Spesso si dice che nel gioco di oggi non ci sono più bandiere. Vedere giocatori dedicare l’intera carriera ai soliti colori, a prescindere dalle diverse opportunità che si presentano nel corso degli anni, è diventato sempre più raro. Anche se questo è vero, ci sono però persone, oltre i noti Maldini, Zanetti, Totti, che stanno percorrendo un lungo percorso con la solita maglia.
Categoria opposta a quelle delle bandiere può essere invece quella dei “traditori“, i Giuda del calcio che hanno preferito passare “all’altra sponda”, ai rivali, per inseguire il bene personale. Per soldi, per amore, per convenienza. I motivi sono disparati, e certamente la scelta non dipende esclusivamente dal giocatore in causa. Bisognerebbe infatti staccarsi dal marchiare a fuoco i giocatori perché abbandonano la nave: ci sono società, ci sono contratti, ci sono soldi, c’è strategia. Stupirsi per cose del genere è infatti ormai anacronistico. Per chi ha fede calcistica però, può essere veramente doloroso vedere un proprio idolo con altri colori. E il risentimento non può che aumentare se la nuova squadra è una rivale storica.
Nel corso della storia del calcio italiano, la Juventus è una delle squadre che più spesso si è attirata contro l’ira delle tifoserie avversarie. È una squadra che si ama o si odia. E alla radice dell’avversione nei suoi confronti sta anche la sua potenza nel mercato. Fin dalla sua nascita nel 1897, la proprietaria famiglia Agnelli era impegnata nel settore industriale del Nord Italia, caratteristica che ha alimentato anche il potere della società calcistica. Grazie al suo primato e alla strapotenza economica quindi, ha potuto investire soldi nel mercato, acquistando giocatori forti, spesso strappandoli ad altre squadre.
Da Baggio a Higuain, la Vecchia Signora ha sedotto fin dagli anni Settanta molti campioni delle big di Serie A. Qua sotto ripercorriamo quindi la storia di dieci acquisti juventini che più hanno incrinato il rapporto con le tifoserie di altre squadre italiane.
JOSÉ ALTAFINI
Core n’grato. Napoli lo chiamò così nel 1972, quando a 34 anni passò ai rivali bianconeri. José Altafini, campione del mondo nel ’58 con il Brasile ma naturalizzato successivamente italiano, si accasò presso i partenopei nel 1965, dal Milan. Il suo approccio nella squadra campana, fu spumeggiante. Subito si fece apprezzare dai tifosi, soprattutto grazie alla complicità con Sivori, formando con lui una prolifica coppia gol. José al primo anno segnò 14 gol, che diventarono 16 nel 1967, e andarono a diminuire di anno in anno. Nella stagione 1971-1972 brillò soltanto in alcuni momenti, e la sua carriera sembrava finita. I tifosi napoletani però, pronti ad accompagnarlo a fine carriera, rimasero scioccati dal suo ingaggio juventino.

José Altafini e Dino Zoff alla Juventus
L’origine della lotta tra le tifoserie quindi, crebbe proprio in questi anni. I napoletani vissero il passaggio come un alto tradimento, e nel 1975, quando un Altafini bianconero fu l’ago della bilancia per la vittoria dello scudetto della Juventus, proprio contro gli ex, ecco che arrivò il soprannome “core n’ngrato“. Da allora la rivalità tra le società, che si dividono anche la maggior parte del tifo nel Sud Italia, è cresciuta di anno in anno, fino a quando un episodio simile accadde nel 2016.
Quando dopo 44 anni infatti, un altro giocatore azzurro fu ceduto alla Juventus, Altafini disse:
“Sono contento perché Higuain mi sostituirà presto, ora sarà lui core ‘ngrato e non io”.
ROBERTO BONINSEGNA
Roberto Boninsegna fa parte della storia della lunga rivalità tra Inter e Juventus. La competitività tra le due squadre del derby d’Italia è iniziata fuori dal campo, quando Torino e Milano erano i due principali poli industriali del Nord, e le famiglie Agnelli e Moratti cercavano l’affermazione del loro primato. La storia calcistica ha poi rispecchiato la rivalità, e molti episodi hanno alimentato l’odio tra le tifoserie.
