Sapete da quanto dura l’astinenza da vittoria dello Schalke 04 in Bundesliga? 297 giorni. Era il 17 gennaio quando la squadra tedesca vinceva 2-0 contro il Borussia M’Gladbach. Praticamente un altro mondo: gli stadi erano stracolmi di gente, si camminava per strada senza problemi, senza mascherine e senza distanziamento. Il coronavirus non aveva ancora fatto irruzione nelle nostre vite. 297 giorni dopo, quella vittoria contro il Gladbach rimane l’ultimo sussulto di orgoglio di una squadra che si è letteralmente sgretolata col tempo. I Knappen, ovvero i minatori, il soprannome con cui in Germania conoscono lo Schalke 04, hanno vinto per la prima volta in stagione martedì scorso. In Coppa di Germania hanno superato per 4-1 lo Schweinfurt, club che milita nella Regionalliga Bayern, uno dei gironi che compongono la quarta serie del calcio tedesco.
Sempre in Coppa era arrivata, prima di martedì, l’ultima vittoria ufficiale. I primi di febbraio si è giocata Schalke-Hertha, finita 3-2 ai supplementari in favore degli uomini di Wagner, che nel frattempo è stato esonerato. Da quel giorno il buio più totale. Una salvezza conquistata soprattutto grazie ai 30 punti racimolati nel girone d’andata, una crisi di vittorie ancora oggi senza fine e la sensazione che il peggio debba ancora passare. La storia recente di una delle nobili decadute di Germania merita un’analisi più profonda. Come profondi sono anche i motivi che ci hanno portato qui, a discutere di tutti i problemi dello Schalke 04.
PROBLEMI STRUTTURALI
Prima di parlare dell’aspetto tecnico, di ciò che è accaduto in campo, è necessario volgere lo sguardo verso un’altra direzione. Gran parte delle difficoltà che hanno caratterizzato gli ultimi mesi della storia dello Schalke sono figlie di evidenti problemi strutturali, che per chi non segue assiduamente il calcio tedesco sono complessi da scorgere. In piena emergenza coronavirus Peter Peters ha annunciato il suo addio dopo 27 anni. Peter Peters è stata una delle figure più influenti del calcio teutonico degli ultimi due decenni. A lungo il responsabile finanziario della società della Ruhr, ma nel corso della sua carriera ha ricoperto anche i ruoli di presidente del Consiglio di sorveglianza e primo vicepresidente della DFL e primo vicepresidente della DFB. Un manager apprezzatissimo da molti dotato di una visione del calcio a 360 gradi. Nel 2001 è stato Peters l’artefice della costruzione della Veltins-Arena, la casa dello Schalke 04. Uno degli stadi più belli e moderni del mondo.
CFO Peter #Peters will leave FC Schalke 04 on the 30th June 2020 ℹ️ #S04 pic.twitter.com/tMhU8kZ2U3
— FC Schalke 04 (@s04_en) June 5, 2020
Insomma, l’addio di Peters ha sicuramente lasciato i suoi strascichi. Anche perché in patria questa mossa è stata vista più come un sacrificio di un capro espiatorio. Un mese più tardi è toccato, infatti, al presidente Clement Tönnies. Un uomo che i tifosi, di fatto, non hanno mai sopportato. Nell’estate del 2019 è stato protagonista di alcune dichiarazioni di stampo razzista che gli erano costate una sospensione dal suo stesso club. E a giugno, per far fronte all’incombente crisi economica post-pandemia, aveva deciso di licenziare 24 autisti che accompagnavano i ragazzi delle squadre giovanili in allenamento. Una vera e propria “pulizia dirigenziale” che ha avuto ripercussioni, ovviamente, anche nello spogliatoio.
Problemi strutturali ai quali, in casa Knappen, si sta cercando di porre fine fin dallo scorso anno con la nomina di Jochen Schneider. Schneider è stato l’uomo ombra dei successi delle squadre Red Bull: dal 2015 al 2019, infatti, è stato il coordinatore tecnico del NY Red Bulls, del Red Bull Salisburgo e del Lipsia. Vittorie e successi che, però, sono lontani anni luce per lo Schalke 04.
CORONAVIRUS E CALCIOMERCATO
La pandemia globale ha messo a dura prova i conti e i bilanci di tutti i club d’Europa. Tra tutti chi ne ha fatto maggiormente le spese è stato proprio lo Schalke 04. I Knappen già prima di marzo non navigavano in buone acque: nel 2019 era stato registrato un passivo di poco meno di 200 milioni di euro. Con il Covid e tutte le relative conseguenze le cose di certo non sono migliorate. L’8 aprile scorso, il club di Gelsenkirchen ha pubblicato un comunicato ufficiale in cui ha invitato i propri tifosi a non richiedere il rimborso dell’abbonamento sottoscritto a inizio stagione, nonostante la Veltins-Arena fosse chiusa dal 7 marzo.
“Ogni rinuncia al rimborso è un immenso contributo per stabilizzare la liquidità e garantire la sopravvivenza della società”.
Le difficoltà economiche sono ancora oggi sotto gli occhi tutti. Kicker, il più importante quotidiano sportivo tedesco, aveva ipotizzato che il Land del Nordrhein-Westfalen potesse contribuire alla causa attraverso l’emissione di una fidejussione da 40 milioni di euro che avrebbe aiutato le casse della squadra locale. Niente di tutto questo si è poi avverato.
