La seconda pausa internazionale della stagione è già di per sè un check point mica da ridere: è l’occasione per tracciare un primo parziale bilancio della stagione da poco iniziata e, in diversi casi, già l’ora della ghigliottina per molti allenatori europei. Sono cinque le panchine saltate durante la pausa nei cinque maggiori campionati europei e diventano nove aggiungendo al conto due campionati più di nicchia ma di buona attrattiva tecnica come quello russo e turco, che in questo fine settimana propongono match di assoluto valore ed indiscutibile interesse. Dal Manzanarre al Bosforo, quindi, facciamo un breve itinerario delle sfide da intenditori di questo fine settimana.
SFIDA TRA MEDIANI
Tra la metà e la fine degli anni Novanta quella tra Simeone e Celades sarebbe stata una sfida tra due dei centrocampisti più tosti e grintosi della Liga, sabato invece sarà la prima assoluta tra uno dei tecnici più affermati al mondo ed uno dei più promettenti in Spagna. Il debutto su una panchina di Albert Celades era iniziato nelle peggiori circostanze: una decisione avventata della dirigenza che aveva sorpreso tutti ed indispettito i giocatori, in uno spogliatoio già tradizionalmente focoso ed in un ambiente di per sè poco tranquillo. Eppure, nonostante un paio di batoste contro Barcellona e Ajax, il valencia sta mostrando cose discrete ed è attaccato al treno con due punti di distacco dalla Champions. L’Atletico Madrid invece sembra risucchiato in un “vorrei ma non posso” che non lascia esente da critiche neppure il Cholo: i madrileni avevano iniziato bene la stagione, mostrando anche sprazzi di un nuovo gioco più propisitivo che lasciava sperare in un’evoluzione estetica col nuovo ciclo inaugurato quest’estate, poi le prime difficoltà ed un Atletico non perfettamente a suo agio, in un limbo tra cholismo senza averne più gli interpreti storici ed una nuova idea di gioco che non sembra ancora tagliata su misura per la squadra. La sfida del Wanda Metropolitano è affascinante per il confronto tra stili (due concezioni del 4-4-2 con risultati praticamente opposti: il Valencia ha già raddoppiato i gol segnati dall’Atletico e triplicato i gol subiti) ed importante per scacciare timori ed incertezze, in una classifica così corta poi (tre punti tra l’Atletico terzo ed il Valencia ottavo) la posta in palio si fa già importante.

Fonte: profilo Instagram @rodrigom_91
NUOVI SOGNI EUROPEI
Sarebbe troppo semplice citare Liverpool-Manchester United, big match obbligato dell’intera settimana di calcio, che potrebbe significare la fuga del Liverpool all’inseguimento del titolo che manca da quasi trent’anni e la crisi totale del Manchester con conseguente allontanamento di Solskjaer. Più per palati fini invece Leicester-Burnley, sfida da gustare obbligatoriamente davanti ad un boccale di birra gelata tra due squadre che dopo aver vissuto insperati e fugaci momenti di gloria nelle ultime stagioni (titolo per le Foxes, Europa League per i Clarets), sembrano pronte ad insidiare di nuovo le big per un posto al sole. Due punti dividono due squadre che fanno della solidità difensiva il punto di partenza per insidiare squadre più quotate. Mentre il Leicester di Rodgers può contare comunque su individualità di grande spessore – nonostante un mercato che ha visto partire il gioiello Maguire – che permettono di abbinare un gioco discretamente proattivo ad una tenuta invidiabile (quarto attacco e seconda difesa della Premier), il Burnley è sempre la stessa amalgama di carrarmati e dominatori dei cieli, paurosamente compatti come una falange dell’esercito romano quando c’è da aspettare e pericolosi da un momento all’altro. In un certo senso, se il Leicester è una delle squadre con più interpreti britannici, il Burnley è l’ultimo avamposto squisitamente british di un campionato sempre più simile ad un All-Star Game senza troppa anima per campioni e manager di tutto il mondo.

