Il 24 agosto 1981 i Rolling Stones sfornano “Tattoo You”, album che, idealmente, chiude un ciclo importante per la rock band inglese. Il disco, che contiene anche la hit “Start Me Up”, è infatti l’ultimo del gruppo a raggiungere il primo posto nella classifica statunitense, posizione che gli Stones erano ormai abituati ad occupare dal 1971.
Un paio settimane dopo, il 6 settembre, Sporting Lisbona e Differdange inaugurano la Coppa UEFA 1981/82, con le due squadre che si affrontano 10 giorni prima rispetto alle altre protagoniste del primo turno del torneo. La partita, per onor di cronaca, termina con un 4-0 senza storia per i portoghesi, che ipotecano immediatamente il passaggio ai sedicesimi.
La nuova Coppa UEFA vede ben 3 squadre francesi ai blocchi di partenza, con i transalpini che ricevono un posto in più a discapito della Jugoslavia, e ben 4 formazioni inglesi, tra cui l’Ipswich Town, campione uscente della competizione. I Tractor Boys, però, vengono immediatamente eliminati per mano dell’Aberdeen, squadra scozzese che sta iniziando a far parlare di se, guidata da un giovane allenatore dal futuro assicurato, Alex Ferguson. La vittoria per 3-1 al Pittodrie, firmata da Strachan e Weir, apre un periodo magico per i Dons, che saranno protagonisti in Europa per alcune stagioni.
TRACOLLO
Come nell’edizione precedente, l’Italia dispone di due soli slot di partecipazione alla Coppa UEFA, con Inter e Napoli che partono, inevitabilmente, con i fari puntati addosso.
Il sorteggio sembra benevolo con le due squadre, che pescano, rispettivamente, i turchi dell’Adanaspor e gli slavi del Radnički Niš, due formazioni decisamente alla portata e che non dovrebbero creare grossi problemi.
Se l’Inter elimina senza troppi patemi i modesti turchi, (7-2 complessivo), il Napoli cade in una grossa trappola già all’andata, giocata al San Paolo. Gli azzurri passano, infatti, riescono a sbloccare la sfida solamente dal dischetto a venti minuti dalla fine con Damiani, lasciando intravedere una certa difficoltà realizzativa, per poi venire clamorosamente ribaltati in 6 minuti dal Radnički, che si porta sul 2-1 all 79’.
Il Napoli riesce, quantomeno, a trovare il 2-2 nel finale con Musella, ma il risultato non lascia per niente tranquilli in vista del ritorno in Jugoslavia.
Due settimane dopo, infatti, il Radnički riesce a mantenere la porta inviolata e strappa il passaggio del turno con uno 0-0 che lascia l’amaro in bocca al Napoli. Gli slavi saranno i più inattesi protagonisti della Coppa UEFA 1981/82, mentre per gli azzurri dovrà passare ancora qualche anno prima di tornare competitivi su certi palcoscenici.
Dunque a portare avanti la carrozza italiana resta solamente l’Inter di Bersellini, che pesca dall’urna dei sedicesimi la Dinamo Bucarest, che negli anni ’80 sarà una delle squadre più ostiche da affrontare in campo europeo.
Il 21 ottobre a San Siro va in scena la partita d’andata, la prima stagionale giocata nell’impianto milanese, visto che nel turno precedenti l’Inter aveva giocato al Manuzzi di Cesena, a causa della squalifica del campo di casa.
La partita si sblocca dopo 20 minuti grazie a Pasinato, che beffa il portiere romeno Moraru su calcio di punizione. Il vantaggio nerazzurro, però, dura poco, visto che già a fine primo tempo la Dinamo pareggia con un bel destro di Custov dal limite che sorprende Bordon.
Il ritorno, giocato il 4 novembre allo Stadion Dinamo, vede ancora un equilibrio pressoché perfetto tra le due formazioni, con i padroni di casa che passano in vantaggio alla mezz’ora grazie ad un colpo di testa di Georgescu e i nerazzurri di Bersellini che trovano il pareggio ad inizio ripresa con Altobelli, che stoppa la palla in area su un corner dalla sinistra e mette in rete l’1-1.
La qualificazione si decide, dunque, ai supplementari, con l’Inter che trova il gol del sorpasso al 97’ con Prohaska, che trasforma in un pregevole gol un calcio di punizione dal limite. Sembra fatto per i nerazzurri, ma la Dinamo riesce incredibilmente a ribaltare tutto nel secondo tempo supplementare con i colpi di testa di Augustin e Orac, il secondo su clamoroso svarione della difesa dell’Inter.