Ecco perché per dare una boccata d’ossigeno alle finanze biancoblù la dirigenza dei Knappen ha operato un drastico taglio di stipendi e di giocatori nel corso dell’estate. Il calciomercato condotto dallo Shalke 04 è stato tra i più poveri che si possano ricordare: non solo economicamente, ma anche tecnicamente. Sono arrivati solo giocatori a titolo gratuito: in prestito – come Gonçalo Paciencia dall’Eintracht, il giovane Ludewig, il portiere Rönnow – o svincolati – l’eterno Vedad Ibisevic-.
Inoltre, sono stati ceduti tutti quei giocatori “insostenibili” economicamente. E così via Weston McKennie, volato alla Juventus, Caligiuri e l’ex capitano Nübel a parametro zero, Rudy ritornato all’Hoffenheim, Todibo e Miranda, i cui prestiti dal Barcellona non sono stati rinnovati. Una situazione così complessa che è difficile immaginare si possa risolvere velocemente.
DELUSIONI DI CAMPO
La crisi dello Schalke, in realtà, pianta le proprie radici già nella stagione 2018-19. La squadra di Gelsenkirchen, reduce da un gran secondo posto l’anno prima, chiude il campionato 5 punti dalla retrocessione, arrivata solo nelle ultime giornate. Dopo lo sconfortante girone di ritorno dello scorso anno, la Bundesliga 2020-21 si è aperta seguendo lo stesso identico spartito. Ovvero non vincere.
Nelle prime 7 gare di campionato lo Schalke ha conquistato 3 punti grazie a tre pareggi portati a casa nelle ultime quattro uscite. Cioè da quando sulla panchina della Veltins-Arena siede Manuel Baum, l’allenatore chiamato a risollevare il destino di una squadra che ha dimenticato il sapore della vittoria. Il primo grande problema dei biancoblù è la fase realizzativa. Un interrogativo sottolineato con insistenza dallo stesso Baum:
“Tutti noi sappiamo che se vogliamo vincere abbiamo bisogno di segnare almeno un gol”.
Uth, Raman, Paciencia e Ibisevic insieme hanno realizzato solo 5 reti. Troppo poco anche per una squadra che vuole salvarsi. La produzione offensiva necessita ovviamente di migliorie. Contro il Mainz, uno scontro tra le squadre più in difficoltà della Bundesliga, lo Schalke ha tentato il tiro in 21 occasioni, con il 68% del possesso palla. Ma appena il livello delle avversarie si è alzato, è proporzionalmente calata la qualità del gioco. Nel derby della Ruhr contro il Dortmund i Knappen hanno avuto solo il 25% del possesso palla, con zero conclusioni verso la porta. La strada è chiaramente in salita ma la luce in fondo al tunnel non pare così nitida.
L’unico barlume di speranza è riposto per l’ennesima volta nei giovani, soprattutto quelli cresciuti nel fiorente settore giovanile della società tedesca. Un esempio in Germania e nel mondo. Basti pensare a chi c’è oggi in porta nel Bayern Monaco: Manuel Neuer e Alex Nübel, considerato dai più il suo erede naturale, sono entrambi cresciuti nel florido vivaio di Gelsenkirchen prima di spiccare il volo in Baviera. Ma di esempi ce ne sarebbero tanti altri: Özil, Meyer, Draxler, Sané. In un articolo del The Guardian viene spiegato l’attento lavoro che porta i giovani ragazzi delle under ad emergere piano piano. I punti chiave sono due: gli allenatori e mentalità, due aspetti che forse in prima squadra hanno perso valore.
In difesa, ad esempio, il punto fermo rimane il turco ventenne Kabak, cercato in estate dal Milan. Un centrale talentuosissimo ma che ha, altresì, dimostrato di dover maturare prima di guadagnarsi la chiamata di una big. E infatti uno dei punti su cui Baum dovrà lavorare con costanza è la solidità difensiva. Oggi la difesa dello Schalke è la peggiore d’Europa tra i cinque maggiori campionati del continente.
🇪🇺 TOP 5 LEAGUES
Worst Defense (goals per game)3.33 🇩🇪 FC Schalke 04
3.00 🇩🇪 1. FSV Mainz 05
3.00 🇮🇹 Torino FC
2.83 🇮🇹 Benevento Calcio
2.83 🇮🇹 FC Crotone
2.50 🇮🇹 Cagliari Calcio
2.50 🇮🇹 Spezia Calcio pic.twitter.com/g5x46Np46m— FootBall⚽️InfoData 🌐 (@FInfodata) November 3, 2020
Harit, trequartista dotato di innata qualità tecnica, a 23 anni è atteso alla consacrazione. Ma sono altri due i ragazzi più in vista in questo primo scorcio di stagione: il 19 enne finlandese Malick Thiaw e il trequartista Can Bozdogan. Il primo è un difensore centrale già entrato nell’undici titolare – ha anche segnato un gol-. Il secondo, invece, si è meritato il primo contratto da professionista dopo le ultime prestazioni convincenti. Un calciatore che fa della fantasia e dell’imprevedibilità le sue armi migliori.
Can Bozdogan's debut skill, now in GIF form 🔀😍#S04 pic.twitter.com/feCd6aY633
— FC Schalke 04 (@s04_en) June 16, 2020
Ciò che manca in campo è una vera identità di gioco e di squadra. Gli infortuni di Serdar e di Fährmann (tra l’altro in rotta di collisione con il neo allenatore Baum), due leader della “vecchia guardia”, hanno rallentato questo ambizioso ma complicatissimo processo di rifondazione tecnica. Oggi lo Schalke deve convivere con i propri fantasmi, le proprie debolezze. Solo affrontando e superando questi problemi i Knappen possono riemergere dalle sabbie mobili della zona retrocessione.
(Fonte immagine in evidenza: theguardian.com)