L’Argentina di Leo Messi batte 1-0 il Brasile dell’amico Neymar. La finale di stanotte (ora italiana) ha consegnato agli Albiceleste la Copa América, il torneo continentale del calcio sudamericano. Il gol decisivo per la vittoria è stato quello del Fideo Ángel Di Maria dopo appena 22 minuti di gioco. Il trofeo ritorna nelle mani dell’Argentina dopo ben 28 anni, proprio nel tempio del calcio brasiliano, il Maracanã di Rio de Janeiro.
LA “GARRA” IN CAMPO
La partita è stata tutto tranne che tattica. Ricca di colpi proibiti e piccoli scontri di gioco, in campo si è consumata una vera e propria guerra calcistica. Rodrigo de Paul, autore di una partita fenomenale e dell’assist per il gol vittoria, è riuscito a pescare in profondità Angel Di Maria, che, approfittando dell’errore di Renan Lodi, si è esibito in un morbido pallonetto finito nella porta di Ederson.
Trionfo meritato per la Selección di Scaloni, apparsa sempre in partita con grande forza e cinismo, senza lasciare grandi spazi ai verdeoro. Giocata a ritmi infuocati, la finale ha rappresentato l’emblema del calcio sudamericano nella sua accezione più pura, un fùtbol combattivo, aggressivo e grintoso.
DELUSIONE BRASILE
La vera delusione proviene tutta dalla Nazionale di Tite e dei suoi interpreti, apparsi con la vista annebbiata, autori di una prestazione parecchio sottotono. La prova deludente dell’ex Milan Lucas Paquetà, reduce da un ottimo torneo, ha inciso parecchio sulla prestazione della squadra. Senza dubbio, poi, all’appello dei fenomeni della nottata manca Neymar. Per lui tanti falli ed entrate ruvide che hanno bloccato già sul nascere le intraprendenti azioni di gioco brasiliane.
LA “PULCE” SCONFIGGE LA MALEDIZIONE
Ancora una volta i riflettori sono tutti accesi su uno dei più grandi del calcio, Lionel Messi, vincitore del primo titolo in carriera con la sua Nazionale. La “pulce” non riesce a trattenere l’emozione al triplice fischio finale. Si inginocchia in campo e scoppia in lacrime sommerso dai suoi compagni per la festa finale. Non una delle prestazioni più brillanti nel torneo, ma il cuore, la grinta e la fame c’erano tutte. Una gioia meritata, che arricchisce ulteriormente il suo leggendario Palmarès.
È la fine di una maledizione che mette a tacere numerose critiche, circa la sua poca incisività con l’Argentina. Premiato come MVP del torneo, miglior marcatore (4 gol) e miglior assistman (5 assist), Messi ora non deve più dimostrare nulla a nessuno (semmai ce ne fosse stato il bisogno, alla luce delle critiche dei detrattori). Dopo le quattro finali perse dall’Argentina nel 2007, 2015, 2016 (Copa América) e la finale dei Mondiali del 2014 contro la Germania, Leo si è preso la sua rivincita all’alba dei suoi 34 anni, e non ha intenzione di fermarsi. Queste le sue parole al termine della finale
“Ho sognato tante volte questo momento. Avevo bisogno di togliere la spina per poter vincere qualcosa con la nazionale dopo essere stato così vicino per anni. Sapevo che ad un certo punto sarebbe successo e non credo ce ne fosse uno migliore di questo. Sono grato a Dio per avermi dato questo momento, in Brasile, battendo il Brasile”.
E così, la città di Buenos Aires è finalmente esplosa in una festa meritata ed estremamente sentita, pochi mesi dopo la dura perdita del suo punto di riferimento, l’uomo che rappresenta il popolo argentino, e alla quale, molto probabilmente, è stato dedicato questo trionfo, il dio del calcio Diego Armando Maradona.
Fonte immagine copertina: fanpage.it