Perché molte squadre di Lega Pro falliscono?

Nel corso della scorsa estate ha fatto scalpore la vicenda legata al fallimento di alcune squadre di Serie B e Lega Pro, diverse squadre sono dovute ripartire dai dilettanti tra cui club importanti sul territorio nazionale come Bari, Avellino e Cesena. Questa situazione si protrae da parecchi anni, infatti ogni fine stagione si sente parlare di qualche fallimento societario che tra problemi economici e di varia natura sono costrette a dichiarare il fallimento, spezzando i sogni di chi la squadra la segue con vera passione: i tifosi.

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STAGIONE 2018/19: IL CAOS

La stagione attuale per i campionati di Serie B e Lega Pro è stata un totale caos che ha coinvolto tribunali sportivi e ordinari per stabilire chi dovesse essere ripescato per disputare il campionato cadetto e chi quello di Lega Pro. Già ad Agosto squadre come Robur Siena, Novara, Ternana, Virtus Entella, Catania e Pro Vercelli avevano tentato di presentare i propri ricorsi alla Corte Federale per essere ammessi e riammessi all’imminente campionato, ma nonostante i ricorsi e i controricorsi la Lega ha deciso di lasciare il campionato cadetto a 19 squadre, facendo ingoiare un boccone amaro alle società che sognavano il salto di categoria.

Nel frattempo la terza serie italiana è incominciata con parecchio ritardo rispetto alla consueta tabella di marcia, ma i problemi erano semplicemente all’inzio perché nel corso della stagione molte società sono risultate essere tutt’altro che pronte ad affrontare il campionato, non tanto a livello sportivo quanto a livello economico-burocratico, con club come il Pro Piacenza, il Matera e la Lucchese in evidente difficoltà. Le prime due società sono state recentemente estromesse dal campionato di serie c, mentre la Lucchese – insieme al Cuneo – starebbero rischiando pesanti penalizzazioni. I calciatori di Pro Piacenza e Matera erano entrati in sciopero con le rispettive società a causa del mancato pagamento degli stipendi, tant’è che hanno smesso di allenarsi costringendo i club a mandare in campo la categoria “Beretti”. Qualche settimana fa è andata in scena una delle pagine più brutte in ambito sportivo della Lega Pro e del calcio italiano in generale: il Pro Piacenza contro i padroni di casa del Cuneo è scesa in campo con 7 giocatori della Primavera e il massaggiatore della squadra, con addirittura uno dei ragazzi indicato nella distinta come tecnico. La partita è terminata 20-0 per il Cuneo, che inevitabilmente ha deciso di fare turnover ma giocando lo stesso la sua partita. Qualche giorno dopo la società piacentina è stata estromessa dal campionato.

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I PROBLEMI E SOLUZIONI

L’anno prima era accaduta una vicenda simile al Modena, fallita e riscritta al campioanto di Serie D. Il problema del fallimento negli ultimi anni vede periodicamente società fallire a fine stagione, se non addirittura prima come nei recenti casi di Matera e Pro Piacenza.

Il primo aspetto da considerare perchè una società sportiva faccia “crack” è chiaramento quello economico e difatti molte squadre dichiarano bancarotta proprio perché non riescono a sostenere le spese ordinarie (stipendi, trasferte, materiali, manutenzione, ecc…).

L’altro aspetto da considerare è quello strutturale ed organizzativo, perché le società di Serie C spesso hanno porgetti a breve termine, basando la stagione spesso su calciatori in prestito senza adempiere ad investimenti che gli consentirebbero poi in futuro di lucrare o perlomeno rientrare nella spesa. I bilanci delle società di C sono solo costi. La cura dei ricavi da attività di “matchday” sono praticamente inesistenti, riducendo gli introiti al semplice botteghino, dai vari abbonamenti e piccoli sponsor. La differenza tra le serie minori nostrane e quelle straniere – come potrebbero essere quelle inglesi – consiste proprio in questo aspetto: il merchandising e tutto ciò che ruota intorno alla società.

Un’altra problematica si lega alla struttura del calcio italiano, dato che sono troppo poche le categorie che separano i professionisti dai dilettanti e rendendo così il salto da una categoria all’altra troppo ampio, soprattutto a livello economico. Non è un caso che molte società che militano in Serie D preferiscano galleggiare tra i playoff e il centro-classifica piuttosto che puntare a salire tra i professionisti. La Lega Calcio dovrebbe istituire un paio di categorie intermedie tra l’Eccellenza e la Serie C, dato che attualmente il salto tra queste due campionati è intervallata dalla sola Serie D, troppo poco per far fronte a un gap così alto per costi e gestione. La creazione di due nuove categorie permetterebbe di snellire i tornei superiori partendo dalla Serie A, creando così un sistema più livellato e meno rischioso.

Ritornando alla soluzione del fallimento, proprio la cortezza della piramide del calcio italiano consente alle squadre di preferire di fallire e ripartire dalla quarta serie (la Serie D) piuttosto che provare a salvare i bilanci; le uniche squadre che solitamente rinunciano a fallire sono quelle con grossi buchi finanziari verso le banche, che per ovvi motivi preferiscono salvarle.

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LA SPERANZA

La seguente stagione è da dimenticare e l’unica speranza è che la FIGC, dagli avvenimenti accaduti recentemente, prenda provvedimenti in modo tale da evitare questi scempi che danneggiano tutto il movimento calcistico italiano, sia sul panorama nazionale che internazionale. Perché una volta toccato il fondo si può e si deve risalire.

 

ProlaP
Scritto da

Prola Riccardo