Anche nella stagione 1981/82, dunque, la Coppa UEFA resta tabù per le squadre italiane, vedremo cosa succederà l’anno prossimo…
I NUOVI ALFIERI SVIZZERI
Gli ottavi di finale regalano alcune partite degne di nota, come il pirotecnico 5-4 con cui l’Amburgo si sbarazza dell’Aberdeen, che chiude comunque a testa alta e promette ottime cose nel futuro prossimo e il clamoroso 6-5 tra Valencia e Hajduk Spalato.
I Taronja, guidati da un super Pablo Rodriguez, autore di una doppietta, dominano al Mestalla, vincendo con un roboante 5-1, che sembra mettere al riparo gli spagnoli da sorprese al ritorno.
Due settimane dopo, però, nel ribollente catino del Poljud l’Hajduk sfiora la clamorosa rimonta. Il mattatore del match è Ivan Gudelj, autore di una fantastica tripletta nel 4-1 che gli slavi infliggono al Valencia, punteggio che non basta per portare la sfida ai supplementari.
Negli ottavi, però, ci sono anche da segnalare due grandi sorprese; la prima l’abbiamo già vista eliminare il Napoli, è il Radnički Niš, che dopo gli azzurri supera il Grasshoppers ai rigori e, incredibilmente, sbatte fuori dalla Coppa UEFA il Feyenoord. Il 2-0 ottenuto nella sfida casalinga è sufficiente per passare ad uno storico quarto di finale per gli slavi, che al De Kuip riescono a limitare gli attacchi degli olandesi, perdendo solamente per 1-0.
L’altra sorpresa arriva dalla Svizzera, dove il Neuchâtel Xamax continua nella propria folle corsa, eliminando lo Sporting Lisbona con un cinico 1-0 casalingo. I rossoneri aggiungono dunque i portoghesi alla lista di vittime illustri della loro avventura nella Coppa UEFA 1981/82, che già annoverava Sparta Praga e Malmö.
La corsa del Neuchâtel si chiude ai quarti contro l’Amburgo, non senza momenti di pura follia, visto che gli svizzeri si portano addirittura sul 2-1 in casa dei tedeschi all’andata, prima di crollare sotto i colpi di Memering e Von Heesen nell’ultimo quarto di gara. Il ritorno in Svizzera, questa volta, non premia gli outsiders, che chiudono sullo 0-0 salutando la competizione.
LA CADUTA BLANCA
È inutile girarci troppo intorno, in qualsiasi decennio, in qualsiasi competizione, se tra le partecipanti figura il Real Madrid le speranze di vittoria si riducono sensibilmente. I Blancos, seppur in un momento non proprio eccelso, reduci dalla sconfitta in finale di Coppa dei Campioni 1980/81 contro il Liverpool, restano una squadra con obbligate prospettive di vittoria.
Guidati da Vujadin Boškov, gli spagnoli balbettano già al primo turno, quando perdono clamorosamente 2-1 in casa del Tatabánya, semisconosciuta formazione ungherese. La rete di Isidro Diaz, mediocre riserva, permette al Real di passare il turno, vincendo 1-0 al Bernabeu, al termine di una prestazione tutt’altro che memorabile.
Superato il primo scoglio l’urna riserva ai Blancos il Carl Zeiss Jena, che mette nuovamente a nudo tutti i limiti del Real Madrid 1981/82, portandosi sul 2-1 al Bernabeu ad un quarto d’ora dalla fine.
Fortunatamente per gli spagnoli la difesa tedesca risulta essere tutt’altro che impenetrabile e le sorti della qualificazione vengono nuovamente ribaltati in un paio di minuti. Le reti di Gallego e nuovamente di Diaz, deus ex machina dell’annata Blanca, tolgono il Real dai guai.
Il ritorno in Germania Est finisce 0-0 e la squadra di Boškov può respirare.
Anche gli ottavi, però, si rivelano molto complicati per il Real, che batte 1-0 a domicilio il Rapid Vienna, grazie ad una rete di Santillana, per poi chiudersi a riccio in casa, uscendo dal campo con un altro 0-0.
I quarti riservano al Real il Kaiserslautern, guidato in campo dal formidabile terzino Hans-Peter Briegel, una vera e propria forza della natura.
L’andata del doppio confronto si gioca il 3 marzo 1982 al Bernabeu ed è la più bella prestazione stagionale dei padroni di casa, che schiantano i tedeschi con tre reti firmate da Cunningham, Hernandez e Juanito. Sembra tutto perfetto, ma nel finale un’ingenuità difensiva permette al Kaiserslautern di trovare il 3-1 su calcio di rigore con Eilenfeldt.
Al ritorno in Germania Ovest il Kaiserslautern schiera anche il giovane Andreas Brehme, che sfodera una prestazione ottima, servendo l’assist per il gol che rimette in parità il doppio confronto. Il Real è inebetito e dopo meno di un quarto d’ora di gioco si trova già con le spalle al muro, sotto di due reti, firmate da Funkel e peggiorano alla mezz’ora, quando San José viene espulso per doppia ammonizione dall’arbitro ungherese Palotai.
