ESCLUSIVA – Rimedio: “L’esclusione di Locatelli mi ha sorpreso. Spagna? Alla nostra portata”

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Dopo aver iniziato il 2023 con una sconfitta (1-2 contro l’Inghilterra) e una vittoria conquistata a Malta, l’italia di Roberto Mancini si prepara ad affrontare la Spagna di de la Fuente. Il match, in programma questa sera a Enschede (Paesi Bassi), è valido per la seconda semifinale di Nations League. Ieri, infatti, si è giocata la sfida tra Olanda e Croazia che ha sancito la vittoria della Croazia. Sentir parlare di semifinale tra Italia e Spagna rievoca inevitabilmente nella memoria dolci ricordi, legati all’Europeo del 2021 e alla vittoria della Nazionale di Mancini contro gli iberici, al tempo allenati da Luis Enrique. In vista della partita di stasera abbiamo intervistato Alberto Rimedio, presente a Wembley in quella magica notte del 6 luglio 2021 e telecronista della Nazionale dal 2014 per la RAI. Rimedio è stato la voce in TV di molti successi azzurri, ma anche di varie pagine buie della nostra storia. Non dimentichiamo, tra di esse, le eliminazioni dai Mondiali per mano di Svezia e Macedonia del Nord. Di seguito l’intervista completa:

Qual è stata la sua esperienza personale nel mondo del giornalismo sportivo e il punto di partenza del suo percorso professionale? Che cosa l’ha spinta a intraprendere il suo cammino?

“Io avevo appena smesso di giocare a calcio, l’ultima esperienza era stata con la primavera della Sampdoria e mi piaceva rimanere nell’ambito dello sport. Mi sono avvicinato al mondo del giornalismo e ho cominciato con le emittenti private a Roma, che rappresentano una scuola comunque molto importante. Hanno dato la possibilità a tanti colleghi di salire i vari gradini per arrivare poi ai piani più alti. Ho cominciato in particolare con Teleroma 56 e in questa stessa emittente hanno preso il via altri nomi importanti del giornalismo sportivo italiano. Penso a Fabio Caressa, Pierluigi Pardo, Sandro Piccinini e Gianni Cerqueti, anche se naturalmente in epoche diverse perché abbiamo in alcuni casi età differenti. Da lì ho avuto altre esperienze professionali in altri emittenti sia private sia satellitari fino ad arrivare in RAI nel 2003, e da lì la mia carriera è progredita fino ad arrivare a diventare il telecronista della Nazionale e il conduttore della Domenica Sportiva. Sono telecronista dal 2014, sono diventato il più giovane a ricevere questo incarico in RAI in maniera definitiva”. 

In questi ultimi anni l’Italia ha viaggiato su alti e bassi. Quali sono state le partite più emozionanti che ha commentato e quale la più deludente? 

“Tra le più emozionanti ha sicuramente posto la semifinale del campionato europeo 2020, vinta ai rigori contro la Spagna. Aggiungo tra le partite più emozionanti anche i quarti di finale contro il Belgio,  forse la partita meglio giocata dagli azzurri. Tra l’altro una partita nella quale il Belgio si considerava più forte per i tanti campioni che ne facevano parte. E se ci vogliamo mettere un’altra partita aggiungo Italia-Spagna, ottavi di finale dei campionati europei 2016. Anche in quella situazione la Nazionale di Conte riuscì a sovvertire il pronostico con una gara strepitosa. Invece, quella più emozionante che avrei voluto raccontare è la finale contro l’Inghilterra, il COVID mi ha impedito di essere a Wembley per fare la telecronaca di quella partita. Le più deludenti sono facilmente individuabili: sono le due gare nelle quali l’Italia non è riuscita a qualificarsi per i campionati del mondo del 2018 e del 2022, quindi Italia-Svezia del 13 novembre 2017 e poi Italia-Macedonia del Nord del marzo 2022″. 

È passato più di un anno dalla partita contro la Macedonia del Nord. Che impressione le ha dato la squadra, intesa sia come undici che come gruppo, nelle gare disputate dopo la sconfitta a Palermo? 

