1985. Negli Stati Uniti usciva uno dei film iconici degli anni ’80, il primo di una trilogia di enorme successo che ancora oggi è ricordato come una pellicola innovativa, divertente e spettacolare. “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis, che aveva come protagonisti Michael J. Fox nei panni di Marty McFly e Christopher Lloyd in quelli di Doc, fece un incasso di più di 210 milioni di dollari soltanto in America, dove fu per distacco il film che guadagnò di più nel 1985, sorprendendo spettatori e critica per l’accattivante salto temporale che coinvolgeva tutto il pubblico durante la durata dello spettacolo. Avanti e indietro tra passato, presente e futuro, collegando continuamente gli eventi riguardanti le vite dei personaggi principali della storia.
34 anni dopo, a Firenze non arriva un film americano, ma una proprietà nuova, pronta a rilanciare il club gigliato dopo 17 anni di Della Valle che, tra alti e bassi, non sono mai riusciti a portare un trofeo nella città di Firenze. La società è passata al tycoon originario di Marina di Gioiosa Jonica Rocco Commisso, uno dei 300 uomini più ricchi del mondo, che ha realizzato il suo sogno di tornare dagli USA alla sua madre Italia, acquistando un club calcistico italiano. Si parlava del proprietario di MediaCom come il possibile mandante della rivoluzione viola, un uomo che avrebbe dovuto ribaltare tutte le gerarchie, innovando e migliorando.
Eppure i primi giorni di Commisso come proprietario della Fiorentina ricordano molto i salti temporali di “Ritorno al futuro”, dove il passato viene richiamato in causa come possibile base per il futuro.
LA CONFERMA DI ANTOGNONI
Rocco Commisso è arrivato a Firenze con un sorriso sgargiante, l’entusiasmo di un bambino e la voglia di imporsi che ha avuto durante i suoi anni di formazione alla Columbia University, nella quale entrò grazie alle sue discrete capacità calcistiche nel ruolo di centrocampista. Più volte ha ribadito il suo forte legame con l’Italia, parlando della Juventus di Charles, Sivori e Boniperti (parole che da quando è arrivato a Firenze ripeterà sempre di meno), della nazionale del 2006 e del suo trionfo al mondiale tedesco, che il presidente viola vide proprio a pochissimi chilometri dal capoluogo toscano, in una celebre villa di Fiesole.
Ha sempre ricordato però un episodio: quando l’Italia vinse il suo terzo mondiale in Spagna nel 1982, molti dei suoi giocatori andarono pochi mesi dopo a disputare una partita amichevole contro alcune stelle del calcio americano – all’epoca nascente – per promuovere sempre di più quello che oltreoceano chiamano soccer. Rocco Commisso si presentò allo stadio, da buon italiano e amante del calcio, per vedere le più grandi stelle italiane ed europee, innamorandosi di una in particolare: non era una stella, di lui si diceva che guardasse le stelle mentre giocava, tanta era la sua qualità nel portare il pallone a testa alta. Quel giocatore era Giancarlo Antognoni.
L’unico 10, come lo chiamano a Firenze, ha fatto la storia della Fiorentina indossando il colore viola per ben 15 anni. In società nell’era Cecchi Gori, Antognoni è tornato nella Fiorentina soltanto nel 2017 come club manager. Adesso, appena avvenuto il cambio di proprietà, Antognoni è diventato il vero e proprio “Cicerone” di Rocco Commisso: lo ha portato in giro per le strutture del club, passando dallo stadio al centro sportivo, fino al convitto dei ragazzi del settore giovanile. Gli ha mostrato la città, lo ha affiancato in ogni momento del suo primo soggiorno fiorentino in veste di presidente. Sembra sempre più certa una mansione di prim’ordine per Antognoni, che non si limiterà ad essere un semplice tramite tra società e squadra, ma potrebbe addirittura diventare vice presidente della società con grandi margini di azione.
Perché Commisso ha già deciso, l’uomo ovunque della Fiorentina deve essere il suo più grande simbolo.
IL RITORNO DI PRADÈ
Se la macchina del tempo viola ci riportasse indietro di 7 anni, arriveremmo al giugno 2012: la Fiorentina veniva da una salvezza acchiappata coi denti, alla penultima giornata, con una squadra praticamente sfasciata (il capitano era il fischiatissimo Montolivo, che aveva già da mesi l’accordo col Milan) e Vincenzo Guerini in panchina dopo la furibonda lite tra Delio Rossi e Adem Ljajic. Corvino lasciò il ruolo di DS dopo la rovinosa sconfitta casalinga con la Juve per 0-5, e i Della Valle per sostituire il direttore leccese si affidarono all’ex Roma Daniele Pradè, affiancato dallo spagnolo Eduardo Macia. I due riuscirono a risollevare dalla cenere i viola, rendendola una squadra tecnica, accattivante e divertente prima, e poi trasformandola definitivamente in un team di livello europeo, capace di competere su tutti i fronti.
