Il 18 febbraio del 1980 Bon Scott, mitico frontman degli AC/DC muore in seguito ad una serata di eccessi alcolici, lasciando la band australiana priva di un vero e proprio animale da palcoscenico, oltre che di un elemento portante del gruppo. Immediatamente dopo la dipartita di Scott, i fratelli Brian e Malcolm Young pensano di chiudere l’avventura della band, in memoria dell’amico, decisione che sembra definitiva. Come racconteranno anni dopo gli stessi protagonisti, molte persone vicine a loro riescono (fortunatamente) a far cambiare idea ai fratelli e gli AC/DC accolgono Brian Johnson come nuovo frontman l’8 aprile 1980.
Tre mesi e mezzo più tardi, il 25 luglio 1980, la band pubblica “Back In Black”, l’album realizzato in onore del defunto Scott, non a caso con copertina interamente nera in segno di lutto. In poco tempo il nuovo disco degli AC/DC diventa un vero e proprio successo mondiale, tanto da essere ancora oggi il secondo album più venduto al mondo (al primo posto resta “Thriller” di Michael Jackson).

Il 17 settembre 1980, mentre il mondo della musica è ancora in fermento per questa vera e propria bomba proveniente dall’Australia, prende il via la Coppa UEFA 1980/81, con importanti novità sulle squadre partecipanti.

L’UEFA, infatti, decide che da questa edizione ognuna delle 32 Nazioni europee avrà diritto ad un posto nella competizione, componendo metà tabellone, mentre l’altra metà sarebbe uscita da un sistema di ranking. Ad ogni Nazione, infatti, viene associato un coefficiente, con la conseguente assegnazione di un posto in più per le Nazioni dal 21’ al 9’ posto, due posti in più dall’8’ al 4’ e ben tre riservati alle tre più alte nel ranking.

In relazione a questa delibera, l’edizione 1980/81 della Coppa UEFA vede solamente due squadre italiane in corsa per il trofeo, Juventus e Torino e nuovamente 5 squadre provenienti dalla Germania Ovest, con il ripescaggio del Borussia Mönchengladbach campione uscente vista l’ormai consueta rinuncia della rappresentate albanese.

SORPRESA POLACCA

Il primo turno riserva ben poche sorprese, con la solita scrematura delle squadre meno attrezzate e un paio di uscite di lusso.
Se la caduta dell’Anderlecht, che viene eliminato dal Kaiserlsautern per la regola dei gol in trasferta, sia il sintomo di una squadra che necessita urgentemente di ricambio generazionale dopo i fasti di metà anni ’70, l’uscita del Manchester United desta più scalpore.
I Red Devils non sono ancora sui livelli degli anni ’60, ma stanno pian piano costruendo una squadra interessante per competere in Europa. L’esordio in Coppa UEFA arriva il 17 settembre ad Old Trafford contro i polacchi del Widzew Łódź, squadra giovane e decisamente poco conosciuta al di fuori dei confini nazionali.

La partita si decide nei primi cinque minuti con il vantaggio dei padroni di casa con McIlroy immediatamente pareggiato da Surlit, che segna un gol di importanza capitale nell’ambito del doppio confronto.
Al ritorno il Polonia, infatti, il Widzew riesce a portare a casa uno stoico 0-0 che vale la qualificazione e la sfida alla Juventus nei sedicesimi.
Nonostante in campo europeo il Widzew sia una novità, la formazione polacca può contare su alcuni nomi importanti, a cominciare dall’esperto Zmuda, già protagonista ai Mondiali di Germania 1974 e a due giovani dal futuro assicurato: Wlodzimierz Smolarek e Zbigniew Boniek. Il secondo sarà protagonista anche nel nostro campionato nella seconda metà del decennio, proprio con addosso la maglia bianconera.

La Juventus di Trapattoni è la solita formazione tosta da affrontare e infarcita di rappresentanti azzurri, con l’innesto in mezzo al campo del formidabile regista irlandese Liam Brady, ex pilastro dell’Arsenal, arrivato in estate con la riapertura delle frontiere.