“Io credo che l’Italia abbia avuto un periodo di grande difficoltà fino all’estate scorsa. Credo anche che poi sia riuscita a ritrovare nel periodo successivo una propria lucidità con una sistema di gioco un po’ diverso passando alla difesa tre. Questa difesa ha permesso di trovare un sistema di gioco che fosse più adatto alle caratteristiche dei nostri calciatori. Perché quel meccanismo perfetto che aveva permesso all’Italia di vincere il campionato europeo e di realizzare la serie record che tuttora è il record di trentasette risultati utili consecutivi era un meccanismo che si era un po’ inceppato perché gli elementi cardini di quel meccanismo avevano sofferto una sorta di involuzione. Penso a Jorginho, Verratti, Insigne e Spinazzola, per ragioni diverse in fase calante. Allora insistere con quel sistema di gioco secondo me rappresentava un errore. C’era stata una svolta nelle partite di settembre 2022, quelle che avevano permesso all’Italia di ottenere il primo posto in Nations League. Poi nelle gare successive Roberto Mancini ha ritenuto opportuno tornare al vecchio sistema e sono riemerse delle difficoltà non indifferenti per quanto riguarda il gioco e per quanto riguarda la resa dei singoli. Io credo che un ritorno al 3-5-2, che aveva caratterizzato le partite dello scorso settembre, possa essere la soluzione tattica che regali all’Italia un po’ di stabilità, una migliore organizzazione e soprattutto l’opportunità di sfruttare meglio le caratteristiche dei calciatori a disposizione in questo momento. È una mia idea, poi Mancini prenderà le sue decisioni”. 

Lei crede che confermare Mancini sia stata la scelta giusta? 

“Secondo me è stato giustissimo, l’ho detto anche in telecronaca subito dopo la partita rischiando di essere impopolare. L’Italia stava vivendo una delusione enorme a causa dell’eliminazione contro un’avversaria come la Macedonia del Nord, però Mancini pochi mesi prima ci aveva regalato una gioia che mancava dal 1968. L’allenatore era lo stesso e diciamo che forse ha peccato un po’ di riconoscenza nei confronti dei campioni d’Europa di pochi mesi. Forse avrebbe dovuto accelerare un processo di rinnovamento, di ringiovanimento. Ma è anche vero che non ha lasciato a casa alcun giocatore che in quel momento si potesse considerare indispensabile o necessario per migliorare le sorti della Nazionale. In passato è successo che ci siano state esclusioni illustri per le quali si poteva discutere. Nel caso specifico di Italia-Macedonia del Nord, tutti i giocatori convocabili Mancini li aveva chiamati. Purtroppo fummo penalizzati enormemente da infortuni, indisponibilità, fu una partita nella quale tutto è andato per il verso sbagliato e l’unico tiro in porta nell’arco dei novanta minuti fatto dalla Macedonia del Nord è stato fatale. Ciò non toglie che rimane naturalmente un’umiliazione sportiva vera e propria, una sconfitta gravissima, pesante e che rimane una macchia nel cammino di questa Nazionale”. 

Riavvolgiamo il nastro e torniamo al presente. Le scelte di Mancini hanno scatenato un dibattito: in molti avrebbero convocato giocatori come Zaccagni, Gatti, Locatelli e Romagnoli. Qual è il suo punto di vista in merito?

“Mi ha sorpreso soprattutto l’esclusione di Locatelli. Io personalmente Locatelli l’avrei convocato anche perché manca Tonali, che è stato lasciato all’U21 e dunque mi sembrava che ci fossero le condizioni per un suo ritorno. Però credo anche che le scelte di Roberto Mancini siano delle scelte molto legate all’esigenza di tutelare e di preservare il gruppo. Ciò prevale sull’aspetto strettamente tecnico, per cui alcune esclusioni tipo quella di Zaccagni possono essere inquadrate nell’esigenza di costruire un gruppo e di preservarlo condannando in sostanza dei comportamenti non corretti che ci sono stati in passato.  L’avvicinamento di Zaccagni, che per quello che ha fatto in questo campionato meriterebbe di essere convocato, credo che debba seguire alcuni passi. È stato escluso fino a questo momento, è tornato per lo stage e magari a settembre potrà essere reintegrato. Per il resto credo che siano scelte funzionali alle esigenze di Mancini. Vuole percorrere una determinata strada da un punto di vista tattico, considerando tra l’altro che è possibile inserire soltanto 23 calciatori e questo inevitabilmente porta a delle esclusioni. E poi ci sono dei giocatori che non rientrano nelle grazie del commissario tecnico e sono delle sue valutazioni. Uno di questi credo che sia Locatelli, un altro credo che possa essere Romagnoli: calciatori che pur avendo fornito un rendimento di alto livello con i rispettivi club non sono considerati indispensabili da mancini. Il discorso di Locatelli è un po’ particolare perché Locatelli nel corso dell’Europeo vinto dall’Italia aveva svolto un ruolo molto importante come alternativa a Verratti. Diciamo che Mancini non vede Locatelli come regista, lo considera più una mezzala, evidentemente in quel ruolo in questo momento gli preferisce altri calciatori con caratteristiche un po’ differenti come per esempio Frattesi“. 

Per la partita di giovedì quali aspettative ha? Pensa che la squadra possa comunque dire la propria nonostante l’unica partita contro una big (l’Inghilterra) in questo 2023 l’Italia l’abbia persa?

