Perchè Onana potrebbe spaccare in due il ruolo del portiere in Italia

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Spulciando tra le rose di Serie A, emerge un curioso particolare, per quanto riguarda il ruolo del portiere. Nessuna squadra adotta un ballottaggio nel ruolo e, soprattutto, nessun club sembra davvero in emergenza. Se le grandi hanno blindato i loro pali con l’uomo prescelto, le squadre in zona retrocessione si affidano o all’usato sicuro, o a giovani promesse dal futuro che sembra radioso. Lo stesso Napoli, capolista, lo ha fatto con Meret, fino allo scorso anno in serrato ballottaggio con Onana. E non è da escludere che il segreto della compattezza degli azzurri passi anche da questa scelta. L’Inter, invece, ha trovato il suo uomo in André Onana, che ha spodestato capitan Handanovic in quella che potrebbe essere la sua ultima stagione in maglia neroazzurra.

Proprio sul portiere camerunense ci vogliamo soffermare quest’oggi. Un giocatore che ha un modo di intendere il ruolo senza alcun dubbio particolare. E che si propone di essere disruptive, in una zona di campo in cui la Serie A è stata sempre al top!

LA FORMAZIONE DI ONANA

Onana è cresciuto nella Samuel Eto’o Accademy, scuola calcio del celebre Re Leone, che a Milano ricordano molto bene. Che non sia un elemento qualunque lo si avverte subito. Nel 2010, a soli 14 anni il Barcellona lo pesca dal suo paese natìo per portarlo in Catalogna. Nella storica Masìa, Onana cresce e si sviluppa, mostrando sin da subito picchi di grande personalità, che talvolta possono essere fraintesi per arroganza e presunzione. Dopo 5 anni fa le valigie nuovamente e atterra ad Amsterdam, dove lo attende l’Ajax.

I lancieri non hanno paura di lanciare i giovani e capiscono sin da subito che hanno molto materiale umano con cui poter lavorare. Nell’annata 2015/16 la rete dell’Ajax è protetta da Cillessen, portiere anche della nazionale olandese. A fine anno, però, l’estremo andrà via e per Onana si spalanca la porta, è proprio il caso di dirlo, della titolarità. A 20 anni somma 46 presenze tra i grandi ed eredita, l’anno successivo, la gloriosa maglia numero 1.

Sotto l’ala di Ten Hag, la genialità di Onana sboccia e fiorisce ed il portiere camerunense si distingue per le sue ottime abilità tra i pali, ma anche palla al piede. Passaggi precisi, lanci geometrici e attitudine a lasciare spesso i pali “incustoditi” sono alla base del suo approccio di gioco. Sbaglia qualcosa, come è prevedibile vista l’età e un calcio che si sta evolvendo, ma non è ancora ai livelli ai quali Onana vuole giungere. Ma sono molte di più le prestazioni positive.

L’ASSALTO AL VETERANO

La prossima sfida che si propone di affronatre Onana sembra un Everest da scalare: cambiare il ruolo del portiere in Serie A. Se c’è una patria in cui il detto “il portiere deve parare!” sembra legge, quella è l’Italia. Un errore difensivo dell’estremo difensore ha un risalto mediatico e morale molto più pesante di un gol sbagliato da un attaccante o di un rigore sbagliato. E i casi in cui ciò si è manifestato sono molteplici.

Onana approda in Serie A con la consueta rumorosità assordante che si porta dietro. Alla sua prima esperienza, si propone già l’obiettovo di “sedersi sul trono” di un veterano del ruolo come Handanovic. Le prestazioni in discesa dello sloveno, però, lo aiutano. E dopo un iniziale ballottaggio tra campionato e Champions League, dall’8 ottobre, giorno di Sassuolo-Inter, Onana diventa il titolare.

A San Siro non rinuncia al suo modo di giocare. Chiede palla sui piedi, si avventura fuori dall’area palla al piede e cerca rapidi capovolgimenti di fronte con i suoi lanci lunghi. Da uno di questi, scaturisce la rete del momentaneo 3-2 al Camp Nou. Onana, con un rinvio, lancia la palla nella terra di nessuno, individuando Lautaro Martinez pronto a cogliere il suggerimento. Il Toro sfugge alla difesa blaugrana, si impossessa della palla, punta l’uomo e serve con un cross basso l’incursione di Gosens dal lato opposto. A 2 minuti dalla fine è 3-2: l’Inter sarebbe qualificata agli ottavi di Champions League con due turni di anticipo. Arriverà il 3-3, ma arriverà anche la matematica qualificazione, nella giornata successiva.

UN CENTROCAMPISTA IN PORTA

Le qualità tecniche di Onana gli impongono di non essere un portiere come tanti. Laddove molti estremi difensori hanno riflessi e rapidità nei movimenti da far impallidire, Onana cede sotto questi aspetti particolarmete “difensivi“. Però, in compenso, ha piedi educati come pochissimi portieri al mondo. Paradossalmente, ha doti di dribbling e di passaggio migliori anche di tanti altri giocatori dell’Inter. E si propone come un regista, che però gioca 40 metri più indietro, coi guantoni e con la maglia diversa dai suoi compagni di squadra.

Di tanto in tanto scavalca anche la linea difensiva, arriva a giocare nel cerchio di centrocampo e dirige la manovra senza paura. Vede linee di passaggio laddove l’occhio di altri giocatori non arriva. E calibra con precisione chirurgica i suoi lanci, che sono dei veri e propri cross mirati.

Lo ha fatto anche in nazionale, con esito diverso da quello che sta avendo in Italia. Infatti, al Mondiale in Qatar, Rigobert Song lo ha tenuto fuori per la seconda e la terza gara della fase a gironi. Il motivo? Il fatto che Onana non volesse rinunciare a giocare la palla anche fuori dalla sua area di rigore. Non voleva rinunciare al suo modo di giocare, che lo identifica e lo distingue.

NESSUNO COME LUI

In Serie A non c’è nessun portiere con le sue caratteristiche. Giocatori come Maignan, Gollini o Musso hanno dato sfoggio di buone doti palla al piede e di un attitudine simile nel gioco. Ma, eccetto il caso di Maignan che “dirige” la barriera offensiva sulle punizioni a favore del Milan, mancano episodi in cui questo approccio abbia superato le barriere invalicabili dell’opinione italiana sull’estremo difensore.

Onana sta cercando non sono di superarle, ma di frantumarle. Il suo obiettivo è quello di spaccare in due il ruolo. E di farlo con picchi di tecnica e genialità, all’interno del campionato più tattico e razionale del mondo. Nell’ultima uscita dei neroazzurri, contro l’Empoli, Onana è stato protagonista in entrambi i sensi. Prima con un intervento non perfetto sul gol di Baldanzi. Poi con una serie di lanci lunghi a cercare la testa di Dzeko e Lukaku, nei minuti finali. I palloni più interessanti sono provenuti più da lui, che dalla batteria di centrocampo, tra esterni e interni.

La sua non è una battaglia contro un ruolo del portiere eccessivamente conservativo e difensivista. No, è una battaglia contro un vero e proprio movimento! Una battaglia che è appena iniziata e che non sembra avere, almeno per ora, nè vinti nè vincitori.

Salvo eccezioni, André Onana resterà il portiere titolare dell’Inter fino a fine stagione e anche la prossima stagione. Con una prospettiva di più di 70 partite nei prossimi 18 mesi, la sua battaglia è quanto mai aperta!