Il 22 ottobre va in scena l’andata nel teatro del Miejski Widzewa Łódź, catino da poco più di 18mila posti.
L’avvio è scioccante, con i padroni di casa che partono a spron battuto e passano in vantaggio alla mezz’ora con Grebosz, dopo un altro paio di occasioni nitide sventate da Zoff. La risposta della Juventus arriva nel finale di primo tempo grazie ad una invenzione di Bettega, che trova un gol stupendo con una conclusione al volo.
Il gol segnato in trasferta, però, sembra addormentare la Vecchia Signora, che nella ripresa soccombe sotto i colpi di Pieta e Smolarek.

A Torino, due settimane dopo, la partita vede un nuovo avvio soft da parte della Juventus, che rischia di capitolare definitivamente già in avvio, quando Zoff è chiamato ad un paio di interventi risolutori.
Dopo lo spavento iniziale i bianconeri iniziano a macinare gioco e occasioni e sbloccano il match al 38’ con Tardelli che mette in rete di testa su punizione di Brady.
Il gol siglato nel finale della prima frazione mette le ali ai piedi degli uomini di Trapattoni che trovano il raddoppio ad inizio ripresa con Giuseppe Furino, che trova il suo ultimo gol europeo con un bel destro da fuori area.
Il 2-0 basterebbe alla Juventus per passare il turno, ma la voglia di segnare altri gol è tale che i bianconeri si sbilanciano e in ripartenza subiscono il gol che riapre tutto. È proprio Boniek il mattatore, con uno scatto fulmineo dalla propria metà campo fino alla linea di fondo dell’area avversaria, dove mette in mezzo il pallone che Pieta deve solo appoggiare in rete.
Lo spavento dura appena due minuti, visto che la Vecchia Signora trova la forza di mandare in rete anche Brady, al primo centro in bianconero e rimettere le cose in perfetta parità.

Dopo i supplementari in cui non succede praticamente nulla, il doppio confronto si decide ai calci di rigore, dove diventa protagonista il portiere polacco Mlynarczyk. L’estremo difensore respinge le conclusioni di Causio e Cabrini, permettendo ai polacchi di passare il turno.
Il rigore decisivo lo mette a segno Boniek, che molto probabilmente in questa fredda serata di inizio novembre aveva iniziato a far innamorare la dirigenza bianconera.

Il percorso del Widzew Łódź in Coppa UEFA si interromperà agli ottavi, contro una squadra di cui parleremo più avanti.

IL PAZZO TORNEO GRANATA

L’altra rappresentante italiana in Coppa UEFA è il Torino di Ercole Rabitti, squadra che vive ancora di luce riflessa dopo la grande parentesi di fine anni ’70.

I granata in estate pescano lo straniero dall’Olanda, con il libero Michel Van De Korput, pilastro del Feyenoord; il calciatore giocherà per 3 stagioni a Torino, senza mai brillare particolarmente.
L’esordio del Toro in Coppa UEFA avviene allo Stage Edomnd Machtens contro il RWD Molenbeek, ormai alla fine del proprio periodo d’oro, coronato dal titolo belga nel 1975 e dalle semifinali in Coppa UEFA 1976/77.
Il primo tempo vede un Torino ben disposto in campo sfiorare la rete con Pecci, ben fermato dall’estremo difensore Ruiter, mentre il Molenbeek si fa vedere nella metà campo granata verso la fine dei primi 45’. Proprio nel finale di frazione i padroni di casa trovano il vantaggio con De Wolf, che riceve fuori area un corner battuto da De Bolle e spara un gran mancino che batte Terraneo.
Il Toro, però, riesce a rimontare a metà ripresa, quando sale in cattedra il giovane Pietro Mariani, già autore di due reti nella stagione d’esordio 1979/80. Mariani si fa trovare pronto sotto porta al 60’ per il pareggio, poi, cinque minuti dopo, fa partire l’azione che porta al cross di Patrizio Sala, spinto in rete da Graziani.

Il 2-1 racimolato fuori casa permette al Torino di approcciarsi al match di ritorno con ottime probabilità di passaggio del turno e il gol di Vincenzo D’Amico dopo appena 3 minuti sembra chiudere definitivamente i giochi.
La partita scivola via senza troppi patemi, ma nella seconda metà della ripresa il Molenbeek trova il pareggio con De Bolle, riaprendo i giochi. All’80’ i granata si tirano la zappa sui piedi da soli, con Van De Korput che incappa in una sfortunata autorete che porta la sfida in perfetta parità.

