Il 1982 è un anno decisamente importante per il cinema di fantascienza, che vede l’uscita di film del calibro di “E.T. L’extraterreste” e “Blade Runner”. Quest’onda viene cavalcata anche dal maestro dell’horror John Carpenter, che in estate sgancia nelle sale “La Cosa”, remake del film quasi omonimo del 1951.
L’opera di Carpenter, atteso al varco dopo i successi di “Halloween” e “1997-Fuga da New York”, delude parecchio al botteghino, offuscata dal simpatico alieno creato da Spielberg e giudicata troppo spaventosa dal pubblico americano. Il tempo sarà fondamentale per far assurgere questo film all’Olimpo delle migliori pellicole di genere, trasformandolo in un cult senza tempo.
Mentre il caldo dell’estate si attenua, il 15 settembre 1982 prende il via la Coppa UEFA 1982/83, che vede al via diverse squadre interessanti, comprese tre italiane. Alle qualificate Roma e Fiorentina, infatti, si è aggiunto il Napoli, che ha ottenuto il pass a discapito della rappresentante albanese, che ha nuovamente rinunciato alla partecipazione per motivazioni politiche.
LE PRIME USCITE ILLUSTRI
In un torneo che annovera le solite 64 partecipanti, già al primo turno ci sono scontri decisamente folli, con eliminazioni importanti e inattese.
La palma di accoppiamento peggiore va, senz’ombra di dubbio, alla sfida tra il PSV dei fratelli Van de Kerkhof e il Dundee United, nuova realtà del calcio scozzese.
A spuntarla, incredibilmente, sono proprio i Tangerines, che riescono ad espugnare il Philips Stadium con uno splendido 0-2, dopo il pareggio casalingo dell’andata (1-1).
Salutano al primo turno anche la Fiorentina, che viene eliminata malamente dai rumeni del Craiova, l’Athletic Bilbao, che non riesce a superare il Ferencvaros e, soprattutto, l’Arsenal.
I Gunners perdono una doppia sfida contro lo Spartak Mosca quasi surreale, portandosi sul 2-0 in casa dei sovietici, prima di soccombere nel finale sotto ai colpi di uno scatenato Gavrilov, autore di una doppietta.
Il 3-2 rimediato in URSS, però, sembra facilmente colmabile ad Highbury, ma la realtà riserva una sorpresa terribile per i tifosi inglesi. Lo Spartak, infatti, vince con un clamoroso 5-2, addirittura portandosi sul parziale di 0-4 a metà ripresa; un risultato impensabile e terribile per l’Arsenal, che saluta la Coppa UEFA 1982/83 già al primo turno.
IL DISASTRO DEL LUZNIKI
Lo Spartak Mosca, dunque, supera il difficile scoglio inglese e si prepara ad affrontare l’Haarlem nel secondo turno.
Gli olandesi, approdati in Coppa UEFA grazie al talento del giovane Ruud Gullit (passato in estate al Feyenoord), sono la classica squadra indecifrabile, capace di eliminare il Gent al primo turno, al termine di un doppio confronto pirotecnico (5-4).
Il 20 ottobre 1982 va in scena, al Luzniki di Mosca, la partita d’andata, che vede i padroni di casa passare presto in vantaggio con Gess e amministrare la partita senza troppi patemi.
Il gelido clima dell’URSS, però, invoglia alcuni spettatori ad andarsene prima della fine dell’incontro, dirigendosi verso l’unica uscita disponibile: è qui che si verifica il Disastro del Luzniki.
Proprio mentre i tifosi stanno varcando la soglia, infatti, Shvetsov sigla il 2-0, al minuto 92, provocando l’esultanza del pubblico rimasto sugli spalti.
Al momento del boato i tifosi tentano di rientrare sugli spalti in blocco, venendo fermati dalla polizia che blocca tutti sulle scale, provocandone il crollo per sovraffollamento.
Il bilancio è tragico: 66 morti e 61 feriti, in una circostanza mai del tutto chiarita in maniera definitiva e a lungo insabbiata dalle autorità locali.
Dopo questa terribile pagina lo Spartak riesce a superare agevolmente il turno, vincendo anche in Olanda con un 3-1 ampio e meritato. Per l’Haarlem l’avventura europea finisce così, con i roodbroeken che non riusciranno più a tornare a giocare in campo internazionale, sciogliendosi nel 2010.
