Sebastian Giovinco, quando non importa essere alti, ma grandi

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Il ritorno di Sebastian Giovinco in Italia ha dato al calcio un qualcosa di “rétro” e, per alcuni, di romanticamente dimenticato. Riaffiorano ricordi di calcio romantico, fatto di campioni, bandiere, ma soprattutto qualità e tanta tecnica, che, forse, oggi, si sta sempre di più perdendo. Il rientro nel Bel Paese della Formica Atomica ha riacceso nei cuori dei più nostalgici tutto ciò. Impossibile scordarsi la doppietta contro il Genoa nel lontano 2011. Il primo gol è un dipinto: no look di tacco di Sergio Floccari, che mette Giovinco davanti alla porta; il controllo orientato e il conseguente pallonetto morbido si insaccano sotto la traversa di Frey. Da qualche mese Sebastian è tornato nella nostra penisola per accogliere una nuova sfida. Ha 35 anni, ma il suo volto ricorda ancora il ragazzo che lasciò con coraggio l’Italia a soli 28 anni, aprendo una sorta di quesito malinconico nelle menti di tutti gli appassionati: “Cosa avrebbe potuto fare in questi anni in Serie A?“. Non lo sapremo mai. Ora quel che sappiamo è che Seba si vuole mettere nuovamente in gioco. Le qualità tecniche sono rare e invidiate da tantissimi giocatori del nostro campionato. La sfida è con sé stesso, ed è aperta.

LE ORIGINI “A(NA)TOMICHE

I primi calci al pallone, Sebastian, li dà a Borgo Melano, nel quartiere della Riber. Struttura fisica minuta, anatomia diversa la sua, rispetto a quella del calciatore modello. Seba era il classico ragazzino considerato “più piccolo” dagli altri, e chi ha fatto parte del mondo del calcio, anche solo a livello giovanile, sa cosa si può provare. A Giovinco, però, tutto questo non fregava, per lui era importante esprimersi solo su quel dannato campo verde, che lo faceva sentire come a casa. Non a caso, prima ancora di compiere 10 anni, il giovane ragazzo entra a far parte del settore giovanile della Juventus, non una squadra qualsiasi. Tra il 2005 e il 2006 la piccola stella di Sebastian inizia a brillare, proprio in quel famoso Torneo di Viareggio, che spesso fa scoprire al mondo i talenti che si coltivano in Italia. La Juventus vince il torneo e Giovinco viene premiato dal “Guerin Sportivo“, come miglior giocatore della fase finale del torneo. Da questo momento, la Formica, per molte persone, inizierà a diventare Atomica.

SGOMITARE E FARSI STRADA

Vent’anni, 164 centimetri di potenza e qualità, per Seba, nel 2007, è arrivata l’ora del grande salto. La Juventus gli dà fiducia e lo promuove in prima squadra. L’altezza può andarsene a quel paese. Dopo una buona parte di stagione passata tra “i grandi”, tra allenamenti e sforzi, arriva il momento di Giovinco. È il 12 maggio, è Juventus-Bologna di Serie B, i bianconeri sono retrocessi per la vicenda di Calciopoli, sulla panchina bianconera c’è Didier Deschamps. È il minuto 76, e l’allenatore francese decide di dare fiducia al giovane ragazzo della Primavera. Dentro. I tifosi non hanno neanche il tempo di osservare le movenze del ragazzino, che illumina lo Stadio Olimpico con un assist al bacio per il 3-1 definitivo di Trezeguet. Magia.

Qualche mese più tardi, la società bianconera, essendo tornata in Serie A, lo cede in prestito all’Empoli per fargli fare esperienza. Segnerà 6 gol in 35 partite, conquistandosi la fiducia dello staff e di tutti i tifosi, che lo votano come miglior giocatore della squadra della stagione. Celebre la sua esultanza con “una spanna” sopra la testa, a ribadire il fatto che l’altezza, se hai un talento come quello di Giovinco, non conta. Le critiche sulla struttura fisica possono andarsene a quel paese.

A fine stagione il ritorno alla Juventus è d’obbligo. Sebastian Giovinco torna nella sua Torino per dimostrare che si è fatto strada ed esperienza. La prima stagione (2008/2009) è ottima, la maturazione sembra completa, infatti sono ben 27 le presenze in campo del trequartista con la maglia bianconera, condite da tre gol. La stagione successiva, però, con l’acquisto di Diego, Seba trova meno spazio. Viene relegato ai margini della squadra e chiede di essere ceduto per aver maggiore minutaggio. Ci sarà il Parma ad accoglierlo a braccia aperte.

