DONNARUMMA SAFONOV LUIS ENRIQUE - “J'Accuse…!”: titolava così il giornale L'Aurore il 13 gennaio 1898. Il celebre scrittore francese Émile Zola, in una lettera aperta indirizzata direttamente all'allora Presidente della Repubblica Félix Faure, metteva a conoscenza la popolazione delle ingiustizie subite in sede di processo dal capitano Alfred Dreyfus, accusato di alto tradimento. Un integerrimo membro dell'Esercito d'oltralpe, amato e rispettato da tutti, da un momento all'altro della propria vita si è ritrovato (suo malgrado) travolto da un'incontrollata e disperata ricerca di un capro espiatorio nazionale, necessario per giustificare i recenti insuccessi militari della Francia. Il “caso Dreyfus”, divenuto di interesse pubblico nell'immediato e famoso nei decenni a venire, è stata una delle prime “disuguaglianze legalizzate” disinnescate dalla voce del popolo.
Più di un secolo dopo, sempre in Francia e con le dovute proporzioni allegoriche e metaforiche, si sta consumando un'altra “ingiustizia”, questa volta di stampo calcistico. La cosa più preoccupante, però, è che questa è figlia della nuova corrente verso cui si sta dirigendo il calcio moderno, e dunque potrebbe essere solo la prima di una lunga serie.
Il ballottaggio esistente tra Matvej Safonov e Gigio Donnarumma, che si stanno battagliando il posto di portiere titolare del Paris Saint-Germain, non dovrebbe neppure esistere, per mille motivi. Eppure, a causa dell'unico argomento a favore della tesi del russo, c'è. E così, dopo oltre 100 anni, mi ritrovo a prendere come esempio il “fu” Zola e a dire al grande pubblico: “J'Accuse…!”.
“J'ACCUSE…!”: IL CASO SAFONOV-DONNARUMMA - LE GOCCE CHE HANNO FATTO TRABOCCARE GIGIO
“J'Accuse", in italiano letteralmente “io accuso”; perché non è possibile che un portiere del calibro di Gianluigi Donnarumma venga costantemente messo in discussione al PSG: in primis dal proprio allenatore, poi dalla stampa e infine dai tifosi. L'enfant prodige, quando nel 2021 decise di sposare la causa parigina, di certo non si aspettava tutto questo scetticismo nei propri confronti. Inizialmente ha dovuto fare i conti con l'ingombrante presenza in rosa di Keylor Navas che, forte del suo curriculum, ha creato un pericoloso dualismo nella prima stagione.
Una volta liberatosi di questa ombra incombente, ci ha pensato Luis Enrique a metterlo in dubbio. Il “capo d'imputazione” di cui è stato accusato il portiere italiano è semplicemente sorprendente: la gestione non perfetta del gioco con i piedi. Proprio per sopperire a questa carenza, il tecnico spagnolo in estate aveva espressamente richiesto e ottenuto l'acquisto di Matvej Safonov dal Krasnodar per ben 20 milioni di euro: la cifra spesa, estremamente onerosa per un secondo portiere, suggeriva già da subito qualcosa di strano.
Il vero e proprio incendio, di fatto, è scoppiato sabato: nella vittoria interna contro il Lens, a sorpresa, viene schierato il russo come titolare tra i pali. Nulla di strano per i giorni nostri: una partita di riposo, per rifiatare e affrontare al meglio un tour de force, è diventata una prassi anche per gli estremi difensori ormai. Sarebbe bastata una dichiarazione verso questa direzione per sgonfiare ogni dubbio; invece Luis Enrique decide di rispondere così alla domanda sul tema: “Sapevo che avremmo avuto molte difficoltà a causa della pressione del Lens. Con la pressione molto alta, l’unico giocatore libero è il portiere. Ho un’ossessione totale per l’idea che tutti i giocatori possano giocare. Safonov, Tenas e Donnarumma dovranno essere sempre pronti. Oggi Safonov ci ha dato una certa superiorità. È stato molto bravo, sono molto contento della sua prestazione”.
Il secondo errore, il più grave, arriva nella conferenza stampa in preparazione alla gara di Champions League contro l'Atletico Madrid. Invece di ribadire il rispetto di ruoli e gerarchie, l'allenatore ex Barcellona lascia aperta ogni possibilità: "Domani mattina, dopo un buon cappuccino, deciderò chi è il portiere più adatto a giocare".
Ciò che è successo poi lo sappiamo più o meno tutti: sconfitta per il PSG al 93', con un Donnarumma non perfetto sul tiro rasoterra scoccato da Ángel Correa. L'Équipe, nell'edizione del giorno successivo, lo boccia con un 3 in pagella; i tifosi, spazientiti, chiedono la sua testa e invocano il cambio della guardia definitivo.
“J'ACCUSE…!”: IL CASO SAFONOV-DONNARUMMA - LA NUOVA, SCELLERATA, CORRENTE
Come un moderno Dreyfus, Donnarumma viene consegnato alla gogna mediatica e diventa ora il capro espiatorio perfetto. Quel che è certo, però, è che l'intervento maldestro dell'altra sera è derivante da una gestione della situazione estremamente sbagliata da parte di Luis Enrique, peraltro basata su un principio di fondo che ha dell'assurdo.
In sostanza, ciò che consegna a noi questa vicenda è che, nel 2024, un portiere viene preferito ad un altro non per come sa stare tra i pali o usare le mani, bensì per come sa gestire la palla con i piedi. Siamo passati dagli Zoff e gli Yashin, che quasi non li usavano neanche, ai numeri 1 moderni, che sanno giocare alla pari o addirittura meglio dei numeri 10. Per carità, tutto di guadagnato e di migliorativo per la categoria, però da qui a farlo diventare un requisito fondamentale e imprescindibile per la scelta ce ne passa.
È una contraddizione, un paradosso, una cosa inconcepibile anche solo per le regole che stanno alla base del gioco. Eppure esiste; la speranza è che Donnarumma sia solo un caso isolato e non il primo di un'epidemia.