Oggi, con una nuova proprietà e ben 7 stagioni dopo, si riparte proprio da Daniele Pradè: Commisso ha voluto puntare su un profilo che conoscesse la piazza di Firenze, che fosse un ottimo comunicatore e che soprattutto avesse la capacità di saper prima ricostruire e poi rinforzare la squadra viola. Dopo le esperienze con Samp e Udinese, Pradè ha rifiutato la chiamata di Ferrero che lo rivoleva alla Sampdoria; la Fiorentina era troppo allettante, e una società con un tale entusiasmo che gli lascerà carta bianca in sede di mercato (e probabilmente un buon budget) è quello che stava aspettando Pradè.
Per costruire il futuro riguardando indietro, al passato.
LA CONFERMA (?) DI MONTELLA
Forse il tasto più dolente, delicato e fondamentale della ricostruzione calcistica della Fiorentina. Vincenzo Montella, altro personaggio che ha vissuto il ritorno sulla panchina viola dopo 4 stagioni, ha avuto un rientro molto complicato nel quale non è riuscito a innescare il gruppo viola (visibilmente scosso per l’addio dell’adorato Pioli), portandolo prima all’eliminazione in Coppa con l’Atalanta e poi ad un passo dalla retrocessione, evitata soltanto in uno squallido 0-0 contro il Genoa. A discolpa dell’aeroplanino potremmo dire che la squadra che gli è stata affidata non era certo la più consona alle sue idee di gioco, ma l’impatto avuto sui giocatori è stato decisamente negativo: nessuno si è migliorato, non si è mai vista un’impronta seria dell’allenatore, e i risultati lasciano spazio a poche altre scusanti.
Montella era stato scelto esclusivamente dalla famiglia Della Valle, in particolare da Diego che si era permesso di scavalcare Corvino, che avrebbe preferito altri profili. Ora che i Della Valle hanno venduto, in molti hanno pensato che la prima testa a cadere durante l’era Commisso fosse quella di Montella, ma le scelte societarie stanno facendo pensare al contrario: l’arrivo di Pradè e l’imminente incontro a New York preannunciato da Commisso rivelano una certa convinzione nel voler lasciare intatta la panchina viola. Montella conosce perfettamente Pradè, lo ha avuto come dirigente quando ancora era calciatore, è stato il DS che lo ha voluto la prima volta sulla panchina della Fiorentina, ed oggi la sua assunzione sembra voler portare di nuovo questa coppia a capo del comparto tecnico gigliato.
Pradè conosce a menadito le idee calcistiche dell’ex mister di Milan e Siviglia, quindi ci sarà sicuramente una comunione di intenti e la volontà di ripartire da quel calcio champagne che si vide tra 2012 e 2015.
IL RITORNO DI BATISTUTA
Abbiamo detto molto di quello che è accaduto in questa prima settimana a stelle e strisce fiorentina, ma il nome che è uscito un paio di giorni fa è quello che realmente ha emozionato il popolo viola. Pare che Commisso abbia seriamente intenzione di rimettere gli idoli viola al proprio posto; abbiamo detto di Antognoni, il più grande numero 10 della Fiorentina, dunque adesso manca soltanto il più grande numero 9: Gabriel Omar Batistuta sembra molto vicino ad un ritorno nella sua Firenze, ancora non si sa esattamente in quali vesti, ma pare ad un passo dal suo ritorno in viola dopo 19 anni.
Batigol lasciò Firenze nel lontano 2000, ma come ha dimostrato la festa dei suoi 50 anni in Piazza Signoria, ancora oggi è ricordato come fosse una divinità. I Della Valle non sono mai andati oltre a qualche invito allo stadio, soltanto un paio di anni fa pareva possibile un’entrata del bomber argentino in società, ma si capì velocemente che erano delle semplici voci. Commisso ha già mandato il suo fidato Antognoni a trattare con Batistuta, che fino a ieri era proprio a Firenze, nell’intento di convincerlo ad accettare un ruolo che sembra quello di Ambassador del club in giro per il mondo: l’argentino sembra il profilo perfetto per esportare il brand Fiorentina in giro per il mondo, per raccontare la storia calcistica di Firenze e anche quella personale del giocatore, che è conosciuto ad ogni latitudine.
La scelta è chiara: guardare il passato per costruire il futuro. Ed è così che Rocco Commisso sta costruendo il nuovo american dream viola.
L’immagine di copertina è tratta dal profilo Instagram @acffiorentina