“È una partita storicamente difficile per l’Italia. Nella storia recente degli azzurri le partite contro la Spagna sono sempre state portatrici di sofferenza, a parte quella del 2016. Per il resto abbiamo sempre sofferto. Abbiamo sofferto nella semifinale di Euro 2020 vinta ai calci di rigore e nella semifinale della Nations League dell’ottobre successivo. Però va detto che la nuova Spagna di de la Fuente ha cominciato anche lei zoppicando. Se noi andiamo a vedere i nomi dei convocati dei convocati della Spagna in effetti ci rendiamo conto di come si tratti di buoni giocatori, ma secondo me tutto sommato alla portata dell’Italia. Per cui credo che il pronostico sia abbastanza equilibrato, per quanto l’Italia dovrà secondo me cercare delle soluzioni differenti da un punto di vista del gioco. Bisogna cercare delle contromisure che possano permettere agli azzurri di non essere sostanzialmente in balia dello stordente possesso palla della Spagna”. 

In attacco sono vivi vari ballottaggi. Retegui, Immobile, Gnonto, Raspadori e Chiesa: lei per quale tandem opterebbe?

“Io farei un attacco con Raspadori e Chiesa. Retegui? Bisogna vedere in quali condizioni arriverà dall’Argentina perché non c’è stata la possibilità di allenarlo precedentemente quindi dipende anche da come arriverà in quali condizioni. Ha avuto un impatto eccellente perché ha fatto quello che si chiede ad un attaccante, cioè segnare, e non è una cosa da poco. Però va anche detto che la sua partecipazione al gioco un po’ per caratteristiche, un po’ perché è stato calato all’improvviso in una realtà per lui completamente sconosciuta e non è stato totalmente all’altezza delle aspettative. Mancini cerca sempre un centravanti che sia partecipe alla manovra e che, anzi, sia il perno offensivo intorno al quale la manovra ruota”. 

La partita con la Spagna è un crocevia per la Nations League, poi ci saranno le qualificazioni per gli Europei. Sentir parlare di semifinale riporta alla mente dolci memorie dell’estate 2021. Può raccontare l’adrenalina vissuta a Wembley? 

“Quello era il giorno in cui veniva ricordata Raffaella Carrà, pilastro dello show dello spettacolo sia in Italia che in Spagna e quindi la prima emozione che ricordo è il pensiero rivolto a Raffaella Carrà. C’era la sensazione che l’Italia potesse realizzare un’impresa. Era retuce dalla strepitosa vittoria con il Belgio ma c’era anche tanto timore per come l’Italia aveva affrontato la Spagna in tempi recenti. L’Italia si è persa sostanzialmente ad inseguire gli spagnoli non riuscendo a mettere in pratica le trame costruite con il Belgio. Ricordo una sofferenza continua, parzialmente interrotta dalla fiammata di Chiesa che ha realizzato un gol strepitoso in contropiede e poi siamo arrivati a rigori.  In quel momento Donnarumma è riuscito a sventare i tiri degli spagnoli e ha dato la possibilità all’Italia di trionfare ai rigori”. 

Molti ragazzi sono cresciuti con le sue telecronache della Nazionale in TV. Cosa consiglierebbe a coloro che sognano di poter commentare e raccontare il calcio?

“Il mio consiglio principale è innanzitutto di fare un robusto esame di coscienza e di capire se effettivamente sono portati a fare questo mestiere. Pure io avrei voluto fare il calciatore, ma a un certo punto mi sono reso conto che non avevo qualità sufficienti per fare il calciatore ad alti livelli e allora ho scelto altro. Dopodiché subentrano le fasi successive, che sono quelle naturalmente dello studio, dell’esercizio, del non mollare mai, perché se si vuole raggiungere questo obiettivo si deve insistere nonostante le delusioni. L’altro aspetto fondamentale oltre alla volontà e al talento, è la preparazione. Bisogna cercare di superare i propri difetti e la preparazione non finisce mai. Anche io ogni volta cerco di migliorare i miei difetti e cerco di fare una telecronaca migliore rispetto alle precedenti. Tante telecronache contengono, nascondono degli errori, delle imperfezioni. Quindi con la preparazione bisogna cercare di lavorare su quelle che sono le proprie lacune, a livello di timbro di voce, a livello di dizione, a livello di linguaggio, a livello di esposizione, di ritmo, di conoscenza dei regolamenti, dei calciatori, delle squadre, dell’ambiente nel quale si svolgono le telecronache. Bisogna avere una preparazione a 360 gradi e poi esercitarsi, esercitarsi il più possibile anche da soli, quindi registrare delle proprie telecronache, riascoltarsi”.