Inter-Real Madrid: alcuni aspetti fondamentali della sfida

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Il Real Madrid annienta l’Inter e si avvicina ad una qualificazione complicata, per la quale i nerazzurri dovranno sperare in alcune combinazioni molto fortunose e decisamente complesse.
A San Siro le aspettative erano elevate e la parole d’ordine era reazione. Al contrario, i ragazzi di conte hanno affrontato la sfida con piglio blando e disarmonico, privo di idee di gioco concrete, andando sin da subito a precludere le possibilità di vittoria.
Sin dall’inizio si è intuito l’andamento della serata e, così, la rete di Hazard e l’espulsione di Vidal hanno immediatamente frenato le ambizioni della Beneamata. I Blancos si son dimostrati superiori in ogni fase di gioco, dominando la partita sul piano offensivo e meritando i tre punti. Andiamo ad analizzare le chiavi della partita.

CONTE E UN’IDENTITÀ CHE MANCA

Proprio cosi. Per descrivere la prestazione dell’Inter è necessario partire da questo aspetto. Le serate importanti vanno affrontate come tali. Carattere e determinazione son mancate sin da subito, e lo sconforto di una resa precoce si è intuito già all’intervallo.
La squadra, sin dall’inizio della gara, non è mai riuscita a penetrare negli ultimi 20 metri avversari. La manovra è parsa sterile, prevedibile, e la formazione ha patito perlopiù in mezzo al campo.
Altro capitolo chiave è il ritmo nella gestione del pallone: i padroni di casa erano anticipati in ogni iniziativa, mai in grado di abbozzare soluzioni pericolose, ed anzi, sono arrivati al tiro solo nel finale su una grande giocata di Perisic. Per il resto, il nulla.
Mentalità errata sin dal principio che ha finito per far naufragare possibili sogni di gloria. Davvero troppo poco per potersi presentare da protagonisti a questi livelli.

 

Barella, Vidal, Gagliardini contro Kroos, Modric e Odegaard. La garra contro i grandi palleggiatori.
A causa del ko subito, è obbligatorio partire dalla cintola. La tecnica nel giro palla degli spagnoli ha intrappolato i nerazzurri, inermi dinanzi a tanta qualità.
Eppure, i singoli non ci hanno messo del loro: Barella, dopo lo show dell’andata, non ha trainato il centrocampo come a lui chiesto. L’ex-Cagliari dovrà lavorare sulla pulizia difensiva e sulla lucidità in fase d’impostazione.
Gagliardini e Vidal non sono mai entrati nelle teorie avversarie, lasciando loro padroneggiare la zona di competenza, traducendo ciò nella creazione di troppi spazi in loro favore.
Il primo ha patito il divario tecnico, questione già analizzata in passato e messa in archivio dinanzi alle giocate più fruttuose dei leader. Lo si è capito, dopotutto: Gagliardini ha un livello da Serie A ma risulta insufficiente in Europa.
Vidal è la più grande delusione. Mezz’ora spoglia, nella quale ha agito male in fase di pressing. Da lui Conte si aspettava la reazione – d’altronde era stato schierato da trappola per il nemico… Il piano è però naufragato con la solita irruenza. Cartellino rosso dopo mezz’ora e inferiorità numerica pesante.

          UNA DIFESA DA AGGIUSTARE   

La difesa non ha mai agito sufficientemente, seppur con minori colpe rispetto ad altri. Troppi spazi per il Real, ma causati da negligenze dei cinque di centrocampo. Da segnalare, con eguale importanza, le deludenti prestazioni sulle fasce.
Il trio arretrato, eppure, sta patendo rispetto alla scorsa stagione: da miglior difesa della Seria A con 36 reti subite, a vuoti inammissibili.
La perdita di Godin e una mancanza di ricambio valido si sono palesate in fase di turnover, dove si sono dovuti adattare Kolarov e D’Ambrosio, con risultati scarsi.
Anche il giovane Pirola è partito, in prestito al Monza, lasciando di fatto un divario enorme tra i titolari e le riserve, non all’altezza.
Eppure, ieri, vi erano in campo uomini di prim’ordine.

Le idee di Conte vacillano dove, neanche egli pensava di dover intervenire. Urge, in questo caso, correggere diverse movenze.
Tra gli interpreti, il primo indiziato è Skriniar, il cui schieramento non gli ha mai permesso di esprimersi sui livelli della linea a quattro. Lo slovacco è uomo di sostanza se supportato da uomini in grado di coprire la fascia: stazza fisica e passo non sufficiente a reggere l’urto a tre.
Bastoni è in crescita, ma nelle partite che contano deve acquisire esperienza ed incisività. In tal senso, l’assenza di un pioniere navigato quale Godin riecheggia con rumore.

ERIKSEN: UN MALESSERE CONDIVISO

Ultimo capitolo già in auge da tempo riguarda la gestione di Eriksen, oramai ai margini della squadra. Conte lo ha fatto capire attraverso le sue dichiarazioni e l’ingresso a risultato già pregiudicato (87’ minuto) ne è la testimonianza.
Un malessere condiviso sin dagli inizi, dove Eriksen veniva utilizzato con più frequenza, senza mai cogliere i picchi raggiunti in Inghilterra. Due filosofie troppo opposte per conciliarsi: il pragmatismo poco brillante contiano non esalta chi fa dello stile fa il suo punto di forza.
E poi il 3-5-2, che non prevede l’uomo sulla trequarti, e di conseguenza meno spazio. Ci ha provato timidamente il tecnico leccese, ma ha presto fallito. Le strade sono pronte a separarsi, già a Gennaio, un anno dopo un arrivo che aveva fatto sognare i nerazzurri.

ManuelM
Scritto da

Manuel D'Angeli