LE SORPRESE
Salutato anche il Napoli, eliminato dal Kaiserslautern, al secondo turno, l’unica rappresentante italiana in Coppa UEFA resta la Roma di Nils Liedholm, lanciata verso il secondo Scudetto della propria storia.
Proprio in virtù della corsa al Tricolore, i giallorossi arrivano fino ai quarti di finale, prima di arrendersi al Benfica e, nello specifico, ai colpi del capocannoniere del torneo, Zoran Filipovic, autore di 3 reti tra andata e ritorno.
I quarti sono fatali anche alla mina vagante Kaiserslautern, al quale non bastano le reti di Andreas Brehme per avere la meglio sulla sorprendente Universitaria Craiova. I rumeni vanno sotto 3-0 al Fritz Walter Stadion, ma riescono ad accorciare nel finale, chiudendo con un prezioso 3-2.
Due settimane più tardi, in Romania, gli uomini di Constantin Otet limitano le offensive tedesche e trovano il gol qualificazione all’82’, grazie a Negrila.
Il passaggio del turno del Craiova non è l’unico risultato incredibile del torneo, visto che una delle favorite della vigilia, il Dundee, viene eliminata per mano del Bohemians, squadra cecoslovacca che sta vivendo un periodo magico.
È un gol di Chaloupka all’11’ dell’incontro d’andata a permettere al club ceco di raggiungere una mitica semifinale, dando vita ad un tabellone crudele.
Nel penultimo atto, infatti, il Bohemians se la vedrà contro l’Anderlecht (che ha appena eliminato il Valencia con un sonoro 5-2), mentre, dall’altra parte, il Craiova pesca il Benfica.
FINALE SCONTATA
La finale, in maniera molto scontata, è Benfica-Anderlecht.
Nonostante il blasone, però, i portoghesi hanno faticato le proverbiali sette camice per aver la meglio sul Craiova, che, dopo lo 0-0 rimediato con le unghie al Da Luz, culla una clamorosa qualificazione alla finale per quasi un’ora nel ritorno casalingo.
Dopo un quarto d’ora di gioco, infatti, Balaci sigla un gol che assume un’importanza capitale nella doppia sfida, almeno fino al 53’, quando il solito Filipovic trova il pareggio che vale la qualificazione per il Benfica.
Discorso diametralmente opposto, invece, per i biancomalva, che dominano contro il Bohemians con un complessivo 4-1 che non ammette repliche.
L’atto finale mette di fronte due squadre dall’alto lignaggio europeo, con 2 Coppe dei Campioni (entrambe dei portoghesi) e 2 Coppe delle Coppe (entrambe dei belgi).
Il Benfica, giunto imbattuto alla doppia finale, sembra la logica favorita, ma la Maledizione di Béla Guttmann grava sulle spalle dei giocatori portoghesi.
Il 4 maggio si gioca, all’Heysel, la sfida d’andata, caratterizzata da tanto tatticismo imposto dai due tecnici Van Himst e Eriksson e le emozioni latitano.
Il gol partita arriva alla mezz’ora, con Vercauteren che raccoglie sulla fascia un lancio lungo di De Groote, salta due avversari con una magia e crossa in mezzo con l’esterno sinistro, pescando Kenneth Brylle, che in tuffo di testa porta avanti l’Anderlecht.
Due settimane dopo, al Da Luz, il Benfica parte forte alla ricerca della rimonta, pur senza il bomber Filipović, che parte dalla panchina per un acciacco fisico.
Ironia della sorte, è proprio il sostituto del capocannoniere della competizione, Shéu, a trovare il gol che riequilibra l’incontro alla mezz’ora con un bell’inserimento in area.
Il vantaggio, e con esso la speranza di conquistare la Coppa, svaniscono dopo pochi minuti, per la precisione al 38’, quando Lozano apre e chiude un’azione rapidissima, rifinita da un altro cross splendido di Vercauteren, uomo chiave della doppia sfida.
Il risultato non cambia più e per l’Anderlecht arriva, dunque, la prima Coppa UEFA della propria storia, che da seguito all’ottimo finale di anni ‘70 dei biancomalva.
Tra tre settimane appuntamento con il viaggio verso la Coppa UEFA 1983/84, con l’Anderlecht ad un passo dal Re-Peat.