A PARMA ESPLODE “LA FORMICA ATOMICA

Sebastian Giovinco

Sebastian Giovinco, Parma

Gli emiliani danno nuova fiducia al ragazzo di Torino, che ha ancora tanto da dimostrare. Esordio in Parma-Brescia il 29 agosto 2010, e subito un assist disegnato per il gol dell’1-0 di Bojinov. Pronti, via. La prima stagione in maglia crociata la terminerà con sette gol in 30 presenze. Negli occhi dei tifosi è ancora vivo il ricordo di quella punizione al bacio contro il Catania, e della doppietta contro la Juventus. Sebastian non è rancoroso, ma alza la voce contro i bianconeri. I due gol sono valsi molto di più delle parole. La seconda stagione a Parma va ancor meglio della prima: giocate di classe, da giocatore raro, e ben 15 reti segnate. È capocannoniere della squadra a fine campionato.

L’ULTIMO SALUTO DI SEBASTIAN AL CALCIO ITALIANO

Sebastian Giovinco, Juventus

Mentre a Torino prendeva forma la Juventus di Conte, Giovinco faceva saltare le folle sugli spalti dell’Ennio Tardini di Parma. Alla fine della seconda stagione, è proprio il tecnico bianconero a volere nuovamente sotto la Mole il fantasista. La Formica Atomica trova spazio e fiducia, sono ben 42 le presenze in campo, condite da 11 reti, che contribuiscono alla conquista dello Scudetto della Juve. La stagione successiva, complice il mercato fatto dai bianconeri dopo il ritorno sul tetto d’Italia, lo spazio per Sebastian Giovinco diminuisce. Sono 17 le presenze e due i gol. La terza stagione vede arrivare sulla panchina della Juventus, Massimiliano Allegri. Le scelte tecniche del mister lo tengono spesso fuori, e Sebastian, inizia a sentirsi “stretta” la maglia bianconera. Nell’inverno del 2015 decide di accettare l’offerta faraonica del Toronto. Scelta di vita. È la fine di una storia durata diciannove anni. È la fine del calcio italiano di Sebastian, che, forse, non si era mai sentito compreso a pieno.

GIRAMONDO

Sebastian Giovinco

Sebastian Giovinco, FC Toronto

Giovinco approda dunque al Toronto, dove non ci mette tanto a mettersi in luce. Lasciatosi alle spalle la frenetica vita europea, si rifugia in Canada, dove, oltre a un contratto faraonico, lo aspetta anche un “lifestyle” completamente diverso. A Toronto ci sta dal 2015 al 2019, conquistandosi l’amore del pubblico, che lo venera come un campione senza tempo. In quattro anni mette insieme 141 presenze e 83 gol. Finita l’esperienza canadese, Sebastian Giovinco, decide di buttarsi in un’altra avventura: l’Al Hilal, in Arabia Saudita. Col club saudita conquisterà quattro trofei e collezionerà 83 presenze e 16 reti.

Sebastian Giovinco

Sebastian Giovinco, Al-Hilal

SEBASTIAN GIOVINCO, QUANDO ESSERE “BASSI” È SOLO UNA FUTILE CRITICA

Quante volte i ragazzini, nel mondo del calcio, si sentono dire la consueta frase: “fisicamente non è pronto”. Una frase che fa male, come il classico “è bravo ma non si applica” delle maestre a scuola, con la piccola differenza, che, non si può cambiare una struttura anatomica dettata dalla genetica, l’applicazione sì. Sebastian Giovinco, in 20 anni di carriera ci ha dimostrato, che, se si ha talento, l’altezza è solo una inutile critica. Il ragazzo che magari veniva deriso dai più grandi per la sua struttura fisica, in questi anni ha fatto carriera. L’altezza può andarsene a quel paese.

“Sono sempre stato considerato più piccolo”, Sebastian ci fa una risata su. Non gli importa, perché sa l’uomo che è diventato negli anni e la vita che si è costruito nonostante i suoi 164 centimetri d’altezza. Ora Seba è tornato in Italia. Non si è ancora espresso come voleva, forse frenato dalla condizione fisica non ancora ottimale. I più romantici sperano che possa tornare a far innamorare le folle con le sue giocate nello stretto e le sue punizioni al bacio. Lo aspetteranno e lo aspetteremo, come l’amico di una vita che torna dopo aver studiato per anni all’estero.