Se la situazione attuale del Paris Saint Germain fosse un libro, certamente avrebbe titolo: “la caduta dei giganti“. Ebbene sì, lo stellare progetto parigino, composto dai “giganti” del calcio, è precipitato rovinosamente. Un crollo inaspettato e inspiegabile (forse): un tonfo di proporzioni colossali.
Dunque il titolo del romanzo di Ken Follet, nella sua poetica e drammatica epicità, calza a pennello con le vicende del club della Ville Lumière. Il folle mercato estivo infatti aveva inevitabilmente gonfiato le aspettative del palcoscenico europeo nei confronti dei campioni di Francia. Tutti si aspettavano qualcosa. Magari non la vittoria della Champions League (quella è una prerogativa di chi la parola “vittoria” ce l’ha nel dna), ma almeno un importante tentativo di puntare alla finale sembrava doveroso. Invece no. I giganti sono caduti, umiliati, calpestati e impolverati nella terra della sconfitta. Le football c’est bizarre.
LE JEUX SONT FAITS
In fondo però qualche segnale di allarme prima dell’eliminazione dalla Champions c’era. E neanche troppo latente. I ragazzi di Pochettino nel 2022 hanno avuto un declino abbastanza evidente. Parlano i numeri: solo nell’ultimo mese in Ligue One (da quindici anni a questa parte regno incontrastato dei parigini) hanno racimolato la miseria di sei punti. Solo due vittorie e ben tre sconfitte, di cui una particolarmente cocente, rimediata contro i rivali storici del Monaco. Come se non bastasse, alla fine di gennaio Messi e compagni sono stati eliminati anche dalla Coppa di Francia per mano del Nizza. Insomma, un inizio di 2022 tutto da dimenticare. Il climax di negatività ha poi raggiunto l’apice con la sconfitta contro il Real Madrid: il Psg ha perso lì dove aveva puntato tutto. Le jeux sont faits, rien ne va plus.
UNO STRANO DUALISMO
Il vaso di Pandora parigino di conseguenza si è fatto in mille pezzi. L’eliminazione ha portato alla luce tutte i problemi nascosti dietro la porta dello spogliatoio. Galeotto fu Benzema e chi lo fece segnare. Parafrasando gli iconici versi danteschi, è facile comprendere qual è una delle principali cause della disfatta parigina. Ha un nome e un cognome: Gianluigi Donnarumma. Intendiamoci, il nostro Gigio non è responsabile dei problemi della squadra, ma la rotazione continua dei portieri lo è eccome. Sin dall’arrivo a Parigi di Donnarumma si era capito che un pluricampione come Navas non si sarebbe di certo lasciato scalzare facilmente. Così è stato: 19 partite giocate dall’ex Milan, 22 dall’ex Real. Un alternarsi continuo che non ha aiutato la squadra a trovare un equilibrio (già di per sé precario).
UNA POLVERIERA DI NOME PSG
L’incertezza sui portieri però non è la sola problematica all’interno della rosa. Basta pensare a Mbappé, il prodigio sempre più lontano da Parigi, ombreggiato (e scontento di esserlo) dalla figura prestigiosa e quasi sacrale di Messi. O appunto alla Pulga, desolato e sotto tono lontano dalla sua Catalogna. O ancora a Neymar, talento di cristallo ora fenomenale ora smodatamente fumoso. Oppure infine alle seconde linee, fino allo scorso anno protagoniste e adesso oscurate dai gioielli migrati a Parigi. Di Maria, Icardi, Herrera, Draxler, Paredes: sono solo alcuni dei nomi relegati in panchina da Pochettino, e sicuramente non felici del trattamento che la società gli sta riservando.
Non ci vuole un esperto di rapporti sociali dunque per comprendere che all’interno dello spogliatoio del Psg si sono formate crepe probabilmente insanabili. La distanza tra il gruppo “europeo”, capeggiato da Mbappé, e quello “sudamericano” di Messi e Neymar si fa sempre maggiore, così come quella tra i due portieri. Il risultato ovviamente è una squadra slegata, priva di spirito di coesione e di sacrificio per la causa. Difficile inoltre imputare a Pochettino l’incapacità di formare un gruppo unito: là dove campeggia l’individualismo è pressoché impossibile creare una collettività compatta. Le notizie che arrivano da Parigi poi sono l’inevitabile conferma dello sgretolamento del progetto dello sceicco: i battibecchi in campo, i litigi e i presunti riavvicinamenti, le fughe di notizie sulla (poca) professionalità di alcuni giocatori, i rumors di mercato e chi più ne ha più ne metta.
GIGANTI E INDIVIDUALSMO
In ultimo poi si è aggiunta anche la contestazione dei tifosi, ormai stanchi dell’atteggiamento della squadra e in particolare degli elementi di spicco. Tuttavia la situazione sembra senza via d’uscita. I tifosi fischiano e Messi abbassa sempre di più il capo; imbrattano il centro sportivo e Neymar si presenta agli allenamenti ancora ebbro dai fumi dell’alcool; protestano fuori dallo stadio e Mbappé tratta con altre squadre. I “giganti” si stanno dimostrando ben distanti dall’accezione epica che gli viene conferita: l’impressione è che siano semplici professionisti votati all’individualismo. E allora forse aveva ragione De André quando sul finire degli anni ’60 cantava: “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.