In un momento così delicato il Torino si deve aggrappare al suo uomo più importante, Francesco Graziani, che in avvio dei supplementari trova il gol qualificazione, scacciando le paure.

L’avversario per i sedicesimi è una vecchia gloria dell’Est Europeo, il Magdeburgo, che viene letteralmente annichilito dai granata in casa con un sontuoso 3-1. Ad aprire le marcature ci pensa Patrizio Sala su assist di Volpati, al 44’, mentre il 2-0 porta la firma di Pecci su filtrante di Graziani.

Il Magdeburgo reagisce e accorcia le distanze con Steinbach che realizza un gol sensazionale da fuori area, ma D’Amico pochi minuti dopo chiudeva i conti.

Al ritorno la vittoria per 1-0 dei tedeschi, firmata da Tyll non cambia le sorti del passaggio del turno, con il Torino che approda agli ottavi di finale, contro il Grasshopper.

La doppia sfida con gli svizzeri si chiude con lo speculare punteggio di 2-1, sintomo di un confronto decisamente equilibrato, anche se il Torino avrebbe meritato qualcosa di più, soprattuto nella gara di ritorno, aperta da una sfortunata autorete di Terraneo.
Il confronto si decide ai rigori, dove gli svizzeri si dimostrano infallibili, mentre i granata sbagliano con Zaccarelli e Pecci, uscendo in maniera beffarda dalla competizione.

ARRIVANO I LEONI

Il Grasshopper, dopo aver eliminato il Torino, pesca dall’urna una delle sorprese della competizione, il Sochaux.

I Lionceaux stanno vivendo una Coppa UEFA da sogno, guidati da Bernard Genghini, Patrick Revelli e Yannick Stopyra, pilastri della Francia degli anni ’80. Dopo aver eliminato Servette e Boavista, i gialloblu compiono una vera e propria impresa agli ottavi di finale contro l’Eintracht Francoforte.

I tedeschi, campioni uscenti della competizione, sembrano essere su un altro livello nella partita d’andata, portandosi addirittura sul 4-0 dopo un’ora di gioco. Nell’ultimo quarto d’ora, però, Genghini e un’autorete di Bruno Pezzey riportano in vita il Sochaux, che si potrà giocare le proprie carte all’Auguste Bonal.

Il 10 dicembre 1980, due giorni dopo l’assassinio di John Lennon, freddato da Mark Chapman a New York, il Sochaux, grazie ad una doppietta di Revelli nel primo tempo, ribalta l’Eintracht e conquista i quarti di finale di Coppa UEFA. La partita, giocata su un terreno di gioco ricoperto dalla neve, vede Revelli protagonista assoluto, con una doppietta nel primo tempo che non lascia scampo ai tedeschi. L’Eintracht non riesce a reagire e, nel finale, il Sochaux sfiora il 3-0 con un colpo di testa di Stopyra che si infrange sulla traversa.

Dopo la sosta invernale, come anticipato ad inizio capitolo, i Lionceaux pescano il Grasshopper, per un’altra doppia sfida da leggenda. 

Il match d’andata, giocato il 4 marzo a Zurigo, finisce con uno 0-0 che mette in risalto la buona disposizione tattica delle due squadre, ma è il ritorno dell’Auguste Bonal ad accendere gli animi.

Dopo appena 7 minuti di gioco un errore della difesa francese libera Koller che si invola in solitaria e batte Rust, ammutolendo il pubblico di casa. La reazione dei Lionceaux è immediata e il pareggio arriva poco prima della mezz’ora con Durkalic che tocca appena il pallone proveniente da un calcio d’angolo all’altezza del primo palo, beffando Berbig.

Nella ripresa fioccano le occasioni per il Sochaux che colpisce anche un palo clamoroso, ma il punteggio resta in parità fino all’85’, quando Genghini realizza il gol qualificazione con una magistrale punizione dal limite dell’are che si insacca all’incrocio dei pali.

Il Sochaux, dunque, conquista la semifinale di Coppa UEFA e non intende fermarsi, visto che le altre tre squadre rimaste sembrano alla portata dei gialloblu.

SORPRESE

Oltre ai francesi, infatti, restano in corsa per il trofeo AZ Alkmaar, Colonia e Ipswich.