Il passaggio di Boninsegna ai bianconeri fu molto controverso. In sette anni all’Inter l’attaccante visse l’apice della sua carriera. Con i colori nerazzurri fu miglior marcatore sia nel 1971 che nel 1972, dando ai tifosi la gioia di veder crescere nella loro squadra quella che sarebbe potuta diventare una bandiera. Accadde però, che Boninsegna fu “tradito dall’Inter”. Nel silenzio e senza potersi opporre, fu inserito nell’estate del ’76 nello scambio con Anastasi della Juventus, e fu costretto a passare al nemico. L’idolo degli interisti, quindi, vestì bianconero dal 1976, e a Torino restò tre anni, che furono, malgrado i trascorsi, molto vittoriosi. All’Inter infatti vinse soltanto lo scudetto nella stagione 1970-1971, mentre con la Juve vinse due scudetti e una Coppa Uefa.
“Era stato un tradimento, così dopo il primo gol esultai correndo proprio verso la tribuna, cercando con gli occhi il presidente dell’Inter, Fraizzoli, e chi lo aveva consigliato. I gol si festeggiano, non avrei mai evitato un’esultanza, figuriamoci quel giorno”.
ROBERTO BAGGIO
Roberto Baggio da cinque anni era un calciatore viola, e a Firenze la sua carriera stava crescendo esponenzialmente. Il suo passaggio alla Juventus, che lo strappò al Milan per un soffio, dove poi approdò dopo cinque anni, fu uno dei più clamorosi nella storia del calcio italiano. 25 miliardi di lire siglate dal presidente Pontello con i potenti Agnelli, e un accordo che avvenne, probabilmente, all’insaputa di Baggio.
Era il 18 maggio 1990 quando arrivò l’ufficialità, e fu un giorno buio per Firenze, nonostante fosse piena primavera. Il “Divin Codino” era ufficialmente un giocatore bianconero, e questo passaggio mise un ulteriore ed enorme punto esclamativo alla rivalità tra le tifoserie del Franchi e della Mole. Negli anni Ottanta, infatti, le due squadre si contesero lo scudetto di Serie A per più stagioni, ed è in quel periodo che prese foga l’astio tra le due parti. Il decennio, tuttavia, finì nel modo più doloroso che Firenze potesse vivere: la stella della sua rosa passò ai rivali, e la città esplose. I viola scesero in strada minacciando il loro presidente, causando sommosse violente tra civili e polizia, assaltando la sede della società.
Parlando però del trasferimento di Baggio, non si può non citare il 7 aprile 1991. Si giocava Fiorentina-Juventus e l’attaccante tornò al Franchi dopo quasi un anno. Fu concesso un rigore alla squadra piemontese e Baggio, rigorista prescelto, si rifiutò di batterlo, con la scusante che il portiere ex compagno lo conosceva troppo bene. Quando fu sostituito gli fu lanciata una sciarpa viola, che raccolse andando negli spogliatoi. Un gesto nobile nei confronti degli ex tifosi, ma un mancanza di responsabilità nei confronti della squadra attuale. Ad accompagnarlo nel tunnel furono un insieme di fischi e applausi provenienti da entrambi le curve.

Fonte: Wikipedia
FABIO CANNAVARO
Fabio Cannavaro ha trascorso le giovanili nel Napoli, per poi passare al Parma e da lì all’Inter. Il suo talento non esplose certo negli anni a Milano, dato che già prima era chiaro il suo potenziale. Nel 2002, infatti, dopo aver vinto con i crociati due Coppe Italia, una Supercoppa e una Coppa Uefa, era conteso dalle migliori squadre italiane. Soprattutto le milanesi lottarono per averlo in rosa, e tra le due fu l’Inter a raggiungerlo. Al suo primo anno in nerazzurro giocò la semifinale di Champions, persa proprio con il Milan, ma il secondo anno Cannavaro visse momenti di crisi. Quello interista infatti fu definito da lui stesso come uno dei periodi più bui della sua carriera, tra alti e bassi, infortuni, e ovviamente il modo il cui lasciò la città.
Nel 2004 fu infatti venduto alla Juventus, scambiato con il portiere Fabián Carini. Cannavaro era reduce da un infortunio, e quando comunicò a Roberto Mancini di essere pronto per rientrare in campo, fu venduto. Più tardi, poi, durante lo scandalo Calciopoli, furono intercettate alcune telefonate con Moggi, che faceva pressione su di lui per fargli abbandonare la società nerazzurra. Lo scambio di mercato, quindi, si portò anche negli anni successivi strascichi infelici, poi avvallati dal talento del campione del Mondo, che vinse nel 2006 il Pallone d’Oro e che ancora oggi è considerato uno dei migliori difensori di sempre.
