Stefano Borghi spiega Rabiot nella Juventus

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La juventus prendendo Sarri per la prossima stagione ha fatto una scelta netta, e ha dato ragione ad un certo tipo di commenti che erano usciti dopo l’eliminazione con l’Ajax.

È una Juve che vuole esaltare le proprie individualità e vuole farlo attraverso il gioco: per questo ha preso un maestro del gioco, che quest’anno ha anche vinto il suo primo trofeo. L’altro aspetto che veniva sottolineato dopo che la Juventus non è riuscita ad entrare nelle prime quattro d’Europa è relativo ai problemi in mezzo al campo.

Le prime mosse di Paratici ci fanno capire che questo sia un pensiero condiviso anche dal club, infatti sono arrivati due super colpi a centrocampo a parametro zero: verrebbe da dire un capolavoro. Arrivano due giocatori che possono avere gli stessi compiti in campo – anche se sono profondamente diversi – e che possono essere totalmente integrabili. Il centrocampo tipico di Sarri ha delle dinamiche piuttosto conosciute: un regista (Jorginho nelle ultime stagioni), una mezzala d’intensità, o box to box come direbbero in Inghilterra, e un’altra mezzala che diventa quasi un trequartista. Ora il reparto è veramente folto, infatti possiamo aspettarci qualche uscita, da qui in avanti.

RAMSEY E RABIOT

Parliamo dei due giocatori che arrivano alla Juventus, due profili internazionali che possono portare tante cose.

Ramsey è un giocatore già fatto, maturo, che senza i numerosi infortuni avrebbe uno status più alto di quello che si ritrova ad avere oggi. È creativo, si troverebbe alla perfezione nel gioco corto che Sarri vuole a centrocampo: è uno che imposta l’azione, che vuole il pallone per sé e che arriva anche a creare l’occasione. È anche un giocatore che, da buon gallese formatosi in Inghilterra, ha anche quel grado fondamentale di intensità per non andare in difficoltà nelle partite internazionali.

Ma quello che ha più di ogni altra cosa Aaron Ramsey è l’inserimento mortifero: vi do dei numeri.

Quest’anno Ramsey ha giocato 40 partite e ha segnato 6 gol; fra i centrocampisti bianconeri il più prolifico è stato Pjanic, che ha fatto 4 gol (di cui due su rigore) giocando 44 partite.

Dare un surplus di gol – ma anche di assist – in una zona così nevralgica significa migliorare sicuramente la situazione e dare risorse in più.

Rabiot è un giocatore diverso, è forse meno trequarti rispetto a Ramsey e più centrocampista puro. È uno che non porta tanti gol e nemmeno tanti assist: i numeri dicono che Rabiot nella sua carriera da professionista, fra club e nazionale, ha segnato 25 reti in 246 partite (Ramsey è a quota 81 in circa 600 partite).

Però Rabiot ha una specialità, che è quella dell’Hockey Pass, o Secondary Assist: è una statistica che nel calcio non viene generalmente considerata, ma è un aspetto che nel gioco entra in maniera determinante. Cos’è? Fondamentalmente il passaggio che permette l’assist, quella palla in profondità tipica della mezzala che porta il trequartista – o l’esterno – a fare l’assist per il marcatore. Questo Rabiot ce l’ha perfettamente nelle sue corde.

Rabiot, rispetto a Ramsey, arretra leggermente il proprio raggio d’azione. Ha la qualità per saltare il pressing: fondamentale per fare iniziare l’azione offensiva e per velocizzare le transizioni. Questa è una qualità che ha soprattutto quando affronta il pressatore frontalmente, mentre girato di spalle tende ad avere troppa fiducia nei propri mezzi. Rabiot ha anche la gamba per accelerare bene e soprattutto ha la visione di gioco per aprire in maniera oculata.

Quali sono i dubbi riguardanti Rabiot? Esclusivamente caratteriali, perché questo ragazzo classe ’95, anche per il rapporto molto stretto con la madre-agente Veronique, qualcuna l’ha combinata con il PSG. Arriva a parametro zero perché non ha voluto rinnovare, la madre ha sempre voluto entrare nelle sue vicende in modo un po’ troppo profondo: ha avuto problemi a Parigi, ha avuto problemi a Tolosa, ma anche con la nazionale francese perché l’anno scorso rifiutò il ruolo di riserva della rosa che sarebbe andata e avrebbe poi vinto il mondiale. Però è anche vero che un ragazzo di 24 anni, che trova un’opportunità del genere in un ambiente come quello della Juve, la quale ha sempre dimostrato di saper gestire questi casi, potrebbe avere quel click mentale per passare da ragazzino ad essere uomo.

Rabiot e Ramsey sono due elementi che danno cose nuove e cose importanti al centrocampo di Sarri, che ora ha tante varianti.

Addirittura Rabiot, su alcune testate inglesi, viene indicato come potenziale vertice basso: al momento l’unico nella rosa bianconera che ricopre stabilmente questo ruolo è Pjanic, ed è una risorsa fondamentale per Sarri. Io non credo che Rabiot possa essere un’alternativa in questo ruolo, lo vedo proprio come una mezzala o al limite un doppio interno per un centrocampo con due centrali e un trequartista: quindi Sarri potrebbe anche esplorare la via del 4-2-3-1, ma come vertice basso non ce lo vedo.
Magari in questo ruolo potrebbe adattarsi un giocatore che con questi due arrivi si ritrova con gli spazi un po’ chiusi, ma è uno che secondo me avrà delle prospettive importanti nella prossima stagione. Sto parlando di Rodrigo Bentancur, che ha fatto una Copa America eccezionale giocando in coppia con Torreira. Lui è una mezzala, è un giocatore di piede, che porta il pallone, che vede il gioco, ma se devo pensare ad un’alternativa a Pjanic nella rosa della Juve vedo più lui che non altri.

Per quanto riguarda invece i box-to-box c’è Emre Can, che per chili e centimetri andrà ad assumere un ruolo primario, c’è Matuidi, che può dare dinamismo e inserimenti. Rimane anche Khedira, ma qualcuno dovrà uscire, anche perché in Copa America Cuadrado ha giocato mezzala, e non ha assolutamente fatto male. Volendo anche Bernardeschi potrebbe ricoprire questo ruolo: insomma, se la Juventus aveva una criticità a centrocampo, con questi due innesti l’ha sicuramente sistemata.

La Juve, già dominatrice del calcio italiani negli ultimi anni, ha subito schiacciato forte sull’acceleratore: ha preso Rabiot, ha preso Ramsey, ora dovrà uscire qualcuno.

Ma attenzione, perché c’è la sensazione che il mercato in entrata non sia ancora finito.

StefanoS
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Stefano Borghi