La ripresa assume i contorni di una mattanza, con i padroni di casa che segnano altre due reti con Bongartz e Eilenfeldt, mentre il Real, completamente fuori dal gioco, perde altri due giocatori per espulsione diretta, Cunningham per un brutto intervento e Pineda per proteste.
La partita, di fatto, finisce al 65’ con la terza espulsione, ma c’è ancora tempo per il gol del 5-0 di Geye che chiude i conti e mette la parola fine sulla tribolata Coppa UEFA 1981/82 del Real Madrid.
TRADIZIONE E SORPRESA
Le due semifinali di Coppa UEFA, alla vigilia, sembrano pronte ad aprire la strada per un’altra finale tutta tedesca, come già avvenuto nell’edizione 1979/80. In corsa per l’ultimo atto, infatti, ci sono Kaiserlsautern ed Amburgo, che sembrano nettamente favorite contro due incredibili outsiders: il Göteborg e il Radnički Niš.
Gli slavi, dopo aver eliminato il Napoli al primo turno, hanno proseguito la loro pazza corsa eliminando il Grasshoppers ai rigori e superando con due prove di alto livello Feyenoord e Dundee United. In particolare il 3-0 casalingo del 13 marzo 1982 inflitto agli scozzesi, firmato da una doppietta di Panajotovic e dalla rete nel finale di Nikolic, dimostra quanto gli slavi siano una squadra da non sottovalutare.
Il Radnički spaventa moltissimo l’Amburgo, vincendo la semifinale d’andata per 2-1, con il gol decisivo di Obradovic a dieci minuti dalla fine che fa esplodere lo Stadion Čair.
La possibilità di vedere una squadra della Jugoslavia all’ultimo atto della Coppa UEFA, però, si infrange al Volksparkstadion, dove l’Amburgo demolisce il Radnički con un roboante 5-1 che non ammette repliche. Le doppiette di Hartwig e Von Heesen e il sigillo finale di Magath regalano ai Dinasaurier la loro prima finale di Coppa UEFA.
Dall’altra parte, invece, l’1-1 del Fritz Walter Stadion mette in serio pericolo la qualificazione del Kaisersalutern alla finale, visto che il Göteborg in casa ha sempre vinto nel corso della competizione.
Il 21 aprile 1982, però, la striscia di vittorie europee degli svedesi si interrompe e la partita finisce nuovamente con il risultato di 1-1, che porta la sfida ai supplementari.
Nell’appendice i padroni di casa riescono a spuntarla grazie ad un rigore di Fredriksson al 102’, che regala al Göteborg una finale inattesa e meravigliosa.
IL VECCHIO E IL NUOVO
Nel maggio 1982 va in scena il 35’ Festival di Cannes, che vede la prima proiezione europea di “E.T.- L’Extraterrestre”, film che vincerà ben 4 Premi Oscar nel 1983.
Il 5 maggio va in scena il match di andata all’Ullevi, che vede il Göteborg, guidato in panchina dal giovanissimo Sven Goran Eriksson, perdere il bomber Torbjörn Nilsson dopo appena 20 minuti per infortunio. L’uscita dal campo del capocannoniere della Coppa UEFA (8 gol) fa perdere elettricità all’incontro e la tattica prevale sulla fantasia.
Se da una parte c’è il giovane Eriksson, dall’altra siede in panchina Ernst Happel, santone austriaco emblema in molte squadre nella seconda metà del ‘900.
Sotto un violento temporale, che di certo non aiuta le azioni offensive delle due squadre, lo 0-0 regge fino al minuto 87’. Su uno spiovente nell’area dell’Amburgo, Sandberg riesce a fare da sponda a Holmgren, subentrato nella ripresa, che batte Stein e regala la vittoria al Göteborg.
Due settimane più tardi, al Volksparkstadion, tutti credono nella rimonta dell’Amburgo, ma la realtà si rivela ben diversa. Eriksson, grazie al suo compatto 4-4-2, da vita ad una partita perfetta per il suo Göteborg, che vince con un secco e ineluttabile 3-0. La rete del futuro centravanti del Como, Dan Corneliusson, nel primo tempo e il micidiale uno-due firmato da Nilsson (9 gol e premio di capocannoniere in saccoccia per lui) e dal rigore di Fredriksson, regalano la prima, incredibile, Coppa UEFA al Göteborg ed il primo trofeo a Eriksson.
Tra tre settimane torneremo alla Coppa UEFA 1982/83, con una finale tra una vecchia gloria del calcio europeo e una delle squadre simbolo degli anni ’80.