ANDREA PIRLO
Difficile da digerire il trasferimento di Andrea Pirlo alla Juventus, dopo dieci anni al Milan. Con i rossoneri Pirlo ha trascorso stagioni di successo: arrivò nel 2001 dopo un anno di prestito al Brescia dall’Inter, visse la scalata per lo scudetto del 2004, le finali di Champions tra gioie (la vittoria della coppa nel 2003 e 2007) e dolori (come il rigore sbagliato contro il Liverpool), fino alla vittoria del campionato nel 2011, l’ultimo prima del dominio della Juventus.
L’ultima stagione, tuttavia, Pirlo subì alcuni infortuni, e sembrava ormai escluso dai piani di Massimiliano Allegri. Il giocatore quindi non rinnovò con i bianconeri, e scelse la Juventus per il suo futuro. Da quell’anno fu uno dei protagonisti delle consecutive vittorie della Madama, ritrovando l’ex allenatore nell’ultima stagione bianconera del 2014-2015. Anche se finì la carriera da giocatore a New York, per dire ufficialmente addio al campo, scelse di nuovo la Scala del calcio. A San Siro, difatti, nella “Notte del Maestro” il 21 maggio 2018, Pirlo radunò i grandi campioni italiani per l’ultima partita. E salutò il pubblico ufficialmente nello stadio che lo ha applaudito per nove stagioni.
JUAN CUADRADO
Un altro episodio sull’asse Torino-Firenze. I motivi della rivalità tra le due squadre li abbiamo riassunti, e il passaggio del colombiano dal Franchi allo Stadium, passando per Londra, si è aggiunto alla serie di episodi controversi tra i due fronti.
Non esiste infatti un trasferimento diretto: nel 2015 la Fiorentina si accordò con il Chelsea per lo scambio con Salah. 30 milioni al club viola più il prestito semestrale del futuro campione egiziano. Con José Mourinho, tuttavia, Cuadrado non riuscì a trovare lo spazio necessario per crescere ancora, e dopo una stagione arrivò l’accordo con la Juventus. Tornò quindi nel Bel Paese, vivendo un’altra esperienza italiana dopo i tre anni alla Fiorentina. Certo non fu della portata di Baggio, ma la crescita del colombiano in bianconero, jolly di Allegri, può far rimpiangere i tifosi viola.

In Juventus-Fiorentina del 14 dicembre 2015, Cuadrado alla sua prima partita contro l’ex, segna un gol di testa e non esulta
MIRALEM PJANIĆ
Anche tra Roma e Juventus non scorre buon sangue. Le due tifoserie non sono vere e proprie nemiche, se si considera il panorama di tutte le squadre italiane. Ma ci sono stati tuttavia episodi che hanno incrinato i loro rapporti. Alcuni errori arbitrali che hanno favorito gli juventini sono stati motivo di risentimento da parte dei giallorossi, ma una serie di trasferimenti di giocatori è forse il nocciolo della questione.
Già nel ’70 Fabio Capello decise di lasciare la Roma per la Juventus, episodio ripetuto nel 2004 da allenatore. Ma ci sono stati anche Emerson nel 2004, che seguì Capello, oppure Borriello e Vucinic. Questi ultimi hanno in particolar modo destato dispiacere nella squadra capitolina, perché sono riusciti a vincere lo Scudetto con la Juventus. Simile infatti a questo episodio è stato il trasferimento di Miralem Pjanić.
Il centrocampista bosniaco ha imparato a conoscere il calcio italiano proprio con la maglia della Roma, in cui ha trascorso dal 2011 cinque stagioni. Soprattutto i gol da punizione incantavano l’Olimpico, e ammaliarono anche la dirigenza bianconera, che riuscì ad ottenerlo nell’estate del 2016 per 32 milioni. La reazione dei tifosi capitolini fu piuttosto funesta, e sui social una marea di insulti, da “mercenario” a “Giuda”, toccò Pjanić, con tanto di maglie squarciate o distrutte.
MEDHI BENATIA
Nello stesso anno di Pjanić, un altro colpo basso per i giallorossi. Medhi Benatia fu prelevato dalla Roma nell’Udinese nel luglio del 2013, e trascorse nella Capitale soltanto una stagione. Nel 2013-14 quindi, il difensore marocchino fu protagonista della striscia di dieci vittorie consecutive in Serie A. In quella stagione realizzò anche una doppietta, contro il Catania, segnando due dei quattro gol della vittoria. Il suo primo anno quindi, fu molto positivo, e il suo abbandono dopo soltanto un anno in favore dell’estero non fu vissuto bene a Roma.
