenta un’incognita all’inizio di ogni singola stagione. Se ci mettiamo poi i problemi causati dalla pandemia, che ancora non possiamo ritenere accantonata, ecco che fare i conti con i giocatori indisponibili e più competizioni da disputare rischia di generare un mix difficilmente gestibile. Complessivamente, la squadra di Gattuso ha dovuto fare a meno di 19 giocatori nell’arco della stagione. Nessun’altra squadra si è, anche semplicemente, avvicinata a questo spiacevole record. Con un filo di immaginazione si potrebbe pensare che un Napoli al completo per buona parte della stagione avrebbe potuto lottare seriamente per lo scudetto. Si tratta di una rosa molto competitiva, con giocatori di riferimento in ogni ruolo e una capacità di dar valore al collettivo che ricorda, per certi versi, l’armonia creata da Maurizio Sarri.
Al netto di qualche sbavatura, tutta la forza, mostrata dal Napoli nelle ultime giornate di campionato, rimanda subito ad un altro pensiero. La qualificazione alla prossima edizione della Champions League è ancora in bilico, con gli ultimi 90 minuti che emetteranno sentenze dal peso specifico elevatissimo. Ma è proprio sulla stagione 2021/22 che si sta ragionando. Potrebbe trattarsi dell’annata della verità, in cui mettere a frutto ciò che si è imparato in quella che si sta per concludere; sperando in condizioni fisiche più favorevoli. E con un organico che potrebbe restare praticamente invariato, la più grande incognita riguarda il profilo che guiderà il Napoli del futuro, dando per scontata la partenza di Gattuso.
Ma chi, davvero, può prendere il posto di un allenatore che ha mostrato un grande amore per questi colori e che sta ottenendo risultati sorprendenti? Certo, in Europa League si poteva fare di meglio, anzi si doveva. In campionato bisogna mettere ancora la ciliegina sulla torta, con il destino interamente nelle mani degli azzurri.
Detto questo, Aurelio De Laurentiis non rischia di commettere un gravissimo errore se dovesse optare per una separazione da Ringhio?
PROSPETTIVE
I nomi che De Laurentiis sta considerando non sono poi così tanti, anche se poi di concretezza ce n’è ben poca. Luciano Spalletti, Simone Inzaghi, Massimiliano Allegri e Christophe Galtier.
Tre profili italiani che hanno dimostrato di saper fare la differenza nel nostro campionato e un outsider che, per certi versi, rappresenta la soluzione più intrigante, anche se rischiosa. Si tratta di profili che hanno senza dubbio mercato -Allegri su tutti- ma occorre soffermarsi sulla possibilità di avere Galtier a Castel Volturno. In Ligue 1, il suo Lille è davanti a tutti, in vantaggio di una lunghezza sul PSG. E’ un tecnico che ha dimostrato e che sta dimostrando parecchio e, fattore da non sottovalutare, ha allenato l’acquisto più oneroso della storia del Napoli. Victor Osimhen.
Una ventata di novità, insieme ad un riferimento in più per il giovane centravanti dei partenopei. Insomma, un biglietto da visita di tutto rispetto, se si considera che le pretese contrattuali di Galtier dovrebbero essere le più “convenienti” sul tavolo. Donare la giusta solidità alla difesa e la dovuta flessibilità, seppur con regole, al centrocampo rappresentano due requisiti per costruire una formazione vincente. In attacco, poi, la qualità non manca. Insigne ha disputato una stagione fantastica, Lozano e Politano rappresentano sempre una minaccia larghi a destra. Petagna sta prendendo le misure con il gioco della sua squadra, anche se non potrà mai essere un bomber di razza. E poi c’è Mertens, che tra infortuni e prestazioni non degne della sua classe,avrà sicuramente voglia di riscattarsi. Con poche parole e tanti fatti. Gli ingredienti giusti non mancano e chiunque sarà chiamato a guidare la squadra sarà coinvolto in una sfida dal fascino unico.
Difficile individuare il migliore, perché ragionare in termini assoluti può risultare semplice ma altrettanto sbagliato, mettendo in secondo piano dettagli che andrebbero considerati sopra ogni altra cosa.
E non bisogna neanche escludere che, una volta concluso il campionato e raffreddati gli animi, De Laurentiis non possa riconsiderare i ragionamenti del recente passato e continuare con Gattuso. Che sarebbe, per certi versi, la miglior scelta.
Fonte immagine in evidenza: Getty Images