Il tempo di Xavi al Barcellona giungerà alla conclusione al termine di questa stagione. La leggenda del club, tornata in Catalogna da allenatore, ha infatti rilasciato queste incredibili dichiarazioni dopo il match perso contro il Villarreal concluso sul 3-5 per il Submarino Amarillo:
“Dal 30 giugno non sarò più l’allenatore del Barcellona. La mia decisione è irrevocabile. Si tratta di una decisione di buon senso, dopo esserci confrontati con il presidente Laporta e con l’intera area tecnica. Ero una soluzione due anni e tre mesi fa, ma adesso non voglio rappresentare un ostacolo o un problema per il Barca. Sento che sto facendo la scelta giusta, non è questione di energie, quelle non mi mancano. Bisogna cambiare rotta, penso sia necessario allentare la tensione. Ora, restiamo concentrati sui nostri obiettivi e sui 4 mesi che abbiamo davanti. Puntiamo a competere per vincere la Champions League, che resta un obiettivo, come ho sempre dichiarato. Io resto un uomo e un tifoso del Barca”.
L’ex numero 6 dei catalani è tornato per riportare al top il Barcellona dopo un periodo di difficoltà sia sul campo che economica, per via dei grandi problemi lasciati dalla presidenza Bartomeu. In parte, Xavi ci è riuscito. Ma su altri fattori il regista spagnolo, vincitore di due europei ed un Mondiale con la Roja da giocatore, ha fatto un passo falso. Rivediamo dunque i passaggi della sua esperienza.
IL RITORNO A CASA
Xavi è tornato a tutti gli effetti in quella che è la sua casa (dalle giovanili, quindi il 1991, sino al 2015 in maglia blaugrana) nel 2021. La dirigenza del club guidata da Joan Laporta, nuovo presidente post Bartomeu, lo ha chiamato per sostituire l’uscente e deludente Ronald Koeman. Altro personaggio che come lui, da calciatore, ha segnato una pagina importante del club come ad esempio il suo gol decisivo nella finale di Champions League del 1992 giocata contro la Sampdoria scudettata del 1991. Xavi ha quindi lasciato l’Al-Sadd, squadra da lui allenata sino al novembre del 2021, per poter approdare il giorno dopo, con un contratto sino al 2024, al Barcellona. Sarà l’inizio di un percorso che, come detto in precedenza, porterà ottimi risultati con qualche malumore.
Al primo anno Xavi riesce a portare il Barcellona in seconda posizione in campionato. A gennaio, primo calciomercato da allenatore blaugrana, avviene una mini evoluzione: Dani Alves ritorna clamorosamente in rosa dal suo ex compagno di squadra, Adama Traoré ritorna alla base dal Wolverhampton, Ferran Torres viene acquistato a caro prezzo dal City mentre Aubameyang arriverà a parametro zero dopo il suo caso all’Arsenal. Tra i picchi della stagione un sonoro 0-4 del Barca contro il Real Madrid al Bernabeu, che non metterà in seria discussione il titolo del 2021/2022, ma farà capire a tutti che almeno in Spagna il Barcellona è tornato.
Perché solo in Spagna? Il motivo è l’eliminazione dai gironi di Champions League. Retrocesso in Europa League, la squadra catalana non andrà oltre i quarti di finale, sconfitta dal Francoforte che vincerà quell’edizione ai calci di rigore contro il Rangers.
IL TRIONFO
La vera e propria rivoluzione avviene però nell’estate del 2022. Saranno ben sette gli acquisti per mettere pressione alle dirette concorrenti nonostante i problemi economici. Facendo infatti attenzione ai limiti imposti dalla Liga, vengono acquistati Raphinha dal Leeds per 55 milioni, Koundé dal Siviglia per 50 milioni, quattro parametri a zero come Christensen, Bellerin, Marcos Alonso e Kessié. La ciliegina sulla torta è invece stata Robert Lewandowski, arrivato a Barcellona per 45 milioni per trovare una nuova sfida.
Se però si poteva anche pensare ad un assalto alla Champions League, in campo europeo arriveranno ancora delusioni: per il secondo anno consecutivo il Barcellona ha fallito l’accesso agli ottavi di finale, uscendo nel girone composto da Bayern Monaco, Inter e Viktoria Plzen. In Europa League arriverà l’eliminazione immediata nello spareggio contro il Manchester United. Ma dopo un’attesa durata 4 anni, il titolo di campione di Spagna è stato riportato da Xavi & Co. Un trofeo significativo e simbolico arrivato anche dopo la vittoria nel derby contro l’Espanyol. Una squadra unita, compatta (13 gol subiti, miglior difesa in Europa) ed un attacco guidato da un leader come Lewandowski sono stati gli elementi per rivedere il Barcellona conquistare il suo 27° titolo.
LE DELUSIONI E L’ADDIO
Dunque la stagione corrente doveva essere una conferma per il Barcellona campione in carica in Spagna, pronto per ritornare a distanza di anni competitivo anche per la conquista della Champions League (l’ultima nel 2015 quando con la vittoria sulla Juventus venne raggiunto il traguardo del triplete). Vista la concorrenza sempre più agguerrita del Real Madrid con l’acquisto di Bellingham che ha totalmente spostato gli equilibri della formazione di Ancelotti, il Barca ha risposto con gli ingaggi in prestito di Joao Felix dall’Atletico Madrid e Joao Cancelo dal Manchester City. Mentre un grande giocatore di esperienza è arrivato sempre dai Cityzens, ma a parametro zero: Ilkay Gundogan.
Se in Champions League dopo anni di delusioni l’obiettivo ottavi di finale è stato raggiunto (all’urna è stato sorteggiato il Napoli), in Liga e nelle coppe spagnole le cose non sono andate secondo i piani. Innanzitutto la presenza del Girona, squadra che tutt’ora si trova in cima alla classifica, ha stravolto i piani delle big spagnole. Il Barcellona ha subito anche la sconfitta in casa contro la formazione guidata da Michel per 2-4 e insieme ad altri passi falsi, l’ultimo con il Villarreal sempre in casa, hanno portato fuori dalla corsa al titolo praticamente a metà campionato i blaugrana. Se si aggiungono le recenti sconfitte in Supercoppa di Spagna e in Copa del Rey, si sono creati i presupposti che hanno portato Xavi a prendere una decisione molto forte: comunicare al Barcellona che non ha intenzione di continuare oltre questa stagione.