Al Bayern Monaco vinse per due volte il campionato tedesco e la Coppa di Germania, ma non riuscì ad essere un vero e proprio protagonista. La poca intesa con Guardiola e qualche infortunio lo bloccarono per troppo tempo ed era ormai chiaro l’imminente addio. Sembrava tuttavia che la sua esperienza italiana si fosse conclusa con la buona stagione nella Roma, ma il pensiero non trovò conferma. Arrivò infatti la Juventus, dove Benatia arrivò in prestito nell’estate del 2016, diventando il primo marocchino a vestire bianconero. I romanisti non la presero bene, soprattutto quando Benatia segnò contro la ex squadra il 23 dicembre 2017, e non si trattenne ad esultare né in campo, né sui social, ricevendo insulti dagli ex tifosi.
3 points importants qui nous permettent de poursuivre notre objectif.
Toujours un plaisir de marquer 😜⚽️
Merci pour votre soutien 😘
⚪️⚫️ #forzajuve #finoallafine3 punti importantissimi per il nostro obiettivo sempre un piacere fare goal. 😜⚽️ pic.twitter.com/RjSH3yIfa9
— MBenatia5 (@MedhiBenatia) December 23, 2017
GONZALO HIGUAIN
Sicuramente nell’immaginario collettivo la vicenda di Gonzalo Higuain è percepita come il più grande tradimento della storia del calcio italiano moderno. Con il Napoli infatti, non soltanto ha vissuto tre anni da protagonista, ma ha raggiunto record che gli sono costati il paragone con Maradona. Higuain arrivò negli azzurri nel 2013 dal Real Madrid per 37 milioni di euro più bonus. A Napoli segnò il 200° gol in carriera, e batté il record di gol in Serie A, arrivando a segnarne 36, con una tripletta e soprattutto una splendida rovesciata nell’ultima giornata contro il Frosinone. La stagione 2015-16 fu quindi la sua migliore: Napoli lo incoronò suo re e l’argentino con mano sul cuore sembrava destinato a diventare bandiera del San Paolo.
Così non andò. La Juventus infatti fece pressing sulla società azzurra, e nell’estate del 2016 Higuain diventò un giocatore bianconero per 90 milioni di euro, cifra più alta mai spesa fino ad allora per l’ingaggio di un giocatore in Italia. Da Napoli giunsero una valanga di insulti, con tanto di minacce di morte, il soprannome “lota“, e foto sui social con la maglia del 9 argentino gettata nel wc o bruciata. I fischi e le offese arrivati durante gli scontri in campo, furono quindi soltanto la punta dell’iceberg dell’odio dei partenopei per il loro ex idolo. Dipinto prima come eroe, diventò quindi, nel sentimento dei tifosi, il più grande traditore della squadra di De Laurentiis.
FEDERICO BERNARDESCHI
L’ultimo giocatore arrivato alla Juventus scatenandosi addosso l’ira dell’ex squadra, è stato Federico Bernardeschi. E ancora una volta in ballo c’è la Fiorentina. L’attaccante di Carrara aveva 9 anni quando indossò per la prima volta la maglia viola. Per dieci anni ha giocato nelle giovanili, per poi passare al Crotone e infine alla Fiorentina in prima squadra, dove avrebbe potuto completare il percorso per diventare una bandiera. Se lasciare la squadra era già una brutta botta per i tifosi viola, farlo per l’eterna rivale bianconera, è stato ancora più doloroso.

Dal profilo Instagram @juventus
Alla Fiorentina Bernardeschi stava facendo bene, e stava soprattutto dimostrando di essere cresciuto, fin da piccolo (si può dire) con la maglia viola cucita addosso. Il numero dieci della Viola però fu strappato dai bianconeri, in cui sta facendo un percorso “tra apollineo e dionisiaco”, che comunque è stato ricco di successi, anche se poche volte da protagonista. L’astio dei tifosi gigliati, già carico, ha trovato quindi una nuova miccia per bruciare anche di recente. La volontà stessa del giocatore di vestire la maglia della Vecchia Signora infine, è stata un’ulteriore spina nel fianco.
Ciò che disse prima di trasferirsi infatti, può essere preso a conclusione di tutto il discorso:
“A chi non piacerebbe giocare nella Juventus?”.
Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram @juventus.