Fonte immagine: profilo Instagram @Vardy7
L’ALTRO BORUSSIA
Il mercato estivo in Germania per una volta ha regalato le copertine al Borussia Dortmund, per quasi tutti gli osservatori finalmente pronto per competere col Bayern Monaco senza recitare il ruolo di eterno secondo. Le prime sette giornate hanno invece evidenziato grossi problemi di concentrazione e tenuta difensiva e gli ultimi tre pareggi consecutivi hanno già minato la convinzione di poter lottare per il Meisterschale, nonostante i punti di distanza dalla vetta siano solamente quattro e che in cima ci sia una squadra praticamente da nessuno accreditata per la vittoria finale. Si tratta dell’altro Borussia (anche se un tempo i ruoli erano invertiti), il Mönchengladbach, balzato al primo posto dopo quattro vittorie consecutive e pronto a sognare almeno un piazzamento europeo di prestigio al primo anno in panchina dei Fohlen di Marco Rose, tecnico di formazione Red Bull con le stimmate del predestinato. Le due squadre si affronteranno davanti al Muro Giallo questo sabato: una sfida chiave per determinare la reale credibilità del Gladbach come mina vagante del torneo o per riproporre la candidatura del Dortmund alle posizioni di vertice.

Fonte immagine: profilo Twitter @borussia
ANCIEN RÉGIME
La Turchia è pronta a rituffarsi sul campionato dopo le sorprendenti prestazioni della nazionale e, soprattutto, le veementi polemiche che l’hanno investita. In un clima teso e cupo non nuovo a certe latitudini, il campionato invece è iniziato in modo vibrante ed inaspettato. Le prime sette giornate hanno infatti segnato il flop delle tre storiche big della capitale, con Fenerbahce, Galatasaray e Besiktas tra il quinto ed il quindicesimo posto nonostante mercati ambiziosi e rose di valore: pure la “quarta gemella” aggiuntasi a Istanbul negli ultimi anni, il Basaksehir caro a Erdogan, arranca fuori dalle posizioni europee. In vetta stupisce l’Alanyaspor, seguito dal terzetto a pari punti Konyaspor, Trabzonspor e Sivasspor. Ma la classifica è cortissima e proprio quest’ultima affronterà domani un Galatasaray decimo in classifica e col peggior attacco del campionato: nel catino della Turk Telekom Arena, guidati da un santone come Fatih Terim, è facile pensare che elementi come Falcao, Babel, Muslera, Lemina, N’Zonzi, Feghouli possano ripristinare i valori naturali nel campionato turco, ma è bello pensare che il conservatorismo che ne permea la società e la politica possa invece creare una repulsione quasi fisica nel calcio e nel torneo più importante del paese.
SFIDA AL VERTICE
Il campionato russo non poteva essere più divertente ed equilibrato in vetta: a quasi metà campionato sono quattro le squadre in cima a pari punti, che hanno fatto il vuoto col gruppo che insegue, con l’unica eccezione della CSKA Mosca ad un punto dal quartetto composto da Lokomotiv, Rostov, Krasnodar e Zenit. Proprio Zenit e Rostov si affrontano a San Pietroburgo questo sabato per segnare un punto importante nella corsa serratissima al titolo, oltre a ciò però è anche un confronto tra due modi concettualmente diversi di intendere il calcio e di fare calcio. Lo Zenit con i suoi investimenti pesanti ed i grandi investitori punta da anni a dominare in patria e costruirsi una propria dimensione in Europa, con risultati alterni; il Rostov invece da anni persegue un modello di sviluppo calcistico sostenibile, fatto di calciatori poco affermati e tecnici in rampa di lancio, con qualche highlight degno di nota negli ultimi anni: una Coppa di Russia nel 2014, un secondo posto nel 2016 e nello stesso anno una vittoria col Bayern Monaco in Champions che dalle parti del Don viene ricordata alla stregua di una vera e propria impresa. Sfida nella sfida: Eldor Shomurodov contro la difesa dello Zenit. Il primo, attaccante uzbeko di 24 anni, è la sensazione di questo inizio stagione, con dieci gol segnati in dodici giornate (ne aveva siglati appena cinque sommando le scorse due stagioni); la seconda, nella persona di Andrei Lunev, ha subito appena sei reti finora.

Fonte: profilo Instagram @malcomoliveira_97
Immagine copertina: account Instagram @atleticomadrid