L'Empoli si sta rivelando una delle sorprese più liete di questo girone di andata, con la squadra che ha nettamente aumentato i ritmi rispetto agli spettri della zona retrocessione della passata stagione. Il motivo principale, oltre a buoni puntellamenti dal mercato, sta nel passaggio della guida tecnica da Davide Nicola a Roberto D'Aversa. Quest'ultimo, protagonista di un episodio sgradevole che gli causò l'esonero dal Lecce, si sta prendendo una rivincita importante: i risultati parlano. Il tecnico ha rilasciato un'intervista a Cronache di Spogliatoio in merito alle sue condizioni e al rendimento sorprendente di alcuni giocatori azzurri. Di seguito riportate le sue parole.
LE PAROLE DI D'AVERSA
PARESI FACCIALE - “Mi sono svegliato e la bocca non rispondeva più ai comandi. Sono andato all’ospedale, lì mi ha raggiunto il medico dell’Empoli. In quelle 4, anche 5 ore di attesa, mi è passato di tutto per la testa. Anche il direttore e il team manager mi hanno raggiunto al pronto soccorso. I dottori mi hanno subito diagnosticato una paresi facciale, momentanea. Un disagio temporaneo, che migliora giorno dopo giorno. La motivazione? Virale, oppure un erpes, oppure ancora un colpo di freddo su un nervo. Ma non mi sono nascosto. Sono andato in campo, davanti alle telecamere, senza problemi. Per rassicurare le persone che mi vogliono bene, ma soprattutto perché mi metto nei panni di chi convive con questo problema permanentemente, con chi deve fare i conti con i problemi fisici fin dalla nascita. Mi sono ripetuto: ‘È solo una cosa momentanea’. Mi immedesimo in chi ci convive da tutta la vita. A chi subisce del bullismo per questo. La prevenzione è fondamentale, per tutti. Dobbiamo essere culturalmente più inclini a farla”.
LECCE - “Potevo fare meglio, visto anche l’epilogo. Ho pagato tutte le conseguenze che potessero arrivare. Mi sono vergognato quando sono rientrato a casa e mia moglie mi ha detto: 'Ma cosa hai combinato?'. L’esonero, le 4 giornate di squalifica. Quella testata a Henry mi ha perseguitato: ho commesso un grave errore, mi sono subito scusato, e ho immediatamente chiamato il ragazzo dopo la partita.Mi dispiace aver messo in difficoltà Corvino e Trinchera, dirigenti del Lecce. Non ho potuto portare a termine un lavoro strepitoso. Ho grande rammarico per questo. Ho ricevuto un attacco mediatico, ma il mondo del calcio non mi ha abbandonato. Non tutti si sono voltati dall’altra parte. Tantissimi dirigenti che non avevo mai incontrato in vita mia mi hanno chiamato o scritto per esprimermi vicinanza. E anche alcuni allenatori lo hanno fatto. Ho i loro nomi salvati nelle note del telefono”.
EMPOLI - “Devo ringraziare per il coraggio sia il presidente Corsi, sia il direttore Gemmi. Qui c’è una circostanza che mi piace, vogliamo rimanere in Serie A. A Empoli ho trovato una società che sa osare. Siamo soddisfatti del percorso che abbiamo fatto fin qui. Abbiamo lavorato duro, siamo andati ben oltre le aspettative. Il pensiero della famiglia Corsi è chiaro: sono tanti anni che investono le proprie risorse sul settore giovanile, quest’anno sono stati bravi a individuare anche calciatori da valorizzare che arrivano da fuori”.
PELLEGRI - “Sono il primo a cui non piacciono i pregiudizi. Vi faccio un esempio: Pietro Pellegri. Da sempre gli hanno attaccato delle etichette. Io me ne sono fregato: vedo solo che arriva prima al campo e va via oltre l’orario di allenamento. Si è messo a disposizione. Tutto il resto non conta. Solo i fatti hanno importanza”.
FAZZINI - “Infortuni? C’è stata superficialità da parte nostra e della FIGC nella gestione. Forse avremmo potuto evitare la convocazione di ottobre. Ho trovato un ragazzo collaborativo, avevo un pensiero su di lui, ma non pensavo fosse così forte e determinato. Non voglio creare aspettative. Deve incattivirsi perché è abituato a determinare, si piace molto nel mandare in porta i compagni, ma deve incattivirsi. Fisicamente è un top: rapido e resistente, è veramente raro per quelli del suo ruolo e con la sua tecnica. Deve essere più 'brutto'”.
GOGLICHIDZE - “Il nostro è un percorso e credo che un esempio possa essere lui. Quando sono arrivato faceva fatica ad avere il ritmo in allenamento. Non aveva mai giocato. Non parla italiano, parla poco inglese. Anche comunicarci non è facile. Ma lavora come un matto. Gli ho solo detto di far tesoro, gli ho spiegato che con le nuove regole e con il VAR deve stare ancor più attento al minimo tocco. È uno che si comporta da professionista ed è questo il messaggio che ci serve”.
VASQUEZ - “È stato molto bravo il direttore. Lo scorso anno aveva giocato soltanto 7 partite con l’Ascoli in Serie B ed era retrocesso in C. Non so in quanti avrebbero avuto la lungimiranza di affidargli la porta di una squadra di Serie A. Ha sorpreso anche me: come dico sempre, arrivare in A è difficile, ma è confermarsi la vera sfida. Ha tutti i mezzi per farlo”.