In entrambi i casi, la partita d’andata, giocata l’8 aprile 1981, si dimostra equilibrata e le formazioni puntano più a non commettere errori che a proporre spettacolo.

Se l’Ipswich vince, come sempre a Portman Road, grazie ad una rete di Wark, che sarà capocannoniere del torneo, lasciando comunque uno spiraglio per la rimonta del Colonia al ritorno, all’Auguste Bonal è l’AZ a passare in vantaggio dopo un quarto d’ora con Arntz. La reazione dei Lionceaux arriva e porta la firma del solito Genghini, che trova il pareggio al 62’, rimandando tutto alla sfida di ritorno in Olanda.

Il 22 aprile 1981 all’Alkmaarderhout i francesi partono forte e sbloccano il punteggio dopo appena 10 minuti di gioco, con Genghini che appoggia in rete la palla, dopo un palo di Benoit.

Nonostante il gol subito, però, l’AZ reagisce e trova il pareggio con uno splendido pallonetto di Metgod, in chiusura di un triangolo con Nygaard. I padroni di casa riescono addirittura a chiudere il primo tempo in vantaggio grazie a Jonker, che scaraventa all’incrocio dei pali il pallone ricevuto da Welzl.

La ripresa vede ancora l’AZ a dirigere il gioco, con il Sochaux ormai quasi rassegnato, ma comunque ancora in partita, visto l’1-1 dell’andata. Al 65’, però, i Lionceaux capitolano definitivamente, dopo la rete del 3-1 siglata da Peters. I francesi riescono a trovare il 3-2 con Meyer al 70’, rendendo meno scontati i minuti finali, ma il risultato non cambia più e la favola del Sochaux si chiude così.

La finale, dunque, sarà AZ Alkmaar-Ipswich Town.

ECCO I TRACTOR BOYS

Il maggio del 1981, oltre all’attentato subito da Papa Giovanni Paolo II, vede anche l’elezione di François Mitterrand come 21esimo Presidente della Repubblica francese.

Intanto, il 6 maggio, va in scena la finale di andata della Coppa UEFA 1980/81, con l’Ipswich che ospita l’AZ a Portman Road.

Come già detto in merito alle semifinali, in casa i Tractor Boys sono quasi infallibili in campo europeo, tanto che lo score della stagione corrente recita 5 vittorie su 5, con 18 gol fatti e appena 2 subiti. La finale d’andata non cambia questa statistica, con gli uomini di Bobby Robson che demoliscono i malcapitati olandesi con un netto 3-0.

Dopo mezz’ora una conclusione di Mariner viene deviata con la mano da Hovenkamp, con l’arbitro tedesco Prokop che concede il rigore, trasformato da Wark. Poco prima della fine del primo tempo arriva il 2-0, firmato dall’olandese Thijssen, che ribatte in rete la palla, dopo la respinta di Treijtel sulla sua prima conclusione.

Nella ripresa chiude i giochi Mariner, che sfiora appena una conclusione di Brazil, vero e proprio incubo per la difesa dell’AZ.

Due settimane più tardi gli olandesi sono chiamati alla rimonta quasi impossibile e la rete messa a segno dopo appena 4 minuti da Thijssen sembra chiudere ogni speranza già in avvio per i biancorossi, che però reagiscono alla grande, riaprendo i giochi con Welzl e Metgod.

Purtroppo per l’AZ, però, l’Ipswich sa che una possibilità del genere è più unica che rara e trova il gol del 2-2 alla mezz’ora con Wark, che, di fatto, chiude i giochi. I padroni di casa, infatti, riescono solamente a rendere meno amaro il passivo complessivo, con le reti di Tol e Jonker, ma la coppa va in Inghilterra.

Per I Tractor Boys si tratta dell’unico trofeo internazionale nella storia del club, arrivato al culmine di un periodo magico, inaugurato dalla FA Cup vinta nel 1977/78, sempre sotto la guida di Sir Bobby Robson. Il tecnico salirà alla ribalta dopo questa vittoria e dopo la fallimentare esperienza al Spagna 1982, la FA gli assegnerà la panchina della Nazionale inglese.

Nella prossima puntata riservata alla Coppa UEFA torneremo alla stagione 1981/82, con l’incredibile prima volta di un club scandinavo.

ClaudioC
Scritto da

Claudio Parodi