L’estate 2021 sta proseguendo sulla scia festosa degli Europei di calcio in primis, e della Copa America. A cadenza biennale, proprio come il torneo continentale sudamericano, si svolge la CONCACAF Gold Cup, competizione delle nazionali nord e centroamericane, che si giocherà dal 10 luglio in USA.
La Gold Cup è spesso egemonizzata dal duopolio Stati Uniti- Messico. L’albo d’oro, certifica questo, visto che su 23 edizioni, 17 sono andate a Città del Messico e a Washington. E’ un torneo che spesso è stato sottovalutato, vista la presenza di squadre abbastanza modeste e la poca competitività.
La Nazionale a stelle e strisce, però, nell’ultimo lustro, ha dato vita ad un ricambio generazionale molto interessante e di prospettiva, anche in vista del Mondiale in casa del 2026. Molti titolari degli USA giocano in top club europei ed il movimento sembra sempre in costante evoluzione.
PROPHETA IN PATRIA
La nazionale statunitense non ha mai avuto un grande successo nei tornei iridati, mentre in patria, nelle competizioni continentali, come visto in precedenza, ha vinto tanto (6 Gold Cup). Nel corso della sua storia, infatti, ha partecipato a 10 edizioni dei Mondiali, ma solo in 5 occasioni ha superato i gironi. Il risultato più glorioso, il terzo posto, è stato ottenuto nel lontano 1930, mentre, più recentemente, gli USA sono arrivati ai quarti di finale nel 2002, dopo un ottimo percorso. Le altre volte, invece, The Yanks non hanno superato gli ottavi di finale. Anche i giocatori più rappresentativi degli ultimi anni come Donovan, Dempsey, Altidore, Beasley e Bradley hanno spesso avuto più fortuna in patria che fuori. Infatti, a parte il trequartista ex Fulham e il centrocampista ex Roma, che hanno avuto un parziale successo in Europa, gli altri si sono affermati nella loro terra natia. Proprio il centrocampista con un passato nella capitale, in un’intervista, ha fatto capire l’importanza dei senatori:
“Abbiamo una mentalità forte. I giocatori più rappresentativi degli Stati Uniti? Il portiere, Howard, e i due attaccanti, Donovan e Dempsey.”
Invece nemo propheta in patria Tim Howard, storico portiere che ha legato la sua carriera all’Everton e al Manchester United, tornato in USA solo negli ultimi anni da calciatore.
EXPLOIT MLS
L’evoluzione americana è da riferirsi a due fattori principali. Il primo è il miglioramento del campionato nazionale, l’MLS. La Major League Soccer, infatti, da oltre 10 anni ha iniziato un processo virtuoso, partendo dapprima con acquisti di giocatori sul finire della carriera, ma importanti per crescere come immagine, fatturato e marketing. Calciatori come Ibra, Villa, Drogba, Gerrard non hanno fatto altro che contribuire alla crescita del soccer americano. L’attenzione poi è virata sul miglioramento delle strutture e della formazione a livello giovanile, risultati testimoniati dalla continua esplosione di giovani talenti.
Il secondo fattore fa riferimento all’era Klinsmann, allenatore della Nazionale a stelle e strisce dal 2011 al 2016. L’allenatore tedesco, nel suo lustro come C.T., operò una vera e propria rivoluzione copernicana, migliorando i centri e portando la sua straordinaria cultura di sport e di calcio. Ha avuto il grande merito di avvicinare tante persone, soprattutto bambini, ad uno sport che in America ha una valenza secondaria, come da lui stesso dichiarato:
“Ci siamo anche noi nel calcio che conta, anche se dispiace perdere. Abbiamo disputato un torneo meraviglioso, sorprendendo qualche persona e correndo tanto per 120 minuti. E’ stato un dramma, ma la gente degli Stati Uniti deve essere orgogliosa di noi. Il calcio è arrivato negli USA, tanti bambini giocano e la MLS cresce anno dopo anno.”
NUOVA GENERAZIONE
La Selezione, dopo gli addii dei veterani Donovan, Dempsey e Howard, ha dato spazio a nuove leve molto intriganti. Pulisic è stato forse il primo ad emergere ed ha fatto da apripista anche per gli altri. Il classe ’98, infatti, è ormai nel giro della nazionale dal 2016. L’esterno del Chelsea è stato seguito a ruota, progressivamente, dai vari McKennie, Dest, Reyna e Adams. La straordinarietà di questi calciatori è che giocano in club come Barcellona, Juventus e Borussia Dortmund che sono protagonisti ogni anno in Champions League. Il centrocampista bianconero, in una conferenza, ha parlato del gruppo e del trequartista Blues:
“Il ritorno di Pulisic, e il fatto che sia entusiasta dopo aver vinto la Champions, è molto importante per noi. Anche per la mentalità che può portare, noi stiamo lavorando tutti per raggiungere un successo di quel livello. Quando uno vince un trofeo aiuta il resto del gruppo a costruire una mentalità vincente. Vogliamo vincere partite, titoli e trofei.”
Queste giovani promesse hanno già valutazione stratosferiche ed hanno tutti meno di 25 anni. A questi talenti sono affiancati, nella rosa USA, dei giocatori con più esperienza come Brooks, Horvath, Zimmermann e Llteget, che svolgono il ruolo di chioccia.
La nazionale statunitense, può disporre, oltre ai calciatori giovani e affermati e ai senatori, una schiera di millennials in rampa di lancio, con prospettive rosee. Ragazzi come Bello, Che, Bassett, Busio, Musah e Sargent hanno il futuro dalla propria parte e potrebbero far parte della spedizione del Mondiale 2026, in casa.
MONDIALE IN CASA
Il torneo iridato del 2026 è una discriminante fondamentale per gli USA. Dopo aver ospitato il Mondiale ’94, ahinoi, gli Stati Uniti avranno nuovamente una vetrina per mettersi in mostra. La nazionale vorrà arrivare all’evento con una squadra molto competitiva e la strade intrapresa è sicuramente quella giusta. Anche perché, spesso e volentieri, il paese ospitante disputa, storicamente, un torneo sopra le aspettative. Potrebbe essere, inoltre, un’occasione unica per fare il salto di qualità definitivo a livello di campionato, portando la MLS a picchi mai raggiunti prima.
Gli USA sono pronti a dire la loro, anche nel calcio, dopo aver dominato in ogni angolo del pianeta e in ogni tipo di sport.
(Fonte immagine in evidenza: varesenews.it)