Di nuovo insieme

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Preventivabile che sarebbe andata a finire così. Senza più possibilità di ottenere niente più che un primo turno ai PO, e vedendo l’Ovest di adesso c’è anche dell’ottimismo, le strade di Russell Westbrook ed OKC si separano alla fine dell’undicesimo anno di matrimonio. Il terremoto provocato dalla decisione di George in Oklahoma ha giustamente sconvolto la timeline del progetto di Presti e della carriera di Russell. Le due, in buona sostanza, non avevano più motivo di procedere sullo stesso binario. Chiacchierata a lungo anche la fuga di Chris Paul, voluto così fortemente da mettere nero su bianco un contratto che sapeva di disperato All-In. Con le giuste premesse comunque, avesse avuto la stessa chimica dell’anno scorso ed un CP3 sano un viaggio alle Finals sarebbe stato estremamente possibile.

Strano paradossalmente pensare a come le due entità abbiano trovato poi un accordo. Non tanto per OKC ma pensare che Daryl Morey mettesse le mani (ed a quale costo) su un giocatore diametralmente opposto ai dettami del Moreyball e del gioco di D’Antoni qualche punto di domanda lo alza.

 “I know how to play with Russ and he knows how to play with me”

È stato proprio James, infatti, a convincere e fare sparire le nubi delle perplessità dalla mente di Morey. I due hanno giocato insieme per tre anni ad OKC, quando i Thunder sembravano poter diventare la dinastia che non sono mai stati. Dopo le Finals perse nel 2012 contro i Miami Heat, Harden venne scambiato ad Houston dove è diventato la letale guardia mancina che conosciamo oggi. OKC non ha più raggiunto le Finals da quel momento. Vuoi per gli infortuni, vuoi per la feroce minaccia prima, dominio poi di GSW la creatura di Presti è rimasta fondamentale incompiuta. Il colpo finale alle ambizioni di gloria lo diedero i 73-9 Warriors quando rimontarono da 3-1 nelle WCF (copione crudelmente subito dai Cavaliers nelle Finals) con una Gara-6 che tirò fuori dai giocatore cose fuori dalla grazia del Signore come le 11 triple di Klay Thompson. L’estate appena successiva l’esplosione del cap favorì uno degli altri turning point della storia di OKC e della NBA intera. Durant, infatti, firmò con  GSW portandosi dietro tutti gli strascichi di polemiche che si susseguono ancora oggi. Il momentum costruito pazientemente da Presti si è praticamente arrestato.

Nel frattempo Harden è diventato il fulcro del progetto di D’Antoni diventando, quasi a sorpresa, un giocatore sublime palla in mano con una sinistra tendenza a mantenere USG% vertiginose. Il discorso dello USG% lo rincorreremo quasi certamente per tutta la loro esperienza assieme. Allo stesso modo Russell ha “reagito” a questi abbandoni estremizzando a limiti soprannaturali la sua influenza nel gioco di OKC tirando fuori stagioni da tripla doppia di media (!!!) in cambio di una totale dipendenza delle fortune della franchigia dalle sue lune. La domanda, sebbene Harden abbia assicurato di sapere come fare, è legittima: come potrebbero mai giocare assieme? Difficile rispondere adesso perché neanche con l’arrivo di Chris Paul il discorso sulla conciliabilità di Harden con un altro playmaker aveva assunto così tanta importanza. Il “vecchio” portatore di palla di OKC è un giocatore ed un rebus tattico ancora più diverso da quello che ha rappresentato il “nuovo” (almeno per adesso). Il rapporto tra Harden e Paul, sebbene passasse dal “piuttosto complicato” alla “guerra aperta” nel giro di poco, a livello di campo aveva problematiche nette, possibilità ancor più nette ed un ceiling clamorosamente alto mai raggiunto stabilmente.

Con Westbrook moltiplicate tranquillamente per 10. Per come sono adesso farli lavorare assieme è complicato, le due sfere d’influenza che esercitano sul gioco vadano distinte prima possibile. Mentre con Paul c’è stata la possibilità di esplorare in profondità l’idea di un secondo portatore di palla che desse anche opzioni da catch and shoot, con Westbrook questa idea non può esistere a meno che non sia Harden a farlo. Russell, senza scomodare i numeri, è uno dei peggiori giocatori nella storia dall’arco in rapporto al volume di tiri, è spesso passivo off the ball e vive di fastbreak e penetrazioni, due cose in cui porta a scuola il 99% della Lega. La soluzione più a portata di mano è vedere Harden secondo portatore di palla prendendo idealmente la poltrona di CP3. C’è anche da dire che l’ambiente tattico di Houston sembra cucito a misura sartoriale sul basket di Russell. Con Capela in campo, ha comunque spazio e mani da servire fuori dall’arco. C’è Eric Gordon, c’è PJ Tucker e volendo lo stesso Harden. A portare all’estremo il concetto togli Capela e giochi una specie di 5-out offense con ancora più spazio e bersagli da servire.

Ad OKC tutto questo ben di Dio non lo ha mai avuto, considerando la presenza di Ibaka/Adams (eccellenti lunghi ma non esattamente due mani calde dall’arco) o Sefolosha/Roberson. Presti ha cercato disperatamente tramite draft, trade o altro mani affidabili e difesa perimetrale con risultati non sempre incoraggianti. Houston di questa importante materia prima ne ha da vendere. Altro concetto da tenere in considerazione: il tempo e le energie guadagnate a collaborare in attacco andranno spese in difesa. Un attacco produttivo e divertente non potrebbe comunque sostenere due giocatori totalmente passivi nella loro metà campo con i ritmi odierni. Morey alla fine della fiera ha messo assieme l’All-In dell’anno scorso e ha rilanciato ancor più ardentemente (non dimentichiamo le importantissime 2 pick più 2 swap concessi). La speranza di trovare il “click” giusto per il possibile ultimo grande giro di un progetto interessante ma mai concreto fino alla fine è ancora percorribile. Presti ha fatto 30 con George e 31 con Westbrook, radendo al suolo quanto costruito in 11 anni e prendendo i mattoni necessari al nuovo corso. Adesso sta principalmente a loro due dettare il passo e le fortune dei Rockets come 7 anni fa fecero assieme a Durant ed Ibaka in Oklahoma.

 

(Fonte immagine di copertina: www.defpen.com)

SimoneS